Archivi tag: Libri

Le culture delle persone

Mai come in questo momento in Italia si pone il problema dell’integrazione degli immigrati e lo dimostra da sola l’impressionante serie di insulti al ministro Kyenge. Il dibattito è dunque molto animato, ma da un punto di vista teorico rimane fermo ad una serie di stereotipi, mentre questo libro introduce una tesi nuova. Ma andiamo per ordine. I primi contributi scientifici sul problema appaiono alle fine degli anni ’80, quando ci si accorge che l’Italia da terra di emigrazione sta diventando anche il contrario (1). Si tratta di studi ora originali, ma spesso tradotti dal francese, visto che molti dei problemi erano stati affrontati dagli altri prima di noi. Proprio gli studiosi francesi notavano la debolezza del pensiero antirazzista – vagamente umanitario – nel confronto con il razzismo quotidiano del francese medio verso i suoi ex popoli colonizzati Il primo s’ispira a princìpi etici universali, il secondo tira le somme di una convivenza forzata (2). Da quel giorno i continui flussi migratori continuano a spostare milioni di persone, alimentando il dibattito nelle nostre società tra chi è propenso ad accogliere l’altro e chi tiene a chiudere frontiere reali e culturali, in nome della sicurezza e della difesa dell’identità nazionale. Si è passati nel frattempo dal concetto di assimilazione a quello di integrazione (3) ed è cresciuto anche il discorso interculturale, fondato sulla valorizzazione della ricchezza dell’altro. Si è però sottovalutato l’impatto che milioni di stranieri possono avere in pochi anni nel tessuto sociale. Giulietto Chiesa, ottimo giornalista e attivista politico, nella sua prefazione a un manuale sulla legislazione italiana verso gli stranieri (4), indica correttamente nella globalizzazione dei processi produttivi e dei mercati la causa dell’accelerazione dello spostamento di popolazioni verso i centri produttivi e ne descrive a lungo le sofferenze umane. Ma non spende una parola per capire cosa pensa il cittadino medio privo di cultura politica o di un ritorno economico diretto, davanti a una massa di estranei con cui è obbligato a convivere. Storicamente, i rapidi spostamenti di popolazione e di risorse provocano sempre conflitto, ma non averne riconosciuto la portata è una carenza teorica pagata con l’affermarsi in Italia e all’estero di formazioni politiche dichiaratamente xenofobe (5).

Ma torniamo al nostro discorso iniziale. Una volta il diverso per essere accettato doveva rientrare nelle categorie del pittoresco e dell’esotico. La prima era riservata agli abitanti della nazione dai costumi arretrati ma interessanti: scugnizzi, briganti, gitane, mangiatori di maccheroni, pastori sardi. L’esotico invece rimandava al favoloso Oriente e all’Africa nera, magari con un pizzico di erotismo. E l’antropologia, dal canto suo, quando non giustificava il razzismo, aveva fino a pochi anni fa il limite di descrivere le varie etnie sul posto dove vivevano. Ma ora sono loro che vengono da noi, e la pretesa scientificità dell’antropologia e della sociologia cede troppo spesso il passo alla politica, scivolando nella propaganda ora in senso razzista, ora integrazionista (6). Walter Baroni ha dunque dedicato il suo studio all’analisi dei discorsi attorno all’accoglienza, al mescolamento delle culture e delle matrici. (7). Il dispositivo di enunciazione interculturale è ricostruito attraverso l’esame di materiali eterogenei, che vanno dalle campagne di comunicazione visiva di governo, Ong e associazioni contro la discriminazione, alle opere degli scienziati dell’intercultura e alla letteratura della migrazione. Al centro dell’attenzione vengono poste le modalità con le quali si produce la trasfigurazione discorsiva dei migranti in carne e ossa nel simbolismo interculturale, sorta di doppione normalizzato dei primi, costretto a un dialogo tra culture che è poco più che un monologo dei professionisti dell’accoglienza.

