Archivi tag: Gherardo Lipinschi

Segni di Guerra

Ai Balcani e alle atrocità della guerra tra ex iugoslavi sono stati dedicati diversi libri, scritti da differenti angolazioni e sensibilità.

Nello scritto di Demetrio Volcic (Sarajevo, Nuova Eri-Mondadori, pp. 230, £. 29.000) emerge la natura bellicosa del popolo balcanico, l’odio profondo che “unisce” nella quotidianità i serbi e croati e i piani Nato per ristabilire l’ordine a Sarajevo e nella Bosnia, ma anche l’impotenza davanti a questa carneficina d’innocenti.

Quello di Chiara Valentini (L’arma dello stupro, ed. Luna) è di prossima uscita. Nel libro di Anna Cataldi Sarajevo. Voci di un assedio (Baldini & Castoldi, pp. 169, £. 20.000) sono raccolte una settantina di lettere di genitori ai figli, di ragazzi ai loro amici, di gente rimasta nella capitale bosniaca ai conoscenti diventati profughi. Con Cieli di piombo di Mimmo Lombezzi (ed. e/o, pp. 130, £. 12.OOO) si passa alla ricerca della “riproducibilità” dei rumori e delle sensazioni di guerra di tutti contro tutti. E inoltre di Slavenka Drakulic Balkan Express, di L. Lusenti e L.Miamì, Profugbi, ed. Comedit, G. Riva e M. Ventura, Iugoslavia, il nuovo medioevo, ed. Mursia. Iugoslavia. Dentro la guerra, di Fulvio Molinari e Antonio Sama (ed. Goriziana, pp; 207, £. 40.000). Non solo all’ex Iugoslavia, ma a tutte le secessioni e agli integralismi è dedicato il libro a più mani Delle guerre civili (ed. Manifestolibri, pp. 91, £. 10.000). In molti di questi scritti appaiono anche i bambini e il loro essere tra la paure e assuefazione, con l’unica colpa di trovarsi in una terra martoriata.

Una terra in guerra civile, un conflitto dilagante, uno scontro tribale che ogni giorno sembra quello della non guerra, ma che in realtà è solo un:ennesima promessa mancata. Un conflitto del “sospetto” e originato dalla mentalità balcanica, dall’estrema diffidenza verso il vicino e quindi colpire per primi, prima di essere le vittime.

… un mondo dove la sopravvivenza è violenza, la libertà è un sogno e la giustizia è un imbroglio, …” Oriana Fallaci, 1975.

da EcoTipo – L’Evasione Possibile
del settembre 1993

Sull’impalatore Valacco

“Ecco”, pensai “un nuovo romanzo su Dracula ma non potrebbe esistere se non a condizione della più assoluta fedeltà alla storia: il reale, il tal caso, supererebbe ogni immaginazione, e ogni nuova invenzione non sarebbe che un debole riflesso, uno squallido rifacimento di fatti storici ben più. vivi e veri.”

Così lo studioso rumeno Mario Mincu, in una delle sue prime osservazioni, introduce il lettore al suo “II Diario di Dracula” (Bompiani, 1992, pagg. 220, lire 11.000).

Da uomo di cultura quale è, Mincu scrive direttamente in italiano questo libro, sotto lo stimolo, come narra nelle prime pagine, dell’incontro con un sedicente conte bessarabico, avvenuto durante il suo primo viaggio in Italia, su di un treno.

Una “scusa” quella di essere stato incaricato dallo strano personaggio di riordinare l’antico scritto, fortunosamente ritrovato, del principe valacco.

Un escamotage narrativo che porterà Mincu ad interrogarsi, più di una volta, sul perché di tanto ritrovato interesse. dopo 500 anni, per il personaggio Dracula, un quesito difficile da comprendere e al quale non dà mai una risposta diretta, lui che mai aveva letto Bram Stoker.

Una prova letteraria curiosa, costruita su di una ricerca storica minuziosa e confezionata sotto forma di impressioni, memorie e considerazioni riordinate dal principe Dracula “voivada” Vlad nei 13 lunghi anni della sua prigionia nel castello di Visegràd, nei pressi di Budapest.

Il narratore Mincu-Vlad, rielabora e mette su carta i dubbi e le perplessità dei suoi rapporti con il suo amico carceriere Mattia Corvino principe di Ungheria, con i parenti, con gli amici, con Elisabetha sua sposa per volere di Mattia Corvino, con i nemici e con il papa Pio II.

Attraverso le riflessioni di carattere filosofico viene tracciato il ritratto di un uomo sanguinario, dispotico e guerriero, ma anche di un uomo di cultura e poliglotta, dalle molte speranze e dalle mille sfaccettature. Un principe vissuto in una terra di in equilibrio tra Occidente e Oriente e lui stesso diviso tra la Cristianità e l’Islam, in un’epoca in cui l’intera zona era allo stesso tempo un ponte fra Oriente e Occidente ed un’enorme palestra per incursori.

Brani come “… Ammazzare è proibito, anche se di fatto se ne ammettono tante legittimazioni, guerra di difesa, di punizione, ecc. Tutto per uccidere la noia. la gente si annoia: allora si distrae con il sangue. Solo lo spargimento di sangue è un diversivo di sufficiente soddisfazione. Nessun altro spettacolo può dissimulare la noia degli umani. Nerone incendiò Roma per sconfiggere la noia. Non vi riuscì è vero, ma fece parlare di sé …” o come “Vivo solo di notte. Di giorno non posso far altro che dormire. Mi sento assuefatto al buio … La luce del sole mi acceca. Nella notte il mio sguardo penetra gli oggetti e li attraversa.” e ancora “Sogno continuamente un orrendo oceano di sangue che si avvicina minaccioso. Morirò annegato nel sangue delle mie vittime. Se morirò…” sono continue ed insinuanti allusioni dell’autore per dare una spiegazione alla nascita della leggenda di Dracula il “non morto”.

Ai fini della leggenda è interessante anche la scritta tombale “Qui giace Dracula. Allorché io volli essere, proprio allora cessai di essere” rinvenuta in Bosnia (!).

Ma se non è certo che i morti hanno assalito i vivi, certo è che i vivi non hanno mai lasciato i morti in pace.

da EcoTipo – L’Evasione Possibile
del maggio 1993


Il diario di Dracula
di Marin Mincu
Bompiani, pp. 220
prezzo: € 7,20 €
EAN: 9788845201332