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Coronavirus: le alternative della creatività

I comportamenti sociali, con l’apparizione del virus, si stanno modificando, suggerendo nuove modalità per proporre e fruire dell’arte, superando i vincoli di spazi non adatti e  mostrare delle opere d’arte al tempo del Covid; è il web ad offrire l’occasione per raggiungere un maggior numero di persone.

Così musei, gallerie ed artisti, che sino ad oggi avevano sottovalutato o diffidato della Rete, ora la ritengono l’unica possibilità per non sparire dal panorama artistico, perché sempre più spesso è l’apparire a rendere continuativo il circuito tra chi propone e chi ne beneficia della proposta.

Ecco una possibilità per avvicinare il gran pubblico all’arte contemporanea che Ludovico Pratesi racconta, su YouTube https://www.youtube.com/playlist?list=PLnDczyBWcJdI3AUDBQ1YEgPG8RQRvU3iJ; i linguaggi espressivi e le tematiche degli artisti scelti (Adrian Villar Rojas, Philippe Parreno, Pierre Huyge, e Gian Maria Tosatti) per riflettere con Marco Bassan, nel format su twich, sull’Arte del Futuro.

(R)esistiamo è una proposta di web exhibition, curata da Penelope Filacchione, per passare dal virtuale al reale della galleria ArtSharing lab&gallery https://www.artsharingroma.it/. Un reale che limita la partecipazione degli artisti impegnati ad interpretare l’hashtag #r_esistiamo, chi prima arriva meglio alloggia, e in particolare sul dopo, non sul virus o sull’isolamento, ma su come si può continuare a progettare il futuro nel mondo delle gallerie indipendenti e degli artisti, finora esclusi da qualsiasi accenno di sostegno pubblico.

Passando dallo spontaneismo della necessità di confronto tra artisti e realtà indipendenti all’istituzionalità di #DomaniInArte http://www.galleriaartemodernaroma.it/it/mostra-evento/domaniinarte-contest-fotografico, un contest artistico proposto dalla Galleria d’Arte Moderna della Sovrintendenza capitolina, dove la foto dell’opera che l’artista presenterà come rappresentativa del suo personale punto di vista sull’attuale situazione, sarà vagliata da una commissione.

Una commissione per esaminare a qualsiasi titolo una violazione di legge o la promozione di  attività illegali che siano lesive dei diritti e della riservatezza di terzi, che abbiano contenuti violenti, volgari, razzisti, sessisti, od offensivi verso qualunque gruppo sessuale, etnico, politico o religioso; che siano palesemente fuori tema; che promuovano prodotti, servizi o organizzazioni politiche; che infrangano il diritto d’autore o facciano uso non autorizzato di marchi registrati e che  ritraggano minori.

Il contest, attivo fino al 30 giugno 2020, potrà essere l’occasione per un’istituzione di indagare sulla realtà artistica e sui futuri sviluppi, nel tentativo di realizzare un atelier artistico fatto di tante voci e linguaggi, dalle tecniche più tradizionali a quelle sperimentali, includendo la scrittura.

Tutte le opere vagliate verranno postate sui canali social della Galleria d’Arte Moderna (Facebook https://www.facebook.com/GalleriaArteModerna/?ref=br_rs , Twitter, Instagram) e, alla riapertura del museo, riprodotte per mezzo di un monitor nella sala video/biblioteca del museo stesso, nel periodo luglio-settembre 2020. Successivamente le fotografie saranno conservate negli archivi digitali della Galleria d’Arte Moderna dove, su richiesta potranno essere visionate.

Una proposta online anche per l’Academia de España en Roma https://www.accademiaspagna.org/ che mostrerà i progetti in corso dei 22 creatori e ricercatori residenti. Questi progetti di fotografia, video, scultura, illustrazione o musica, tra le altre discipline, riflettono sui diversi aspetti della realtà contemporanea e sono di importanza vitale per ricordarci il ruolo della cultura, specialmente in tempi difficili. Così come alcune delle grandi opere d’arte del passato furono realizzate in epoche convulse, nell’attualità i creatori e ricercatori incorporano nei loro progetti le difficoltà e generano spazi di riflessione specifici di grande interesse per la nostra società: le loro scoperte ed gli incontri si mostreranno progressivamente attraverso questo programma di mostra virtuale, attraverso vari social come Instagram https://www.instagram.com/academia_espana_roma/ o Twitter https://twitter.com/raeroma, intitolata #FinestreAperte con una pubblicazione https://drive.google.com/file/d/1EF9hp2lQCE7vgkToSJvgT_QksFyvr5Fn/view.