I risultati? Negli ultimi decenni, all’ombra del discorso reazionario, centrato sulla minaccia dell’immigrato criminale, è cresciuto anche il discorso interculturale, fondato sulla valorizzazione della ricchezza dell’altro. Ma quella che a prima vista potrebbe apparire come un’opposizione, in realtà è una solidarietà segreta, che qui si cerca di mostrare, articolando una scrupolosa analisi delle retoriche dell’accoglienza e dell’integrazione. Si nota intanto l’efficacia – almeno in certi ambienti – delle motivazioni conservatrici rispetto a quelle ideologiche della sinistra e dei cattolici. Il discorso della destra ha uno sfondo economicistico: l’immigrato è forza lavoro, quindi rifiutare oziosi e delinquenti è normale: in fondo nessuna società sente il bisogno di importarne. Ma se un camionista dell’Est accetta paghe più basse e turni di notte, danneggia i padroncini, gli stessi che in realtà gli cedono la licenza in subappalto. Insomma l’immigrato va bene se si integra senza rompere troppi equilibri, tanto che in una delle campagne di comunicazione, quella del Progetto integrazione promosso dal Ministero del Lavoro, della salute e delle politiche sociali, la badante parla veneto e il pizzaiolo napoletano! Evidentemente il centro-sinistra ha cercato di mediare davanti a un’opinione pubblica italiana tutto sommato razzista, accettando la segregazione neoliberista di una società ancora provinciale e poco internazionale, profondamente divisa tra “leghisti” e “progressisti”. Ma proprio qui s’inserisce la tesi dell’autore: gli argomenti dei primi sono basati su concetti economici ed etici, ma quelli dei secondi sono in sostanza una parodia delle motivazioni economiche che combattono. Il discorso produttivo resta – mascherato involontariamente – anche nel discorso umanitario: l’immigrato ti arricchisce (anche quando delinque?); un campo nomadi  produce al suo interno socialità. C’è un razzismo sotterraneo, non dichiarato, più gentile, che s’incardina sull’idea di valorizzazione della cultura altrui. C’è dunque anche un razzismo di centro-sinistra che ritiene che lo straniero sia qualcosa di diverso e vada integrato a tutti i costi: l’idea di alterità è talmente radicata che dell’immigrato facciamo un diverso. L’intercultura è dunque il problema di cui crede di essere la soluzione: questa, in sostanza, la tesi di fondo sostenuta e scrupolosamente argomentata da Baroni:

“In una campagna di Lettera 27 che analizzo nel libro, l’idea di fondo è che queste persone devono venire qua per arricchirci. Non ci passa neppure per l’anticamera del cervello che abbiano dei diritti universali e possano vivere dove vogliono. Così alla fine, a destra il discorso ha uno sfondo economicistico (l’immigrato è forza lavoro), a sinistra c’è un arricchimento simbolico, ma di fatto l’immigrato è sempre visto come qualcuno che deve darci qualcosa, avere una funzione. Quindi in sostanza il discorso non cambia.”

Conclusioni: il 2008 è stato l’anno europeo dell’intercultura, ma essa dovrebbe servire a tutti. Invece i progetti sono finalizzati a minoranze e immigrati, perché dobbiamo aiutarli, farli integrare e comunque giustificarne la presenza sul territorio. Si nega di fatto il concetto che l’integrazione sia una questione di diritti. Le varie campagne enfatizzano l’accettazione della cultura degli altri, ma è un compromesso. Il percorso dovrebbe essere alla rovescia: iniziamo a parlare di diritti (e doveri) e solo dopo facciamo un discorso di accettazione culturale. Perciò è un libro consigliato a tutti, e in particolar modo agli operatori culturali e ai mediatori (spesso in buona fede quanto lo erano i missionari), a chi fa informazione, ma anche ai politici, se interessati a costruire un paese democratico.

 

  *******************************Libro Contro l'intercultura. Retoriche e pornografia_images_cop.baroni

Titolo: Contro l’intercultura. Retoriche e pornografia dell’incontro

Autore: Walter Baroni

Editore: Ombre Corte, 2013

Collana: Culture, Nr. 104

Pagine: 176

ISBN-10: 8897522424

ISBN-13: 9788897522423

Prezzo: 17 euro

*******************************

 

NOTE:

 

 

(1) Razzismo e antirazzismo tra presente e tradizione Roma : Editori riuniti riviste, 1989 – Fa parte di: Democrazia e diritto : rivista critica di diritto e giurisprudenza

 

(2) Razzismo e antirazzismo / Alain De Benoist, André Béjin, Pierre-André Taguieff  Firenze : 1992 ; Razzismo e antirazzismo : la sfida dell’immigrazione / René Gallissot ; Bari : 1992 ; La forza del pregiudizio : saggio sul razzismo e sull’antirazzismo / Pierre-André Taguieff  Bologna :1994

 

(3) L’assimilazione prevede in una qualche misura l’abbandono della propria lingua e dei propri valori a favore di quelli della cultura egemone, l’integrazione permette l’esistenza di isole culturali aliene, purché non entrino in conflitto coi valori della società di accoglienza.

