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La casualità del cerchio

La “guida” che Tommaso Giartosio ha dedicato a Roma è curiosa nella sua metodologia di andare alla scoperta di una città.
È un viaggio che, nella sua casualità, accomuna luoghi storici e turistici con il lato più intimo di una città.
Puntare il compasso su di una cartina di Roma per disegnare un cerchio e scegliere di seguire quel tracciato andando a conoscere non solo i luoghi di una città, ma anche gli abitanti e il loro “habitat”.

Una camminata in circolo che potrebbe sembrare vizioso, ma serbando mille sorprese e ostacoli di ogni genere che l’autore supererà grazie alle indicazioni del Piccio, suo amico urbanista e nume tutelare, per il quale andare alla scoperta della città è un’arte.

Trovarsi a dover scavalcare un muro senza sapere cosa c’è dall’altra parte, dover fare un giro in torno ad una proprietà diplomatica, entrare in un condominio e scoprire magari un’oasi di pace.

L’autore disquisisce sulle modalità della “passeggiata” che più si inerpica su di un terreno accidentato e più si trasforma in un viaggio introspettivo, una sorta di pellegrinaggio da percorrere e ripercorrere in compagnia citazioni tratte da autori come Borges o Rilke.

Un viaggio in una città in trasformazione, dove la memoria del pellegrino si confronta con quella delle persone che si incontrano, per ridisegnare una Roma diversa dagli schiamazzi turistici, “leggendo” magari un muro scrostato o nella lentezza di un distinto signore nel narrare un aneddoto.

Libri L’O di Roma Tommaso Giartosio

 

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L’O di Roma
In tondo e senza fermarsi mai
Tommaso Giartosio
Edizione: Laterza, 2012
Pagine: 282
Prezzo: 12,00 Euro
ISBN: 9788842098232

Disponibile anche in ebook

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Roma: Sulle tracce architettoniche del potere fascista

Camminare per Roma e non vedere i luoghi come sono oggi, come ce li hanno consegnati il cinema prima e poi la televisione; vederli invece com’erano negli anni venti, feriti e sanguinanti, scovarne le tracce nascoste: è questo l’obiettivo degli itinerari ricostruiti in questa guida da Anthony Majanlahti e Amedeo Osti Guerrazzi, la cui ricerca non ha lasciato inesplorato alcun palazzo, vicolo, quartiere. La Prima guerra mondiale non fu gentile con l’Italia. E con Roma in particolare. Esaurita la disponibilità di case popolari, gli immigrati e i poveri che affluivano ogni giorno nella capitale, già sovraffollata e irrequieta, costruirono baracche accanto agli acquedotti e alle vecchie torri fuori le mura. Erano agglomerati miseri, squallidi, pericolosi ai quali il governo e la nuova classe media guardavano con sospetto. L’indolente e soleggiata città dei cesari e dei papi si scrollò di dosso secoli di immobilismo con un sussulto violento, e ne risultarono spaccature profonde. La disillusione generata dalla pace di Parigi, incarnata dal mito dannunziano della «vittoria mutilata», non fece che esacerbare le divisioni e i contrasti – fra ricca borghesia e indigenti, fra studenti e forze dell’ordine –, finché nel 1919 una nuova, dolorosa lacerazione si aprì nel tessuto sociale urbano: quella del fascismo. Eppure la Storia sembra aver dimenticato le ferite che lo squadrismo inferse a Roma: non c’è traccia degli scontri che insanguinarono i rioni popolari di San Lorenzo e del Trionfale, nessun monumento ricorda i massacri perpetrati dalle Camicie nere, nessuna targa commemora i nomi delle vittime. A recuperare questa memoria dolorosa ma essenziale interviene Roma divisa. I suoi dettagliati percorsi ci conducono nei luoghi da cui il tempo e la negligenza hanno lavato via i segni di quegli anni tumultuosi e contraddittori, come la sede del sindacato dei fornaciai su via Tolemaide, dove si concentrarono – subito dopo la Marcia su Roma – gli attacchi dei fascisti che volevano «dare una lezione» ai lavoratori; o come il caffè Aragno, animato centro culturale frequentato fra gli altri da Vincenzo Cardarelli, Filippo Tommaso Marinetti e Leonardo Sinisgalli, dove nel 1921 l’onorevole socialista Alceste Della Seta fu bastonato duramente da alcuni irriducibili mussoliniani. O ancora come largo Chigi, a pochi metri da dove fu orchestrato il delitto di Giacomo Matteotti. Una guida per non dimenticare, ancora una volta, che il fascismo non avrebbe mai potuto stroncare l’opposizione popolare senza un alleato quanto mai fedele, lo Stato italiano, e per vedere Roma con occhi diversi.

Un libro che segue quello dedicato da Rino Bianchi e Igiaba Scego alla Roma negata (Editore Ediesse, 2014) di Passeggiate coloniali.

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Il libro verrà presentato
Giovedì 27 novembre 2014
Presso i Musei Capitolini

Invito_Roma divisa_Roma

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Invito_Roma divisa_Roma coverROMA DIVISA 1919 – 1925
Itinerari, storie, immagini
di Anthony Majanlahti e Amedeo Osti Guerrazzi

Editore: Il Saggiatore, 2014
Pagine: 320
Prezzo: € 19,50
ISBN 9788842820109
EAN:9788842820109
E-book € 10,99

 

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Anthony Majanlahti (Montréal, 1968) è docente universitario di Storia e urbanistica di Roma e associato dell’Accademia Britannica. Nel 2007 ha pubblicato Guida alle grandi famiglie che fecero Roma (Vallardi, 2007), tradotto in diversi paesi.

Amedeo Osti Guerrazzi (Roma, 1967) collabora con l’Istituto storico germanico di Roma. Tra le sue ultime opere ricordiamo: Noi non sappiamo odiare. L’esercito italiano tra fascismo e democrazia (Utet, 2010), L’esercito italiano in Slovenia, 1941-1943. Strategie di repressione antipartigiana (Viella, 2011) e Storia della Repubblica sociale italiana (Carocci, 2012).

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