Villa Pamphilj: Una signora trasandata

Il maggio si sono schiuse le porte per una moderata ripresa alla quotidianità fuori dall’ambito casalingo, aprendo anche i cancelli delle ville romane e con esse quelli di Villa Pamphilj.

La Villa, dopo un paio di mesi di chiusura, è apparsa più trasandè del solito, lasciata un po’ andare con l’erba tagliata a chiazze, rimossa dalla socialità, dalla vita comunitaria della compagnia degli umani non sempre rispettosi.

La pausa dalla frequentazione del pubblico non l’ha salvata dal vandalismo, anzi hanno potuto agire indisturbati anche nelle ore diurne, perché si può chiudere i cancelli, ma sono numerosi i varchi e gli agevoli accessi.

Nel frattempo l’erba viene tagliata, ma le toppe di ghiaia sono rimaste li, gettate sugli avvallamenti che alle prime piogge si trasformano in infide pozzanghere, rimanendo ben visibili per testimoniare la noncuranza per una nobile decaduta.

I raccoglitori compulsivi di fiori e rametti hanno ripreso la loro attività e i ciclisti continuano ad essere poco rispettosi degli altri frequentatori; si dovrebbero istituire corsi di recupero educativo, mentre altri continuano a sporcare, sostituendo le carte all’abbandono di mascherine e guanti.

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Esiste un popolo di frequentatori che ignorano il loro senso di marcia con quello anglosassone, o sono dislessici che confondono la dx con la sx, creando confusione in questa era di distanza fisica, poi ci sono gli imperterriti, ansimanti, sbuffanti e sputacchianti pie veloci che si atteggiano a provetti atleti che la mancanza d’ossigeno al cervello perdono la cognizione delle distanze, rischiando di cadere tra le braccia di un tranquillo camminante, ma ancor più raccapricciante è l’ostentare lo zampettare di bianchicce zampette di pollo

Probabilmente sono persone incappate nell’analfabetismo funzionale, con la loro incapace di comprendere e valutare il rispetto delle regole come strumento per facilitare la propria e l’altrui vita.

La speranza è che presto la Villa possa tornare, dopo questa vorace ansia di uscire, ad una tranquilla frequentazione, senza le grida entusiaste di chi scorge la volpe o l’airone. Forse gli stessi umani che amano condividere con il Mondo, le preferenze musicali, sparate da impianti stereo più costosi delle loro scatolette di latta su quattro ruote.. Oche e papere, cigni e gabbiani sono presenti, ma le anatre multicolori sembrano tenersi nascoste allo sguardo degli umani.

Le persone saranno degli animali sociali per convenienza, ma certamente la gran parte di loro non è socievole se non riesce a godere della natura senza dimostrare rabbia, un’astiosità verso il prossimo che con conosce età e censo.

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Clima: Quando un virus limita l’inquinamento

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Il virus che mette a dura prova le capacità dell’umanità nel fronteggiarlo, porta anche a riflettere su quest’epoca Antropogenica ed al rapporto che le persone hanno maturato in questi anni con la natura. Non si può ignorare che alcune settimane di blocco delle attività abbia ripulito l’aria e che nelle città sia la fauna, più che la flora, a riappropriarsi degli spazi urbani che l’invasività della presenza umana ha relegato nella clandestinità.

Sul Covid-19, più noto come Coronavirus, si sono fatte molte ipotesi sulla sua apparizione nella vita quotidiana delle persone e tra queste quella della ribellione della natura alla prepotenza antropocentrica.

Un’ipotesi da prendere in considerazione dopo che la NASA ha pubblicato delle foto satellitari della Cina di gennaio 2020 che confrontate con quelle di febbraio evidenziano  una nuvola rossa dell’inquinamento che in un mese si è ridotta significativamente.

Una pandemia che ha portato al blocco delle attività, all’isolamento di intere città , con milioni di persone segregate in casa, portando a riflettere sul futuro del Pianeta e fare delle consapevoli scelte per non essere vittime della nostra incapacità di ripensare al modello di vita fino ad ora perseguito.