 

(4) Legislazione stranieri : per comprendere, decodificandolo, un diritto difficile / Lucio Barletta ; con la collaborazione di Domenico Colotta . Roma , 2007.

 

(5) E’ noto che in Europa esistono movimenti ben più estremi della Lega Nord, ma non sempre hanno quel riconoscimento giuridico e morale che in Italia abbiamo permesso ai leghisti, né all’estero un ministro della repubblica verrebbe insultato impunemente in aula e fuori. Il razzismo della Lega fa passare tra l’altro in secondo piano meccanismi istituzionali di separazione ed esclusione ben più radicali e strutturati, come quelli imposti dalla Sud Tiroler Volkspartei in Alto Adige non solo agli immigrati, ma agli stessi cittadini italiani..

 

(6) Il problema è più chiaro se impariamo a distinguere l’informazione dalla propaganda. L’informazione deve essere attendibile, verificabile e completa. La propaganda non lo è. Esiste in realtà una via intermedia, laddove l’informazione è scientifica e attendibile ma non completa. Penso a Lacio drom, la rivista di studi zingari diretta da Livia Karpati, che per diciotto anni è riuscita a parlare di Sinti, Rom e Camminanti senza mai nominare la parola furto; come parlare di Corleone discorrendo di soli agrumi. Eppure il livello scientifico della rivista era ottimo: spaziava dalla politica all’etnologia, dalla giurisprudenza alla sociologia, dalla letteratura al cinema, coprendo zone geografiche vastissime. Ma era viziata dal pregiudizio positivo, ammesso che il termine abbia senso.

 

(7) Walter Baroni collabora con il Dipartimento di Scienze della formazione dell’Università di Genova. Al centro della sua attività di ricerca sono i processi di soggettivazione e di segregazione discorsiva dell’altro. Ha pubblicato saggi sulla marginalità urbana e sulla differenza culturale, in riviste e volumi nazionali e internazionali.

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

 

Razzismo e antirazzismo tra presente e tradizione Roma : Editori riuniti riviste, 1989 – Fa parte di: Democrazia e diritto : rivista critica di diritto e giurisprudenza

 

Bianco su nero : satira e illustrazione su razzismo e antirazzismo / a cura di Elisabetta Cirillo, COSPE, Cooperazione per lo sviluppo dei paesi emergenti  – Milano : Nuages, 1992

 

 Razzismo e antirazzismo / Alain De Benoist, André Béjin, Pierre-André Taguieff  Firenze : La roccia di Erec, 1992

 

Razzismo e antirazzismo : la sfida dell’immigrazione / René Gallissot ; cura e introduzione di Annamaria Rivera.  Bari : Dedalo, 1992

 

L’ antirazzismo in Italia e Gran Bretagna : uno studio di educazione comparata / Sandra Chistolini ; prefazione di Mauro Laeng.  Milano : F. Angeli, 1994

 

Antirazzismo ed istituzioni : atti dell’incontro-dibattito con la Polizia di Stato SOS Razzismo Italia e SIULP / a cura di Angela Scalzo ; prefazione di Luigi M. Lombardi Satriani. Roma : CentroStampa De Vittoria, 1994

 

Guida per amare i tedeschi / Roberto Giardina.  Milano : Rusconi, 1994, 1995. –  351 p. ; 21 cm Collezione · Problemi attuali. Interventi  In copertina. dopo il tit.: come superare i pregiudizi e smontare i luoghi comuni

 

La forza del pregiudizio : saggio sul razzismo e sull’antirazzismo / Pierre-André Taguieff.  Bologna : Il mulino, 1994

 

Razzismo ed antirazzismo in pubblicita / Maria Laura Mautone ; rel. M. Livolsi  Milano : Istituto Universitario di Lingue Moderne, 1993/94

 

Con quella faccia da straniero … : sussidio per l’educazione alla convivenza interculturale e all’antirazzismo / a cura di Alberto Caldana e Cinzia Sabbatini  – S.l. : s.n., 1995?

