Ha sedici anni Fawzi al-Junaidi, è stato catturato dai militari israeliani durante gli scontri dei giorni scorsi avvenuti a Gerusalemme est. Una foto lo ritrae circondato da una quindicina di soldati, sballottato e condotto di forza, a occhi bendati, su un blindato per essere trasferito in caserma. Per ora è arrestato, seguirà un processo dov’è accusato di lancio di pietre. Il ragazzo nega di aver partecipato alle proteste, era in strada per raggiungere una rivendita alimentare al posto di sua madre malata, ma testimoni ebrei l’accusano di lancio di pietre. La sentenza, prevista per il 18 dicembre, potrebbe condurlo in una delle prigioni dove negli ultimi due anni sono finiti mille ragazzi palestinesi fra i 10 e 18 anni. Parecchi fra loro, dichiara la struttura Internazionale di difesa dei giovani palestinesi (DCIP), reclusi in “detenzione amministrativa” che Israele applica pur in assenza di accuse e di processo, basata su “evidenze secretate” per ragioni di sicurezza.
Avvocati dei diritti che seguono questi prigionieri denunciano un meticoloso ritorno di pestaggi e torture nel periodo detentivo. “Nel corso degli arresti è tornata l’infame rottura delle ossa, quella teorizzata e praticata dalle forze della repressione durante il governo Rabin, in occasione della prima Intifada” ha dichiarato in un’intervista Amad al-Najjar portavoce dei prigionieri palestinesi di Hebron. E ha aggiunto: “Oggi si colpiscono prevalentemente ginocchia e gomiti, così da lasciare i giovani in uno stato di disabilità permanente”. Accade anche questo nella diatriba su chi deve vivere a Gerusalemme, la città santa di tre religioni monoteiste, che da cinquant’anni Israele strappa alle altre due perché musulmani e cristiani sono palestinesi e i palestinesi agli occhi dello stato ebraico sono “terroristi” cui si riservano trattamenti extra legali e illegali. Anche se hanno sedici anni e se protestano gettando pietre. E pure se non l’hanno fatto.
Enrico Campofreda
Pubblicato 15 dicembre 2017
Articolo originale
dal blog Incertomondo
nel settimanale Libreriamo