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Alla ricerca degli artisti perduti 7

Pistoletto

Pistoletto,a proposito della sua “Venere degli stracci”,dice:” Una cosa è certa, il mondo contemporaneo chiede più vestiti che Veneri!” –

Non è vero! Non abbiamo bisogno di altri indumenti da ammucchiare!…” La Bellezza salverà il mondo” diceva Dostojievsky, e non è una frase retorica. Significa che l’uomo ha bisogno della sua umanità, non dei reperti del consumismo che tutti usiamo ed abusiamo.

La BELLEZZA è il senso e la qualità del sentire umano, dell’opera d’arte che parli ancora del grande sogno dell’uomo, l’uomo che si innalza dal suo cumulo di stracci per cercare ancora il respiro di un ideale grande, COSTI QUEL CHE COSTI!

Perchè non di solo pane si vive, come disse Qualcuno che conosceva l’uomo e il suo destino, ma della grande opera della Natura che ai nostri occhi si manifesta sublime e terribile, Natura alla quale l’uomo si è sempre ispirato per cercare la ragione ultima del suo vivere: la LUCE, la capacità e la necessità di AMARE, la BELLEZZA!…E se la tragedia incombe, l’uomo ne dia testimonianza lucida, terribile e pur commovente nella sua BELLEZZA ( la tragedia greca, “Guernica”, Michelangelo, van Gogh..).

Se il DOLORE, che pure ci appartiene come inscindibile eredità,lo tradiamo con la sciatteria e la rinuncia della Bellezza, il dolore rimane arido e infruttuoso, perché è seme che non GERMOGLIA!

Eugène Henri Paul Gauguin (1848 – 1903)

Gauguin, un pittore di originale qualità per determinate stesure cromatiche pochissimo modulate, volutamente piatte, con effetto “arazzo”, famoso per la sua ricerca ostinata di un arcaico primitivismo inteso nell’essenzialità dei fondamentali valori umani che solo nella pretesa “innocenza” di una umanità primordiale trova il fascino per attrarre la ricerca dell’artista, logorato e deluso dalla ipocrita “routine” del cosiddetto mondo civilizzato..

Naturalmente era ed è una chimera illusoria, vissuta come fantasia di un liberatorio ritorno alle origini tribali..

Inganno in cui cadde non solo Gauguin, ma tutto un esercito di artisti, scrittori, filosofi, avventurieri, alla ricerca delle presunte pure fonti dell’esistere.

A Tahiti, ieri come ancora oggi, si dirige tutta una falange di creativi, diseredati, smarriti, in cerca della loro veridica identità..

almeno così si pensa e ancora si crede a proposito della leggenda del “buon selvaggio” ( che naturalmente non è affatto buono!) del buon, vecchio Rousseau!

Giovanni Boldini (1842 – 1931)

…E’ inutile: Boldini resta sempre il più “gettonato” dei pittori tardo-impressionista, inurbato francese, molto, molto mondano e “alla page”, cocco dell’aristocrazia parigina e trionfatore dei suoi salotti…Del resto il suo stile da virtuoso-funambolo del pennello, tanto virtuoso, ahimè, da spesso lasciarsi andare a corrive e fin troppo facili pennellate, contentava il bel mondo di allora e il bravo borghese assetato di ritratti “a modo”….E allo stesso modo, e per le stesse ragioni, continua a spadroneggiare il “cartellone” anche oggi….Quando, quando, dico io, ci si accorgerà che l’ottimo Boldini degli inizi macchiaioli fu traviato e travolto dal successo in terra francese tanto da vendersi al Mefistofele del piacevole e gratificante virtuosismo delle sue eleganti “figurine” da catalogo d’alta sartoria?