 

Il razzismo spiegato a mia figlia / Tahar ben Jalloun. Milano, Bompiani, 1998

 

Rappresentazioni degli immigrati a Torino. Problemi per l’antirazzismo / Laura Maritano  -Fa parte di: Afriche e orienti : rivista di studi ai confini tra Africa, Mediterraneo e Medio Oriente

 

Razzismo e antirazzismo nella cultura europea : tesi di laurea / Michela Fabris ; relatore: Paolo Sibilla  , A.a. 2002-2003

 

Attacco antirazzista : Rapporto sul razzismo e antirazzismo nel calcio / a cura di Mario Valeri. Roma : Associazione culturale Panafrica, ©2006

 

Legislazione stranieri : per comprendere, decodificandolo, un diritto difficile / Lucio Barletta ; con la collaborazione di Domenico Colotta . Roma : Sinnos, 2007.  223 p. ; 21 cm + 1 CD-ROM.

 

Educare al confronto : antirazzismo : aspetti teorici e supporti pratici / Monique Eckmann, Miryam Eser Davolio ; prefazione: Georg Kreis ; presentazione: Concetta Sirna  Milano ; Lugano : Casagrande, 2009

 

Razza, razzismo e antirazzismo : modelli rappresentazioni e ideologie / a cura di Zelda Franceschi  – Bologna : I libri di Emil, 2011

 

Razzismo e antirazzismo : una introduzione / Rita Cavallaro Acireale ; Roma : Bonanno, [2012]

 

Contro l’intercultura. Retoriche e pornografia dell’incontro. / Walter Baroni.  Ed. Ombre Corte, 2013 . Collana: Culture , Nr. 104 ; 176 p.

 

 

 

La fatalità della scrittura

È la mancanza di veri criminali alla Agatha Christie o dei serial killer a rendere avara la produzione giallistica israeliana. Questa è la teoria dell’ispettore Avraham Avraham, personaggio principale per Un caso di scomparsa dell’esordiente Dror A. Mishani, che espone ad Hanna Sharabi recatasi al distretto di polizia della periferia di Tel Aviv per denunciare la scomparsa del figlio sedicenne Ofer.

Per l’ispettore non esistono misteriosi delitti in Israele e quando avvengono è il vicino o un parente e in quanto alla scomparsa del ragazzo sono innumerevoli e futili i motivi per cui può decidere di sparire per qualche ora, per poi assicurarla che probabilmente è già rientrato.

Una spiegazione che viene confutata da un membro dello Shin Bet con un’altra che ritiene i poliziotti israeliani impegnati in squallide indagini sulle quali nessuno perderebbe il tempo per scriverci un libro, mentre quelle importanti vengono affidate allo Shin Bet e come ogni servizio segreto evita di essere sotto i riflettori.

Ma il ragazzo non torna a casa, sembra svanito nel nulla, senza lasciare tracce e l’ispettore non trova alcun indizio nella pigra Holon, così lontana dalle luci di Tel Aviv.

Mishani non racconta la storia di un’identità perché il luogo dove si svolge la scomparsa non ha storia. È un luogo impersonale come tante altre periferie: non belle, ma neanche brutte, con palazzi anni ’60 e complessi residenziali in costruzione. In pochi anni la località di Holon si è popolata di locali e di vita notturna. Rari appaiono i riferimenti alla situazione politica israeliana e a quella internazionale, come la presenza di profughi africani e lavoratori stranieri, escludendo i brevi spazi di una quotidianità famigliare interrotta dall’arrivo della cartolina per il servizio militare.

Questo caso di scomparsa è l’occasione per Dror A. Mishani di replicare alla teoria del suo ispettore e lo trasforma in un viaggio nella psiche di Zeev Avni, insegnante di inglese del ragazzo scomparso, che arriva a confondere la realtà con l’immaginazione per alimentare la voluttà di scrivere, sollecitando le indagini.

La narrazione si sviluppa su due binari: quello dell’ispettore Avraham e quello di Zeev, dell’insegnante e vicino dell’adolescente scomparso, rispecchiando da una parte il fatalismo dell’ispettore e dall’altra la continua richiesta d’attenzione dell’insegnante.

Zeev, con le sue interferenze, offre alla polizia un diverso punto di vista per indagare e suscita il biasimo della moglie, quando lui, il novello scrittore, credeva di renderla orgogliosa con il suo progetto di scrittura.

