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Una mostra non basta per promuovere l’Arte

Recentemente il Ministero dei beni ambientali culturali e turistici ha pubblicato un avviso, il terzo della serie, “per il finanziamento di progetti culturali finalizzati alla promozione, la produzione, la conoscenza, la disseminazione della creazione contemporanea italiana in Italia e all’estero nel campo delle arti visive”.

 

Il progetto, identificato come Italian Council, si focalizza sulla committenza più che ad un’idea di promozione e conoscenza dell’arte italiana, rendendo l’iniziativa sterile, nel suo appiattirsi su di una semplice richiesta per un progetto di esposizione in una sede prestigiosa, di una o più opere commissionate a degli artisti, per essere apprezzate solo dalle solite persone frequentatrici di musei e mostre, mancando l’occasione di ampliare la platea di spettatori interessati ad interagire con l’arte.

 

L’iniziativa del Ministero sembra entusiasmare forse per l’utilizzo della terminologia anglosassone Italian Council per lanciare l’arte italiana nel firmamento internazionale con lo slogan “bringing our contemporary art to the world” (portando la nostra arte contemporanea nel mondo).

 

Forse agli estensori dell’avviso non è ben chiaro in concetto di promozione, in compenso hanno la creatività linguistica che porta a concepire il termine disseminazione come un vocabolo ponderato, che viene integrato in un progetto, ma disseminare è disperdere e non necessariamente si configura in un’intenzione che possa dare frutti.

 

L’arte contemporanea, che non sia la raffigurazione, può avere un futuro nella quotidianità delle persone solo se la si rende avvicinabile e non irraggiungibile con il suo avvolgente e criptico snobismo.

 

È sicuramente raggiunto lo scopo degli estensori dell’avviso se era quello di stimolare il mercato, ma così facendo si promuovono sempre gli stessi nomi e non si agevola l’inserimento di nuove creatività.

 

La premessa di promuovere la produzione per incrementare le pubbliche collezioni potrebbe essere raggiunta, ma non quella della conoscenza, anche perché le opere vengono “disseminate” in luoghi istituzionali e prestigiose sedi.

 

Per avvicinare l’arte alla quotidianità di ognuno di noi forse l’idea di ” prestare” un’opera d’arte come fosse un libro risulterebbe accattivante.

 

Come nelle biblioteche si può trovare la narrativa, i gialli, la fantascienza e altro ancora, così da Magis si potrebbe trovare il figurativo e l’astratto, il paesaggio e l’informale, in opere di piccolo formato per rendere il trasporto e la collocazione agevole.

 

La Fondazione Magis e il Collettivo degli Artisti Oltre i Confini

mettono a disposizione, nell’ambito di Arte Solidale, oltre cento opere di artisti contemporanei, per lo più dell’area romana, da poter prendere in prestito – come se fosse un libro – per tre mesi e rinnovabile per un altro. L’iniziativa vuole far circolare l’arte delle idee e delle forme, per valorizzare la ricchezza creativa dei singoli artisti e per ampliare i circuiti di fruizione dell’arte.

 

I fondi raccolti con le offerte di iscrizione a PrestArte saranno utilizzati dal MAGIS per acquistare kit didattici (matite colorate e blocchi da disegno, etc.) per i figli delle mamme sieropositive del Centro Esperance Loyola in Togo, centro che si occupa di prevenzione dalle infezioni da Hiv per giovani, donne e famiglie; progetti di formazione e di rafforzamento delle capacità familiari dei malati; di advocacy per i diritti delle persone sieropositive, di ricerca e sensibilizzazione sui problemi etici e pastorali legati alla pandemia; di sostegno psicologico a tutta la famiglia (genitori e figli).