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Francia: Due presidenti al prezzo di uno

La Grandeur francese trova nuovo significato con Emmanuel Macron, non solo nel aver usato più volte il termine “immenso”, nel suo discorso nella piazza del Louvre, ma nel dare alla première dame un compito che travalica la sola gestione “domestica” dell’Eliseo, per essere qualcosa di più di una consigliera per il 39mo presidente di Francia e dei territori d’oltre mare.

Usare il vocabolo “immenso” per definire il compito che spetta a lui, a sua moglie, e ai francesi nel moralizzare la vita pubblica, garantire la sicurezza e rilanciare l’economia, forse è poco politico ma un pò di poesia non guasta.

Un Presidente con un sogno, avendo i piedi ben piantati a Terra, per un patriottismo che si apre al Mondo, senza paura di dialogare, e non quello sventolato dalla Le Pen di chi si chiude in una cupa solitudine, asserragliandosi per paura e innalzando muri, chiamando l’isolazionismo: difesa del paese.

È possibile che gli operai e i contadini, dalla vita difficile, abbiano votato per Le Pen, mentre i 2/3 hanno preferito Macron, e aggiungendo un 35% di astenuti, si potrebbe dedurre che la Francia è in gran parte benestante, ma in realtà è talmente scontenta che più di un terzo degli aventi diritto al voto ha preferito delegare ed affidarsi all’ottimismo del più giovane dei presidenti.

Il risultato, per ora, è aver smembrato il partito socialista e rafforzato le compagini estreme, apprestandosi a mettere in seria difficoltà, affidando l’incarico al moderato conservatore Edouard Philippe di formare il governo, la destra repubblicana-gollista.

Se a destra la nomina di Edouard Philippe crea scompiglio, a sinistra le femministe la criticano per il suo romanzetto «Dans l’ombre», scritto insieme a Gilles Boyer (2011), per la sua impronta machista. Liberation la definisce la “buona frattura” (de bonne fracture), ma forse la posizione del quotidiano di sinistra pecca di piaggeria, visto che il neo premier ha scritto una serie di articoli sulla campagna presidenziale, definendo Emmanuel Macron un «banchiere tecnocrate» senza carisma.

Sono 22 i membri, tra ministre/i e sottosegretari/e (11 donne e 11

uomini) del governo Macron/Philippe, che spaziano dalla destra alla sinistra passando per il centro, coinvolgendo politici di professione ed esponenti della società civile

Questa volta i francesi non hanno uno, ma ben due presidenti, ma forse potrebbe costare il doppio il nuovo status della première dame nell’Eliseo.

Una Francia dove Macron ha preso le distanze da un’imperante russofilia, guardando alle larghe intese, impegnato a ravvivare l’intesa franco-tedesca, aperto europeista, proteso a rinvigorire l’Unione, ma si, però… il nodo gordiano che dovrà sciogliere sarà rendere l’Europa comprensibile e più vicina alle genti del vecchio continente, per cominciare a scalfire l’euroscetticismo che fa proseliti ormai anche a sinistra.

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Migrazione: Umanità sofferente tra due fuochi

Migrazione Profughi

Il Rapporto Annuale 2017 che il Centro Astalli, ha presentato l’11 aprile, è una fotografia aggiornata sulle condizioni dei richiedenti asilo e rifugiati che durante il 2016 si sono rivolti alla sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, ma è stata anche un’occasione per riflettere sugli sviluppi dell’accordo dell’Unione europea con la Turchia e le nuove direttive decreto dei ministri Minniti-Orlando.

Un’umanità che non deve solo fuggire dalla morte, ma affrontare un cammino impervio tra montagne e deserti, evitando di essere venduti come schiavi, per poi trovarsi davanti a distese d’acqua e le barriere turche, affrontare le nuove norme d’accoglienza e la tenace ostilità della destra, le schizofreniche posizioni dei penta stellati e le fosche accuse gettate dalla magistratura catanese sul ruolo di alcune navi di Ong di “comodo” per spalleggiare il traffico di esseri.

Non è possibile fare di un sol fascio le Ong come Medici Senza Frontiere o Save The Children con quelle pseudo che battono bandiere dubbie, tant’è vero che il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro sta concentrando la sua attenzione sulla maltese Moas o le tedesche.

Il procuratore di Catania ammette di non avere dei riscontri decisivi, ma la sua esternazione si basa su di una mera ipotesi, forse nata da un datato sospetto di Frontex. È triste se la Legge in Italia viene applicata su “sensazioni” o “sospetti” e non sulle prove dei fatti.

