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La storia E’ infinita

Era forte la tentazione di dare come titolo a questo articolo “La spada vendicatrice dell’Islam”, un titolo a effetto senza dubbio e forse più appropriato, un titolo che sicuramente cattura l’attenzione ma… un titolo troppo scontato e le cose scontate non sempre piacciono. “La storia E’ infinita” invece, con il verbo maiuscolo per sottolinearne l’importanza, è senza dubbio un titolo più generico ma che per questo romanzo calza a pennello.
Senza tergiversare troppo è meglio entrare subito nel merito di questa lunga storia, spiegando il perché di quanto detto sopra ed espletandone i contenuti e i protagonisti partendo dal primo: Dragut Rais. Alzi la mano chi conosce questo nome, chi conosce davvero questo nome. Gli amanti di storia? Molto probabilmente sì, chi ha una buona memoria scolastica? Forse, gli appassionati di pirateria? Vergogna se non lo conoscono! Scherzi a parte, per nostra fortuna ci ha pensato Simone Perotti a dare una piccola lezione di storia a tutti, con un romanzo costruito intorno alla vita di questo incredibile e quasi mitologico personaggio che mitologico proprio non è, e lo sapevano bene Andrea Doria e tutti i cristiani naviganti del ‘500 che solcavano i mari con il terrore di incrociare la sua rotta. Egli fu infatti un corsaro ottomano, poi anche ammiraglio della medesima flotta, al soldo del sultano Solimano il Magnifico.
Ma se ancora il nome di Dragut Rais non vi dice nulla, nonostante la menzione di Andrea Doria, forse allora il nome Khayr al-Din detto Barbarossa qualcosa in più può ricordarlo. Dragut fu infatti il braccio destro e poi il successore del più famoso e temuto corsaro divenuto poi uno dei simboli dell’universo piratesco.
Barbarossa era infatti quello che metteva la faccia (e la politica) in tutte le battaglie laddove invece Dragut ci metteva le navi e la spada, motivo questo che gli valse il soprannome di “Spada vendicatrice dell’Islam”.
In questo romanzo l’autore racconta in modo approfondito il modus operandi del Rais, partendo però dalla sua infanzia e dai motivi che lo hanno portato a diventare ciò che è stato e per cui viene ricordato. Di lui si sa che fu senza dubbio spietato, indomabile, violento e… amante, ma quest’ultimo aggettivo solo una persona poteva affibbiarglielo: Bora, una schiava, ma una schiava di lusso, relegata in un castello su di un isola solitaria, dove non esistevano guerre e battaglie e dove il mercante che comprò la giovane ragazza decise di accomodarla. Lì, dove lei era al contempo schiava e padrona, si celavano i segreti più intimi del corsaro, ma anche i retroscena più misteriosi della sua vita da lui raccontati a Bora durante le sue soste tra un momento di passione e l’altro, ed è li che Bora ormai alla fine dei suoi giorni fu costretta a raccontare ad un inquisitore tutto ciò che sapeva su di un Dragut già da tempo defunto.
Come detto l’isola dei Bora era un’isola solitaria immune a ciò che succedeva nel mondo circostante e il Rais non era il solo a gettare l’ancora dinanzi ad essa per godere dei benefici che offriva, ci fu infatti, tra gli altri, un cavaliere (o meglio una spia), che era solito percorrere gli stessi corridoi del Rais, il suo nome resterà però celato tra le pagine del romanzo e toccherà ai lettori scoprirlo.
Ciò che di lui si può dire è che la sua vicenda è legata strettamente ad un’altra grande protagonista di questa storia: La mappa del mondo di Piri Rais accompagnata dal Kitab-ı Bahriye o Libro del mare scritto sempre del medesimo autore, due documenti che all’epoca valevano quasi più di un regno, due documenti che furono al centro di sanguinose battaglie per via del vantaggio strategico che il loro possesso garantiva.
L’autore racconta tramite la spia tutte le vicissitudini legate a queste mappe e i sacrifici che Piri Rais dovette patire per celarle agli occhi del mondo, fino a quando… accadde quel che accadde, ovvero fino a quando il cavaliere decise di diventare per l’appunto una spia ed iniziare così una lunga vita fatta di misteri e sotterfugi, fughe e uccisioni pur di svolgere il compito a lui assegnato. Quale destino lo aspetti e come Dragut ne prenda parte sono due delle domande che accompagnano la lettura fino all’ultima pagina.

La storia che si intreccia con il romanzo e i personaggi che diventano narratori della loro vita vissuta è uno dei punti di forza di questo libro, libro che lo stesso autore ha ammesso di aver scritto non senza rischi e il perché è presto detto con le sue parole prese in prestito dal suo sito: “Ho scritto questo romanzo disattendendo quasi tutte le regole dell’editoria di questa epoca, e del buon senso.” E in effetti il romanzo è lungo, elaborato, strutturato in modo particolare con i tre protagonisti che raccontano ognuno la propria storia, uno dei quali addirittura sdoppiato nel prima e nel dopo; le vicende vanno poi a formare una carambola di informazioni che nonostante la mole non si discostano mai dal filo conduttore, mantenendo compatta la trama e rendendo la lettura agevole, avvincente e piacevole.