Vincent van Gogh (1853 – 1890)

…Vedi, nella pittura di van Gogh ( lui, il primo degli espressionisti) c’è una forza dirompente che deriva da una concezione delle cose, oso dire, quasi esistenzialista ante litteram, in cui è la gioia di appartenere e vivere quasi carnalmente nella luce della vita, e nello stesso tempo sentire di non appartenere ad essa se non nel tragico, eterno conflitto eros-thanatos che è la pena e la gioia di questo mondo comunque meraviglioso, come nel nascere e morire si mischia l’agonia e la vittoria di esistere…

Rose Maynard Barton (1656- 1929)

Di quest’artista anglo-irlandese si può dire : ecco, questo è impressionismo, ma con quel tanto di “fumé”, di contegnoso, di costumato e garbato che fa molto ” english “.

La pittura di una lady con le giuste e signorili maniere dei buoni salotti….Nulla più della dannazione dell’assenzio, delle rosse prostitute, degli “apache” e dei bistrot malfamati degli impressionisti francesi…

Tarsila do Amaral (1886-1973)

Disegnatrice,pittrice e traduttrice brasiliana. E’ considerata una delle esponenti più significative dell’arte moderna in America latina.

Artista la cui produzione si distingue nell’ambito sudamericano, basata sulla esuberante policromia, tipica di quelle temperature equatoriali, e sulla fantasia figurativa che riecheggia le astruse simbologie precolombiane, civiltà trascorse ma che hanno lasciato impronte indelebili in quelle culture e in quelli artisti a cui inevitabilmente richiama il loro DNA.

Colori accesi, figurazioni grottesche fortemente pronunciate, un certo primitivismo che del resto in quell’inizio del ‘900 trionfa in Europa affascinata dalla sintesi del tribalismo africano.

Pensiamo alla Kahlo, a Diego Rivera: le cromie elementari e le figurazioni piuttosto ingenue sono anche quelle di Tarsila, con la differenza che nella Kahlo emerge una sessualità crudele nella sua visceralità e Rivera è costante nelle sue narrazioni popolar/socialiste.

In Tarsila prevale invece la narrazione indio ricca di elementare musicalità, ma sopratutto quel “ritorno” sciamanico alla magia di una natura primordiale che paradossalmente rimanda all’ingenuità magica del “doganiere” Rousseau.

FAO: L’arte come nutrimento di riflessione

La collezione d’arte contemporanea della FAO (Food and Agriculture Organization), in occasione del World Forum 2023 (dal 16 al 20 ottobre), si è arricchita di due nuove opere che rispecchiano completamente la missione dell’organizzazione dell’ONU.

Una delle opere venne realizzata dall’artista ciadiano Idriss Bakay, scomparso nel 2017, “La vie dans le potager” (La vita nell’orto) . Una tela a tempere, di cm. 80×120, come spaccato della realtà degli orti comunitari promossi nel distretto di Mongo, dove Padre Franco Martellozzo SJ opera da più di 40 anni e dove il missionario gesuita ha promosso gli orti e la banca dei cerali, per fronteggiare la povertà e le periodiche carestie.

È Padre Martellozzo che fece conoscere alla Fondazione MAGIS l’artista ciadiano e portò alcune sue opere in Italia, in occasione della mostra di Arte Solidale, alla galleria La Pigna(2015), con la partecipazione di una sessantina di artisti e con una selezione di fotografie di vita quotidiana, realizzate dal missionario gesuita.

La seconda opera è stata realizzata, nel 2016, a più mani dagli artisti del  Collettivo Artisti Oltre i Confini (Claudia Bellocchi, Elisabetta Bertulli, Luigi M. Bruno, Gianleonardo Latini, Tiziana Morganti, Alessandra Parisi, Claudia Patruno, Rocco Salvia), come omaggio all’Arte di Idriss Bakay, con una tela a tempere acriliche di cm. 80×120.

Nell’opera di Idris Bakay è la genuina raffigurazione della faticosa vita rurale in un ambiente difficile, mentre la proposta pittorica del Collettivo è ciò che potrebbe essere per ridurre le diseguaglianze di una vita in un contesto disagiato.