Ora Frontex, dopo aver attaccato le organizzazioni non governative di fare il gioco dei trafficanti di esseri umani, si corregge e attraverso il suo portavoce dichiara: “Salvare vite non è solo una priorità, ma anche un obbligo internazionale per tutti coloro che operano nel mare”.

Sulle polemiche di questi giorni sui rapporti di alcune Ong e scafisti, interviene anche il direttore dell’Iom (International Organization for Migration)  per l’Europa, Eugenio Ambrosi che sostiene come non sia di aiuto il fatto di “alimentare percezioni che mettono sullo stesso piano o confondono interessi criminali a scopo di lucro ed entità senza scopo di lucro che lavorano per salvare vite in mare”. Ma aggiunge “non possiamo essere ingenui. Il fatto che navi di soccorso di Ong operino così vicino alle acque libiche può essere sfruttato dai trafficanti”. E prosegue: “è necessario definire meglio il ruolo e le regole delle Ong e le risorse dell’Ue per l’obiettivo principale di garantire che nessuno muoia in mare”.

Una questione questa sulle responsabilità delle Ong nel traffico di esseri umani che un Movimento estremamente “fluido” come quello delle 5 Stelle, dalle mille opinioni che porta, certe volte, i suoi a disquisire, per noia più che per competenza, non si è fatto sfuggire per scavalcare in superficialità la Lega e i quattro gatti della Meloni che sventolano la bandiera della patria sovranità, ma è solo una vuota parola per mascherare da patriottismo il vero significato di egoisti.

Il direttore di Migrantes (Cei), mons. Giancarlo Perego, in un’intervista a Tv2000, afferma che al di là delle accuse da provare questa è una polemica “strumentale per portare lontano dall’impegno vero che dovrebbe essere di tutti i Paesi europei e i cittadini di fronte a un dramma che sta crescendo”, invece di trovare delle concrete soluzioni politiche che potrebbero proporre dei Corridoi umanitari attivati dalla collaborazione ecumenica fra cristiani della Comunità di Sant’Egidio, le Federazione delle Chiese evangeliche, le Chiese valdesi e metodiste, con un protocollo d’intessa firmato con il Ministero degli Affari Esteri e degli Interni.

Quello dei Corridoi umanitari non è solo una soluzione per salvaguardare la vita umana e garantire una migrazione avulsa da possibili infiltrazioni malavitose e terroristiche, ma soprattutto economicamente vantaggioso per l’Europa, invece di sperperare miliardi di euro solo per respingere.

La politica non dovrebbe strumentalizzare e accanirsi sulle Ong, ma trovare delle soluzioni che non siano la solita abitudine di ricorrere a un rimedio provvisorio, per una visione che invece travalichi la punta del naso modello Minniti-Orlando.

Con il decreto dei ministri Minniti-Orlando che prevede un Centro di permanenza per il rimpatrio a misura “umana” in ogni regione, eliminazione dell’appello dopo rifiuto al diritto d’asilo,  si velocizzano le procedure per la concessione del diritto di asilo e la possibilità di svolgere lavori di pubblica utilità gratuiti e volontari. Alcuni migranti si sono organizzati e hanno “adottato” un tratto di marciapiede o di mercato rionale romano nel tenerlo pulito, affidandosi al buon cuore del passante per raccogliere qualche euro.

Papa Francesco ha più volte stigmatizzato i Centri di permanenza come lager e simbolo della negazione di qualsiasi umanità. La migrazione rimane un proficuo affare, come dimostra lo stanziamento di 19 milioni di euro per garantire l’esecuzione delle espulsioni, mentre l’Ue destina alla sorveglianza, anche con droni, delle frontiere 4,5 miliardi di euro da spendere entro il 2020.

Non è tutto, l’Ue sta impegnando complessivamente una cifra vicino ai 600 milioni di euro non solo per la ricerca e lo sviluppo di progetti per la sicurezza nel Mediterraneo, ma anche per Frontex e per Eos (European organisation for Security), il principale gruppo europeo impegnato per la sicurezza, che spinge per la creazione di un gruppo di lavoro per studiare un sistema di controllo delle frontiere denominato “EU Border check task force”.

La migrazione non è solo un “affare” per tener fuori dall’Europa gli Altri, ma anche per accogliere chi riesce a mettere piede in uno dei 27 paesi dell’Unione. Ogni governo, chi più chi meno, destina fondi per gestire una crisi che dura da anni trasformando la disgrazia di molti in lavoro per alcuni e grazie a istituzioni pubbliche e private, oltre che a singoli cittadini, si possono garantire dei pasti, e con qualche difficoltà per dare dei posti letto ad ognuno.