Uno scrittore in erba che non riflette minimamente sul suo comportamento, non pensa alle conseguenze del suo sacro fuoco per la scrittura. Un’ingenua frenesia che non esclude di essere accorto per rimanere in ombra, rendendo le parole delle pesanti parole scagliate verso il prossimo che le legge.

La narrazione si dipana nel gioco delle parti e degli equivoci nel confessare un reato per scoprire le colpe di un delitto.

Avi appare come inebetito dalla vita e ancor più dal caso di scomparsa con il gran senso di colpa nel non aver immediatamente avviato le indagini.

Un essere frastornato dagli eventi che lo rende ben lontano dallo stereotipo di eroe tutto d’un pezzo, sicuro di sé. Egli è invece pieno di incertezze che lo portano ad esprimere il contrario di quello che pensa, con il risultato di confondere gli interlocutori. L’ispettore viene sopraffatto dall’empatia per gli accadimenti altrui, mentre i poliziotti non sono i genitori dei cittadini. Come il suo superiore, Ilana Liss, gli suggerisce per scuoterlo da questo sentirsi inadeguato alle indagini.

Anche il viaggio intrapreso da Avi a Bruxelles, nell’ambito degli scambi tra organi di polizia, sembra solo una parentesi senza alcuna importanza per la narrazione e invece rivela quanto l’ispettore si senta estraneo al mondo in cui vive.

Un fatalismo che viene preso in prestito dall’autore per introdurre il lettore al romanzo utilizzando la frase Ma, porca miseria, perché tutto questo d’avere una spiegazione? tratta da Giacomo il fatalista e il suo padrone di Denis Diderot.

L’ispettore Avi è compassionevole come Maigret, ma a differenza del commissario francese è schiacciato da dubbi sulle scelte da fare, vive un continuo disagio del vivere che lo porta ad evitare di entrare in conflitto con il prossimo, anche se silenziosamente rimane contrariato.

La complessa fragilità che Dror Mishani dipinge su Avi Avraham è da indagare con maggior attenzione, come promette la dicitura “Segue” che sostituisce la più consueta “Fine” come l’ultimo vocabolo del romanzo.

****************************************

03 Libri Dror Mishani La fatalità della scritturaTitolo: Un caso di scomparsa

Titolo originale: Tik Ne’edar

Autore: Dror A. Mishani

Traduttore: Elena Löwenthal

Editore: Guanda (collana Narratori della Fenice), 2013

Prezzo: € 18,00

Pagg.: 304

Disponibile anche in eBook a € 13,99

ISBN 9788860889614

****************************************

All’arrembaggio!

Lungo le coste della Maremma, più precisamente nella splendida isola d’Elba, ha inizio l’avventura del protagonista di questo romanzo, tale Cristiano D’Hercole, meglio noto agli studiosi di storia come il figlio del corsaro Sinan il Giudeo, cognato nonché braccio destro del famigerato pirata Khayr al-Din Barbarossa.

In uno stretto confine tra realtà e finzione abilmente intrecciate tra loro dalla penna di Marcello Simoni, ci troviamo trasportati a bordo delle galee corsare, tra una scorribanda e l’altra, alla ricerca di una reliquia misteriosa che potrebbe minare le basi della religione cattolica per un motivo che ovviamente non ci è dato sapere, ma che è un piacere scoprire pagina dopo pagina a fianco del giovane Cristiano, il cui destino è legato inevitabilmente al mistero.

“Rex Deus” è il nome di quella reliquia, un nome attorno al quale tutt’oggi aleggiano ancora molti dubbi irrisolti o avvolti nell’ombra, come spiega meglio l’autore nella nota finale, dove egli presenta inoltre una breve biografia dei vari personaggi presenti, fornendoci un piacevole approfondimento a lettura conclusa.

Le numerosi fonti storiche e tutti quei fatti realmente accaduti, così come tutti i protagonisti che ne presero parte, si rivelano un ottimo punto di partenza per un romanzo caratterizzato da molteplici colpi di scena e da un susseguirsi di battaglie sanguinose che delineano molto chiaramente la crudeltà della mente umana, non meno della sua avidità, quando essa è assetata di potere o di vendetta.