Due opere che entrano a far parte della Collezione della FAO grazie anche Risoluzione n. 90 che “Nel 1951, la Conferenza ha adottato la Risoluzione n. 90, che invitava i Membri della FAO a donare opere d’arte, mobili e altri esempi del proprio artigianato nazionale e rurale, da esibire nella sede della FAO per celebrare la diversità e l’unicità delle culture di tutto il mondo che fanno parte dell’Organizzazione. Alcune delle donazioni si trovano nelle sale riunioni, altre sono visibili lungo i corridoi.”

Una risoluzione che ha permesso di acquisire opere come quella dell’artista mozambicana Bertina Lopes, di Rosey Cameron Smith, donata dal governo di Saint Kitts e Nevis nel 1995, del giamaicano David Boxer e di un altro caraibico Vincent Joseph Eudovic, che ha potuto pefezionare la sua tecnica scultorea in Nigeria grazie ad una borsa di studio dell’ONU, dell’italiano Giò Pomodoro, gli africani Gebre Kristos Desta e, Álvaro Macieira, l’australiano Edward Blitner e di molti altri.

Poi c’è il lavoro di artigiani e di artisti che hanno collaborato per la realizzazione di alcune sale di rappresentanza di alcuni stati membri dell’Organizzazione.

La FAO oltre a cercare di trovare soluzioni alla povertà alimentare, promuove l’arte come nutrimento per lo spirito ma è anche un occasione di riflessione sulle diseguaglianze alimentari.

Inoltre, per chi è interessato ad approfondire la conoscenza della FAO e delle sue “ricchezze”, si può organizzare in un gruppo e richiedere una visita guidata, rivolgendosi all’indirizzo: Group-Visits@fao.org.

La pigrizia critica

Una polemica quella sulla fecondità editoriale italiana che ritorna periodicamente sulle pagine dei giornali e del web, per giustificare l’impossibilità dei critici a tener dietro a tutte le nuove uscite, ma tutto è dovuto alla pigrizia di andare a sperimentare la lettura di nuovi autori, scegliendo di seguire i nomi noti e accodarsi al sentimento comune.

Per fortuna dei critici non tutte le case editrici promuovono  tutti i “loro” libri, ma bisogna fare i conti con la tenacia delle scrittrici più che degli scrittori.

Ci sono tante persone che scrivono e tante che lavorano con l’immagine o il suono, ma questo non deve andare a discapito della qualità e soprattutto lasciare in “clandestinità” i vari artisti.

Imputare all’editoria la colpa di sfornare troppi libri all’anno e la conseguente impossibilità dei critici di recensirli è una futile scusa, è come lamentarsi della proliferazione di critici in carta copiativa.

È vero che ci sono molti scrittori in erba e che alcune società editrici vivono grazie alla stampa su compenso di libri difficilmente annoverabili tra i fondamentali per la letteratura, ma è altrettanto indiscutibile che i recensori della parola sono pigri quanto i critici d’arte o della musica.

Dopo gli anni ‘80 e ‘90 è scomparsa la critica militante, quella che andava a scovare i nuovi talenti o almeno quelli che potevano dire qualcosa nell’ambito culturale. Quel tipo di critica è scomparsa perché si è creata una propria scuderia da seguire e i critici in erba hanno scelto di accodarsi alla recensione di autori non più esordienti.

È più facile recensire autori come Antonio Scurati, Michela Murgia, Giulia Caminito, sino a Paolo Bonolis o Andrea Volo, che sfogliare un esordiente con la pretesa di contattare il critico di persona, quando il critico predilige un rapporto diretto con gli editori, ma certi editori scelgono di promuovere solo una parte delle loro edizioni; è un circolo chiuso e non è un libro di Jonathan Coe, dove chi è sconosciuta/o rimarrà tale se non sarà caparbia, ostinata nel trovare un recensore curioso, di buona volontà.