Qualche anno fa era comparso sugli schermi una serie televisiva della CBS basata sull’omonimo romanzo di James Patterson, dal titolo Zoo. La serie preconizzava una pandemia che infettava gli animali in varie parti del mondo, facendogli assumere comportamenti aggressivi verso l’uomo.

Con gli odierni virus gli animali non aggrediscono, ma fanno da silenti vettori, come monito per un periodo sabbatico da dedicare all’ambiente, perché il problema era la normalità e tornare alla sbandierata normalità non potrà essere uguale a quella sconvolta dal coronavirus.

Basterebbe, senza intraprendere svolte radicali, far tesoro della pubblicazione Laudato si’ che papa Francesco ha dedicato al rapporto dell’uomo con la natura, richiamando alla sobrietà per non essere travolti dal consumismo e dallo spreco.

Per questo sarebbe opportuno tenere presente il punto:

95. L’ambiente è un bene collettivo, patrimonio di tutta l’umanità e responsabilità di tutti. Chi ne possiede una parte è solo per amministrarla a beneficio di tutti. Se non lo facciamo, ci carichiamo sulla coscienza il peso di negare l’esistenza degli altri. Per questo i Vescovi della Nuova Zelanda si sono chiesti che cosa significa il comandamento “non uccidere” quando «un venti per cento della popolazione mondiale consuma risorse in misura tale da rubare alle nazioni povere e alle future generazioni ciò di cui hanno bisogno per sopravvivere».

Non si deve soccombere ad una decrescita imposta da una pandemia, ma essere guidati verso un altro stile di vita, la prossima normalità non sarà come quella passata e dovremmo essere consapevoli delle conseguenze che le nostre azioni avranno sul Pianeta , nel quale vorremmo vivere in un modo diverso.

Un Pianeta che non preveda, come nel documentario“Tiger King”, trasmesso da Netflix, lo sfruttamento degli animali selvatici in via di estinzione ed in particolare il confinamento della Natura in spazi sempre più angusti.

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Il 2012 è l’anno dell’energia sostenibile. Tutte le iniziative a sostegno dell’ambiente
Festeggiamo le foreste: abbattiamo gli alberi
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Ambiente: Carta di origine controllata

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Nell’Era del CoronaVirus non diminuiranno i maleducati

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Lorenzo Canova, su Fb, pone il quesito se “Nel mondo dell’arte, e della cultura in generale, andrà ancora di moda fare gli stronzi e i maleducati per sembrare più fighi?”, con quattro possibili risposte.

Stando allo sproloquio imbastito da Filippo Facci, su Twitter, contro Selvaggia Lucarelli, è facile, profetizzare pessimisticamente, che certa umanità continuerà a ribollire di astiosità, ma chiederselo è umano.

Quindi mi chiedo e ci si chiede: perché poi questa moda, usanza, abitudine o come vogliate chiamarla di usare in ambito critico ed esplicativo questo linguaggio da adolescenziale in ritardo? Per sembrare “più fighi” come si enuncia? … Non è questione di esser puri e depurati posando a ridicoli e anestetizzati accademici, si può far satira anche feroce e colpire a fondo, se si vuole, usando l’arma del fine umorismo, ci sono molti modi per ridicolizzare un dilettante presuntuoso o un avventuriero cialtrone… Certo, non possiamo essere tutti Oscar Wilde o Mark Twain, ma senza andar troppo lontano abbiamo avuto in casa nostra penne argute e dissacranti senza l’abuso di ciarpame maleodorante: Marcello Marchesi, Alberto Arbasino, Achille Campanile, Savinio ed altri.

Vi basta?

In definitiva il punto non è che sia necessario scrivere in punta di forchetta come Baldassar Castiglione nè buttarla giù grassa come un Aretino … si può trovare la formula giusta dosando ironia, gusto, equilibrio, sempre sostenuti ovviamente da una base culturale solida e sicura.

Credo che in definitiva sia questa la risposta … e invece si pensa che gridando più forte e sbandierando loquacità da “vaiasse” (serve di infimo ordine in napoletano più educatamente “collaboratrici domestiche”) gli altri ci possano prendere sul serio.

È sempre il dilemma antico che l’urlo da caporal maggiore, anche dicendo fesserie, sia più fruttuoso dell’intelligente risposta magari detta sottovoce.

In fondo è sempre di moda l’esempio del dittatore al balcone: non conta il senso di quel che si dice ma la forza in decibel di quello che urli alla folla.