Tornando al titolo, la storia è davvero infinita. E questo non perché il romanzo è lungo ma perché, come capita con opere come queste, quando viene stuzzicato l’interesse può sorgere spontanea la voglia di approfondire, documentarsi e spaziare su altri aspetti legati a quanto narrato. E se questa reazione dovesse sorgere anche dentro di voi, vorrà dire che non solo Simone Perotti ha confezionato un buon prodotto, ma è riuscito ad andare ben oltre alle regole dell’editoria e del buon senso, rendendoci tutti parte dell’equipaggio del Rais.

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Titolo: Rais
Autore: Simone Perotti
Editore: Frassinelli, 2016, 495 p.
Prezzo: € 19,90

Disponibile anche in ebook – epub
€ 9,99

ISBN-13: 9788893420082
EAN: 9788893420082

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La sacra acqua

Nel panorama letterario attuale e in modo particolare nel genere della fantascienza, i romanzi che vanno per la maggiore sembra siano quelli ambientati in futuri distopici, aiutati senza dubbio dalla massiccia trasposizione cinematografica che ne deriva. Sarà che la combinazione “futuro distopico” apre nella mente degli scrittori emergenti infiniti scenari di avventure, ma non si può certo dire che fino ad ora questo genere non abbia ottenuto ottimi risultati.

La scrittrice finlandese Emmi Itaranta ha deciso di unirsi alla schiera degli autori sopracitati con un romanzo sul genere ma dal contenuto molto “riflessivo” e tra poco vedremo il perchè.
La storia è ambientata in un futuro non molto lontano dove il mondo è stato consumato dalle guerre del petrolio, risorsa ormai esaurita, e dove il bene più prezioso ma soprattutto più controllato dal governo del Nuovo Qian è quello in assoluto più importante fin dall’alba dei tempi: l’acqua.
La protagonista del romanzo è la giovane Noria Kaitio, figlia di un maestro del tè, titolo quest’ultimo che lei stessa ambisce ottenere sotto l’attenta guida del padre.
E da maestro prestigioso qual’è, il padre di Noria non può che avere un segreto, ovvero quello gelosamente custodito insieme alla moglie riguardante il “posto che non esiste”: una sorgente d’acqua pura nascosta nella montagna vicino al villaggio. Ma per un segreto del genere tenuto nascosto il governo non si farebbe scrupoli a giustiziare i Kaitio e, purtroppo per il buon nome della famiglia, le accortezze avute nel tempo dal padre si dissolvono in breve dopo la sua morte per via di una sprovveduta Noria che ne dimentica alcuni insegnamenti.
Gli interessi che la giovane ha sempre esternato nei confronti dei misteri sepolti delle generazioni passate unite ad un pizzico di ingenuità giovanile, porteranno Noria a compromettere la sua posizione, attirando su si sé gli occhi sempre attenti del temibile governo.

Pensando a “1984” di George Orwell come romanzo distopico per eccellenza, la storia che l’autrice racconta è sicuramente meno tragica rispetto ad esso, a partire da una più ampia libertà di cui godono i protagonisti che sono controllati solo in termini di consumo di acqua. L’occhio vigile del governo non arriva ad invadere la sfera intima dei protagonisti, seppur lasciando intendere che i controlli serrati non lasciano comunque molto scampo a chi pensa di fuggire dal Nuovo Qian. La presenza dell’esercito o lo spettro delle guerre del petrolio per quanto possano far pensare a scenari di rivolta, come la moda del genere vuole ultimamente, nel romanzo della Itaranta rimangono solo delle figure di contorno. Il ritmo del romanzo è lento ma mai noioso, accompagnato da una narrazione descrittiva che porta a cogliere anche l’atmosfera che i maestri del tè creano durante le loro cerimonie, con un effetto catastrofe che sempre aleggia ma mai esplode, lanciando solo presagi di un epilogo incerto.
La famiglia e l’amicizia sono valori su cui l’autrice sembra aver puntato per la stesura del romanzo, trasmessi tramite la protagonista. Il valore più importante però è quello legato all’acqua che, forse implicitamente, la Itaranta ricorda quanto sia importante saper consumare con giudizio, in previsione di un futuro non tanto lontano da alcune immagini che le sue parole disegnano.

Libri la memoria dell'acqua******************

Titolo: La memoria dell’acqua
Autore: Emmi Itaranta
Traduttore: N. Rainò
Editore: Frassinelli, 2015
Pagine: 280
Prezzo: € 16,00
Disponibile in ebook

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