Anche loro sono stati degli esordienti di talento, ma hanno incontrato un critico mentalmente aperto oltre ad essere dei bravi scrittori

Non può essere una scusa il soprannumero degli autori dell’immagine, della parola o del suono, per non avere un’attenzione sulle nuove proposte, a meno che qualcuno sponsorizza qualcun altro, preferendo andare sul sicuro e scrivere sempre degli stessi, senza avere il coraggio di affermare che alcuni nomi hanno una sopravvalutazione del loro lavoro e una sovraesposizione mediatica del loro essere.

Esordienti intenti a promuoversi, ma vengono snobbati, se non godono di una “sponsorizzazione” e la loro ostinazione non sempre riesce ad attirare l’attenzione di chi sentenzia sulla riuscita di una prova letteraria.

In un prossimo futuro l’intelligenza artificiale, tanto lodata o temuta, potrebbe sostituire la critica fatta dai pigri umani, non avendo problemi con il surplus di produzione artistica. L’IA divorerà e-book notte e giorno e non ci sarà un logaritmo capace di simulare le emozioni di una frase o di una pennellata, per apprezzare un’imperfezione.

Lamentarsi della creatività italiana è come lagnarsi della prolificazione di testate informative. Brutte o belle, obbiettive e faziose, cartacee o digitali che siano, sono voci che arricchiscono il panorama editoriale, perché esorcizzare un “esordiente” scrittore o pittore?

Marino Sinibaldi, dopo la lunga e proficua esperienza nei file della Rai Radio 3 Fahrenheit (3 ore radiofoniche dedicate ai libri dal lunedì al venerdì), si è dedicato alla promozione della lettura e alla realizzazione della rivista cartacea “Sotto il vulcano”, ora Nicola Lagioia, anche lui con un esperienza anche se minore in Fahrenheit, promuove la rivista digitale “Lucy”, dopo aver lasciato la guida del Salone del Libro di Torino, e poi nel web troviamo le già affermate: “DoppioZero”, “Nazione Indiana”, “Jodiaries” e altre ancora oltre alle pagine su FaceBook, come “Libri, Chiacchiere, Caffè e Tè” o “Un libro tira l’altro”, ovvero un passaparola dei libri dedicato all’argomento, senza dimenticare i blog e il Tam Tam per i libri dei vari cosiddetti “influencer”.

La Rai dedica alle novità editoriali degli spazi settimanali ai libri con “Billy” (Tg1), “Achab Libri” (Tg2), anche su Rai3 ad esempio con la trasmissione di Giorgio Zanchini con “Quante Storie”, così come RaiNews24 e altre emittenti televisive, arricchiscono il panorama delle opportunità di citare, segnalare o approfondire una nuova pubblicazione..

Divertente è l’iniziativa de L’Indiscreto con la sua “Classifica di qualità – letteratura in traduzione stilata da un pool di grandi lettori composto da critici/e, librerie, riviste letterarie, editor, tradutt/ori/rici, giornalist/i/e culturali, scritt/rici/ori…” come viene specificato nella pagina web. Per quanto si vuol essere “democratici” si è sempre carenti, visto l’inflazione non solo di autori, ma anche di critica e critici.

Poi ci sono le classifiche dei 100 libri che, come la prima, dimentica sempre qualche testo fondamentale nel panorama editoriale internazionale.

Un’inflazione di creatività o solo una grande voglia di ribadire la propria esistenza su questa Terra che accomuna i produttori e i consumatori.

Non viene smentita la pigrizia, forse, ma tutto si può ridurre, come in ogni ambito, in figli e figliastri o è meno faticoso seguire la corrente e solo quando qualche critico d’oltralpe porta all’attenzione di molti un autore fino ad allora snobbato.

La critica letteraria può essere svolta anche senza uscire di casa, se si soffre di agorafobia, non è certo come quella delle arti visive che è consigliabile far visita agli studi dove si crea, ma sarebbe educato, se non gentile, offrire un po’ di attenzione anche ai figliastri della parola.