La figura del sopracitato Barbarossa, il temibile ammiraglio della flotta ottomana che per anni imperversò sulle coste mediterranee, conferisce ulteriore spessore a questa storia che di noioso ha davvero ben poco. Cristiano dovrà fare atto di sottomissione al pirata barbaresco per poter arrivare alla soluzione dell’enigma, stando bene attento a non rivelare le proprie intenzioni all’astuto corsaro, famoso in tutta la flotta per la sua indole spietata.

Piombino, l’Isola del Giglio, l’Argentario, Castiglione della Pescaia e l’Isola d’Elba vanno a fare da cornice a quanto narrato, uno sfondo perfetto di un’avventura per mare che aspetta solo di essere vissuta con il fiato sospeso, grazie al ritmo sostenuto che l’autore non ha risparmiato in nessuna pagina.

Reduce dalla vittoria del Premio Bancarella 2012 ottenuto grazie al successo del romanzo “Il mercante dei libri maledetti”, Marcello Simoni torna in libreria con questa nuova e avvincente avventura che in precedenza era stata pubblicata in versione ebook come “Rex Deus saga” divisa in cinque episodi. Il giovane autore è ormai un nome affermato nell’editoria italiana grazie al suo talento narrativo indiscutibile.

 *******************************

00 Libri L'isola dei monaci senza nomeTitolo: L’isola dei monaci senza nome

Autore: Marcello Simoni

Editore: Newton Compton (collana Nuova narrativa Newton)

Anno: 2013

P. 329

Prezzo: € 9,90

Disponibile anche in eBook a € 4,99

Blog

http://blog.newtoncompton.com/l-isola-dei-monaci-senza-nome/

Una sua breve biografia è presente all’indirizzo della casa editrice:

http://www.newtoncompton.com/autori/s/marcello-simoni

oppure sul sito: http://it.wikipedia.org/wiki/Marcello_Simoni

 

Ritmi del narrare

Il nuovo romanzo di Maria Pia Ammirati LA DANZA DEL MONDO racconta l’inquietudine, la ricerca appassionata di un’autenticità, di una vita che vuole fondarsi, radicarsi con forza su una propria, essenziale verità. La protagonista è una trentenne in bilico tra due amori, due storie distinte e parallele vissute all’interno di un’esistenza stabile ma insoddisfacente. Tra le diverse prospettive, la pluralità di azioni e scelte che si presentano, Linda decide l’azzeramento, il ritorno a una condizione originaria, a un punto potenziale dell’essere. Un’azione radicale che mette a nudo le proprie contraddizioni, le paure e i desideri fino alla radice. Questa ricerca comporta un viaggio che, senza mete precise, diventa un errare e un errare si fa anche, inevitabilmente, errore, esperienza. Errare per essere. Linda volge il suo sguardo, la sua fuga al sud, perché le radici sono in basso, il viaggio è una discesa. Fuori da ogni cliché questo sud dell’anima si popola di personaggi dai contorni decisi, figure di dolcezza e dolore immerse nell’abbacinante luce meridiana. “La vita può essere una rovinosa sorpresa, un accidioso dilemma sospeso tra il restare e l’andare, tra il continuare e lo smettere.” La dicotomia crea un ritmo che diventa, nelle pagine di questo libro, la musica su cui danzano i personaggi nella più vasta coreografia del mondo. Ritmo che alterna voci luoghi e tempi della narrazione. Pulsione ontologica che trova l’essere di là dalla sua stessa soggettività. Qui le cose più semplici come l’amore, l’amicizia, la maternità o la paternità sembrano potersi fondare solo su uno strappo, un dolore necessario per essere, per darsi. Una rivolta profonda, integrale, passa per il corpo, la fisicità: ”Non ero riuscita a trattenere né l’uno né l’altro, le mie cavità fibrose si liberavano con sollecitudine, senza lasciare tracce. Il mio corpo non funzionava secondo natura. Si ribellava, alla natura.” Solitudine, perdita, perfino la violenza subita diventa il costo di una vita liberata, riformata dal suo interno, consapevole; così come il confronto con i fantasmi dell’infanzia diventa il prezzo della crescita, della maturità.

Una scrittura precisa, asciutta, senza enfasi o barocchismi, tesa fino allo spasimo ci conduce in un mondo il cui nervo è completamente scoperto e duole.