Nell’anno passato, il Centro Astalli, ha potuto contare sull’8 per mille Cei, Migrantes, Fondazione Bnl e Segretariato sociale Rai, per poter coprire i 3milioni e 100mila euro spesi per i servizi offerti dalla sede romana.

I Gesuiti del Centro Astalli sono impegnati sull’accoglienza, mentre i Gesuiti di Magis lavorano per sviluppare delle realtà economiche di cooperazione tra gli abitanti dei luoghi dai quali proviene parte dei migranti.

La situazione migratoria continua ad essere affrontata soprattutto con la limitazione della libertà di circolazione per alcune categorie di persone, ignorando l’articolo 13 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvò il 10 dicembre 1948, ma sottolineando invece l’articolo 45 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea sulla Libertà di circolazione e di soggiorno riguardante solo i cittadini dell’Unione.

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Turchia: Un regime che vuol governare facile

Turchia Un regime che vuol governare facileIl sultano Erdogan, dopo un tentativo di golpe, ha creduto di aver debellato l’opposizione e vincere con percentuali filosovietiche il referendum per una riforma costituzionale in senso presidenzialista forte, ma i SI, con il loro 51,2%, hanno solo evidenziato una Turchia divisa a metà.

Una Turchia divisa a metà, nonostante le prigioni sovrappopolate, tra una popolazione urbanizzata che guarda ad un futuro europeo e una rurale che si affida al custode della tradizione di una rifondazione ottomana.

Una maggioranza risicata che Erdogan cerca di esorcizzare con una battutina: “L’importante è vincere, 1-0 come 5-0”, ma da adito alle opposizioni di sospettare di brogli con 2,5miloni di schede sospette, anche se l’Alta commissione elettorale suprema (Ysk) boccia i ricorsi e ammette nel conteggio anche le schede senza timbro ufficiale.

L’ambizioso sogno di Erdogan di poter, Allah volendo, governare sino al 2034 ha anche l’avallo di Trump, mentre la Ue, tramite Osce (Organization for Security and Cooperation in Europe), afferma che sono stati «Violati gli standard internazionali».

Nonostante tutto Erdogan potrà festeggiare l’anniversario della repubblica turca, e magari del suo fondatore Ataturk, nel 2023 e continuare a gridare contro “le nazioni crociate”.

Forse in Turchia si sta collaudando una forma di Democrazia ibrida, dove un sistema di “governo nel quale, oltre al fatto che si tengano delle elezioni, i cittadini sono completamente tagliati fuori dalla conoscenza di tutto ciò che concerne il potere e le libertà civili.” (Da Wikipedia), diventerà una Democratura o una DittoCrazia? Qualunque sia il vocabolo è un sistema di governo che tanto piace a Trump e a Putin.

La Democrazia turca è sempre più squilibrata verso un sistema Autoritario, dove i Diritti Umani sono una pura Utopia barattati con una pretesa sensazione di sicurezza.

La detenzione di giornalisti con capi d’imputazione inconsistenti?????????????????????????????????????????????????????????come per il corrispondente del giornale tedesco Die Welt Deniz Yucel o non specificati come nel caso dell’italiano Gabriele Del Grande.

Si può ricondurre l’inizio di questo giro di vite sulle libertà civili alla repressione muscolare che il regime turco ha effettuato per arginare le proteste di Gezi Park del 2013, iniziate per salvaguardare l’omonimo uno spazio verde di Istanbul dalla speculazione immobiliare che lo minacciava.

Realizzare l’ennesimo ponte o tunnel tra la sponda asiatica e quella europea non dichiara comunque la sincera volontà del leader turco di essere disponibile al dialogo e avvicinare la Turchia all’Europa, quando è sempre più difficile discutere, ridere, contraddire la voce del padrone che si appresta alla reintroduzione della pena di morte.

È difficile pensare che delle periodiche chiamate alle urne per eleggere dei rappresentanti in Parlamento possa rendere una nazione democratica, come dimostrano le elezioni in Siria o in Kazakistan.

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Trump: Un elefante nella cristalleria del Mondo

GL Trump Un elefante nella cristalleriaL’America di Trump si mostra a duro muso al G20 a Baden-Baden, dopo aver negato alla Casa Bianca la stretta di mano alla Cancelliera Angela Merkel, sia per maleducazione o forse solo per un’incipiente sordità, esprimendo tutta la sua contrarietà al libero commercio, alla salvaguardia dell’ambiente e all’accoglienza dei profughi.