Così la gente comune tende ad ascoltare e rispettare l’urlatore (“lui sì che si sa far valere!”) e a prendere sottogamba chi usa toni moderati pur criticando efficacemente.

Se si vuol dire, storicamente, l’uso della “parolaccia” per condire il proprio pensiero, fu introdotta per la prima volta dal grande Cesare Zavattini, ahimè pur fine intellettuale ed umorista, che durante una trasmissione in radio, travolto dalla sua passionalità romagnola (o emiliana?), eruppe in un travolgente “cazzo!” … Dopo anni di genuflessa ipocrisia democristiana si applaudì all’efficacia verbale e disinibita dello scrittore.

Da allora e fino ad oggi e chissà per quanto ancora si usa e si abusa a destra e a sinistra del pepe simile e anche peggio del trionfale sostantivo zavattiniano … Dobbiamo dunque rimpiangere la malsana bigotteria e le genuflessioni democristiane? Penso proprio di no.

Perdoniamo volentieri al grande scrittore di aver aperto questo maleodorante vaso di pandora e pensiamo, speriamo, confidiamo, in un futuro ritorno al buon gusto, la misura e “l’humour” a cui ci avevano abituato ben altri maestri.

Clima: Cucine ecologiche contro la Deforestazione

Nel cuore del Ciad, gli abitanti della provincia di Guera si trovano a far fronte alle conseguenze del cambiamento climatico, in particolare all’avanzamento del deserto, che minaccia le loro risorse naturali e le condizioni di vita.

In questo ambito la Fondazione MAGIS, opera missionaria dei gesuiti italiani, promuove un progetto di costruzione di cucine “ecologiche” e finanziato Fondazione Prince Albert II di Monaco e il suo ramo italiano.

Questi nuovi “eco forni” consumano metà del legno abitualmente usato per cuocere qualsiasi pietanza, contribuendo a ridurre l’estirpazione degli arbusti, naturale argine al deserto, nelle vicinanze dei villaggi, lottando così contro la desertificazione.

Il successo del progetto si deve alle 250 donne che hanno scelto di adottare quotidianamente queste cucine, piccole stufe in metallo trasportabili, semplici da costruire: una scatola di lamiera e ghiaia, capace di mantenere il calore per lungo tempo, con dei supporti inferiori, aperta su di un lato per il fuoco e un foro superiore per il pentolame.

È un’iniziativa nel rispetto della tradizionale culinaria che contribuisce a ridurre il taglio degli alberi, a favorire la conservazione dell’ambiente ed a migliorare la qualità della vita delle donne. Si tratta di semplici cucine, costruite con materiali disponibili nel paese, che non richiedono una manutenzione speciale e, in ogni caso, l’officina meccanica ACDAR è in grado di ripararle.

La ACDAR è una piccola cooperativa di meccanica di Mongo che, oltre a produrre e riparare le cucinette, forma nuovo personale, i nuovi fabbri per la zona e per i paesi limitrofi.

Una decina di anni fa era stata promosso l’utilizzo delle cucine solari, ma aveva creato diffidenza nelle donne vedere quelle parabole con una pentola collocata nel mezzo che cuoceva senza il fuoco, bollando il marchingegno come magico se non addirittura malefico oltre all’ingombro ed alla necessità di essere esposto all’esterno, non adatto ai luoghi ristretti ed alle sole donne, violando la loro intimità.

La “magia”, oltre ai maggiori costi dei componenti di base delle cucine solari eco sostenibili, non hanno trovato il favore tra le donne, ma il gesuita Pietro Rusconi ha trovato la soluzione per ridurre il consumo del legname con queste scatole per cucinare e dare un’opportunità, con la formazione dei tecnici, di lavoro alla popolazione locale.

Le donne riceveranno una formazione tecnica per l’utilizzo delle cucinette e tutti i membri dei villaggi interessati saranno sensibilizzati ad una migliore protezione dell’ambiente ed a uno sviluppo sostenibile. In Italia, la Fondazione MAGIS promuoverà attività di educazione allo sviluppo nelle scuole e tra i gruppi missionari. Un obiettivo trasversale del progetto è la riduzione del tempo utilizzato. Le cucine sono infatti funzionanti con piccoli bastoncini che i bambini e le donne potranno raccogliere non lontano dalle loro capanne; il tempo risparmiato potrà essere usato per altro, i bambini avranno più tempo per studiare.

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