Intorno a Donald Trump si sta avvolgendo non solo un’atmosfera di diffidenza, ma anche di gelo per i suoi comportamenti imprevedibili, ma che rispecchiano l’animo più semplice di una provincia incline ai complotti e al dare la colpa ad altri.

In Giappone Trump mette a dura prova le capacità degli interpreti nel tradurre il “trumpese”, mentre con il premier australiano tronca un colloquio telefonico, programmato di un’ora per ridurlo a 25 minuti, perché trovava sgradevole dover discutere sull’accordo raggiunto non solo sui temi del commercio transpacifico con l’amministrazione Obama, ma soprattutto per l’accoglienza negli Stati Uniti di 1250 rifugiati attualmente stipati in centri di detenzione sulle isole Nauru e Manus in Papua Nuova Guinea.

Sulla migrazione l’Amministrazione Trump si sta muovendo come un elefante frustrato, trovandosi a fare i conti con la Democrazia e le Leggi statunitensi e così, dopo la bocciatura del primo Ordine esecutivo, ci prova dando il via a rastrellamenti per espellere gli indesiderati e ad un secondo Ordine. Deportazioni di chi è non solo giudicato, ma anche sospettato di un crimine. Niente di eccezionale allontanare chi ha commesso dei crimini, ma tra le maglie della polizia sono rimaste impigliate anche le madri di famiglia accusate, per garantire un futuro ai figli, di essere entrate negli Stati uniti di nascosto.

Poi il tronfio presidente rinforza la sua posizione con due nuovi decreti emanati dal ministro della Sicurezza Interna, John Kelly, per regolamentare l’espulsione dei migranti senza documenti, mettendo a rischio la permanenza negli Usa della metà degli 11 milioni di stranieri.

Per evitare altre sgradite invasioni nel territorio statunitense sarà potenziata la barriera sul confine messicano con una nuova Muraglia, fissando i parametri per gara d’appalto della

barriera con un’altezza di 9 metri e di 2 di profondità, difficile da scavalcare o da tagliare ma dalla struttura “esteticamente gradevole” tanto da  essere battezzato il Muro meraviglioso.

L’Amministrazione statunitense ha esultato davanti ai recenti dati economici relativi all’Occupazione, con la creazione, a febbraio, di 235mila nuovi posti di lavoro, oltre le aspettative di Trump stimate in 190mila unità, e con la disoccupazione scesa al 4,7%.

Stimolare l’industria fossile, mentre riduce del 21% la spesa discrezionale del dipartimento dell’Agricoltura (Usda), evidenziando la sua avversione allo sviluppo rurale la cui economia  non se ne avvantaggerà. Smantellare, con l’ennesimo Decreto esecutivo, le politiche ambientali della precedente amministrazione per una ripresa selvaggia dell’estrazione del carbone, accertati gli alti costi e l’automatizzazione, che può offrire altre opportunità lavorative.

Il Presidente dal ciuffo ribelle lo aveva annunciato che avrebbe messo mano al bilancio federale ed ecco ingenti tagli a cultura e cooperazione, aumentando la spesa per la sicurezza, aveva anche promesso di abolire l’ObamaCare, ma Trump rimane sconfitto, per l’obiezione dei deputati anche repubblicani che la considerano poco incisiva o troppo scardinante,  nel primo tentativo di permutare la riforma sanitaria della precedente Amministrazione.

Ora Trump, dopo lo schiaffo ricevuto, si agita e inveisce contro tutti, ma non se la prende con se stesso, offrendo un’immagine poco presidenziale della sua incompetenza.

Un Elefante “frustrato” che dovrà affrontare una prova ardua nel proporre il suo piano di taglio alle tasse agli eletti repubblicani pronti a giudicarlo poco incisivo agli esponenti della destra conservatrice o irragionevole dai moderati.

Certo è difficile anche per un elefante vivere con un grave boicottaggio, sospeso come una lama sulla testa, dei suoi stessi affiliati.

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Migrazione: Orban ha una ricetta per l’accoglienza

Migrazione Orban sfida la Ue per una nuova accoglienza Viktor-OrbanL’Ungheria di Orban ci riprova, con il suo senso nazionalistico, a scoraggiare i migranti nel passare per quelle contrade. Dopo il Muro e la proposta di relegare clandestini su un’isola del nord Africa, da dove potranno fare domanda d’asilo, è ora la volta di fare un ulteriore passo in avanti per irritare l’Unione europea nella proposta di accogliere i migranti in strutture carcerarie, con la motivazione di prendere le dovute precauzioni contro l’imperante minaccia terrorista.

Questa particolare scelta di Orban, diversamente dalle precedenti iniziative, può avere degli aspetti relativamente umanitari, nell’accogliere persone che hanno affrontato pericoli ed esposti alle intemperie di un inverno che non ha scoraggiato la fuga dalle zone di conflitto, raggruppandole in strutture carcerarie dove non gli si negherà cibo e assistenza sanitaria, invece di lasciarli senza un tetto, in balia delle intemperie.

Ma Orban non si vuol limitare a reinterpretare personalmente il significato di assistere il prossimo in difficoltà: vuole avere il completo controllo, mettendo al bando ogni persona impegnata nel rispetto dei Diritti umani e le organizzazioni come Hungarian civil liberties union, Transparency international e Hungarian Helsinki commitee, legate al finanziere d’origine ungherese e di genitori ebrei George Soros, accusandolo di essere al servizio dei poteri forti e di tramare contro il governo.

Mentre in Francia, tra le montagne della valle della Roia, Cédric Herrou è un uomo dedito all’allevamento e all’agricoltura e interpreta alla lettera l’insegnamento, non solo cristiano, di dare ospitalità allo straniero, offrendo non solo un giaciglio e un pasto ai migranti di passaggio, ma aiuta i migranti a passare il confine senza dover sottoporsi alla dura burocrazia delle nazioni.

Fermare i profughi è impossibile: la via balcanica non è stata mai chiusa e la via mediterranea non ha cessato di essere utilizzata.

Nonostante i pericoli che comporta una migrazione affidata ai trafficanti di esseri, l’umanità che fugge non rinuncia alla possibilità di trovare un luogo lontano da conflitti e carestie, senza dover aspettare di essere scelti per i Corridoi umanitari.

Un mezzo quello dei Corridoi umanitari ben collaudato dalla comunità di Sant’Egidio, con la Federazione delle Chiese Evangeliche e la Tavola Valdese. Un progetto, finanziato con l’8 per mille e protocollo d’intesa firmato con il Viminale e la Farnesina, che ha portato in Italia un numero di rifugiati non lontano da quello che l’intera Unione europea è riuscita sinora a ricollocare, con tanta parsimonia, nei singoli paesi.

I vertici dell’Unione europea non si lasciano scappare occasione per stigmatizzare la necessità di non lasciare la questione dei migranti solo sulle spalle dei paesi in prima linea (Grecia, Italia, un po’ Malta e Spagna in minima parte), ma non riesce ad essere altrettanto convincenti a far rispettare la ridistribuzione migratoria come quando minacciano sanzioni ai paesi inadempiente verso le percentuali deficitarie.

Una nuova iniziativa dell’Unione europea intende schierare le navi a ridosso delle coste per dissuadere i trafficanti della migrazione a mettere le bagnarole in mare. Per questo progetto la Ue stanzia 100milioni di euro per il governo libico riconosciuto dall’Onu.

Trattare con uno dei governi che attualmente legiferano in Libia non appare una buona mossa, tanto più se accompagnata da un’elargizione di milioni di euro in stile accordo euro-turco.

La Ue ha mostrato tutta la debolezza nell’affidare alla Turchia il ruolo Migrazione Orban sfida la Ue per una nuova accoglienza muro_54131882di sentinella dei confini europei, senza permettere al Commissario europeo per le migrazioni, il greco Dimitris Avramopoulos, e al lettone Nils Muižnieks, Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, di vigilare sul rispetto dei Diritti nei luoghi di “filtro” migratorio.

È oltre modo utopistico poter scuotere le coscienze dei benestanti in pelliccia e cravattino sulle pene di un’umanità in migrazione con Fuocoammare, il lavoro pluripremiato di Gianfranco Rosi e ora candidato all’Oscar come miglior documentario, come ottimistico è affidare ad operazioni navali come Mare Nostrum e Triton o all’agenzia Frontex la sicurezza e la gestione dei confini europei.

Non ultimo è l’impegno di nel ministro degli Interni Marco Minniti nel non lasciare in mano della destra lo scettro della mano pensante verso la migrazione, organizzandosi per  aprire un centro Cie (Centri di Identificazione ed Espulsione) in ogni regione, per una specie di internamento del frutto dei “rastrellamenti” attuati nelle città per scovare chi viene trovato privo di documenti, senza utilizzare un carcere, adeguandoci all’idea di accoglienza modello Orban.
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