 

04 Libri La danza del mondo_copertina_piatta_foTitolo: La danza del mondo

Autore: Maria Pia Ammirati

Editore: Mondadori

Collana Scrittori italiani e stranieri

Pagine: 204

 

Prezzo: € 17,00

Disponibile anche in e-Book

ISBN 9788804624813

 

Enigmi per Dante in chiave moderna

“Amor, ch’a nullo amato amar perdona” è il verso dantesco che più rappresenta questo italianissimo romanzo scritto da Francesco Fioretti. Romanzo che oltre ad essere incentrato su tale verso ha per protagonista niente meno che l’autore del verso stesso, il Sommo Poeta Dante Alighieri.

Sarà la presenza di quest’ultimo, sarà la bravura di Fioretti, sarà merito dell’ambientazione, insomma, sono tanti gli ingredienti che fanno di questo libro un’opera di ottimo livello.

La trama è molto scorrevole e i contenuti sono di facile comprensione anche per coloro che, di Dante, hanno solo una base scolastica. Per di più i numerosi personaggi presenti, tutti dell’universo della Divina Commedia, non vanno per nulla ad appesantire una storia che è resa ancor più avvincente proprio per la loro presenza.

Ma se pensate di leggere “solo” un romanzo storico vi sbagliate, perché all’interno di esso, intrecciato alle sue pagine, sembra celarsi un saggio sull’amore, quello Dantesco ovviamente, il tutto accompagnato da alcuni capitoli dove l’autore interrompe la narrazione per dedicarsi, in modo breve ma esaustivo, ad una analisi degli estratti delle opere di Dante, o della vita del poeta stesso, su cui lui si è basato per la stesura della storia.

Ma di quali avventure è protagonista il grande Poeta? In una fascia d’età compresa tra i diciotto e i venticinque anni egli si ritrova a dover fronteggiare i primordi di quell’amore impossibile per Beatrice che per sempre lo segnerà nel corso della sua vita, incidendo sulle sue opere ma, soprattutto, su molte delle scelte di Dante. A questo si aggiunge la misteriosa morte dell’amico Paolo Malatesta e dell’amante Francesca da Polenta, trovati senza vita stretti nel loro ultimo abbraccio.

Morte su cui Dante e l’amico Guido Cavalcanti si troveranno ad indagare dietro richiesta del padre di Paolo. A fare da contorno c’è una Firenze su cui soffiano i venti di guerra tra Guelfi e Ghibellini, con la prospettiva di dure lotte nelle quali i due amici finiranno per esserne coinvolti.

Per valorizzare ulteriormente la bellezza di questo libro val la pena di soffermarsi sul tema principale che accompagna le sue pagine dall’inizio alla fine, ovvero quell’amore che Dante ha tanto esaltato con le sue opere e che Fioretti ha ripreso e riadatto per questo suo romanzo in modo eccelso, senza rovinarne l’immagine che nel corso dei secoli si è tramandata nell’immaginario collettivo.

Beatrice è, ancora una volta, il motore che fa muovere il tutto, ma se per Dante era la musa ispiratrice, per il nostro moderno autore essa assume più il ruolo di “causa scatenante” di tutti i pensieri, i gesti e le azioni che il protagonista elaborerà ed eseguirà in questa storia e nella sua vita, come poi in realtà sembra essere stato. Una nota di merito va all’autore per l’utilizzo della figura di Guido Cavalcanti che affiancherà il poeta nel corso di tutta la storia come co-protagonista e suo fedele amico, con un ruolo tutt’altro che marginale.

Arrivati a questo punto rimane da capire quale sia la “profezia perduta di Dante” che si annida in queste pagine piene d’amore e dietro cui si celano intrighi e misteri che il poeta dovrà portare alla luce, trasformandosi quasi in un detective. Per fare ciò bisogna inoltrarsi nella strade fiorentine di allora, tra i monumenti che ancora oggi torreggiano sulla città e che Fioretti ha ridisegnato intorno al Sommo Poeta come fosse un pittore, partendo da Ponte Vecchio dove tutto ha inizio, a fianco di quel Malatesta che, prima del compimento del suo triste destino, osserva l’Arno scorrere sotto di lui.

L’idea di rivisitare, tramite la letteratura moderna e con un prodotto di qualità come questo, quei tratti della Commedia che più hanno appassionato i lettori potrebbe stimolare l’interesse in tutti coloro che, di quei tre tomi, hanno solo tristi ricordi scolastici. Per quelli che al contrario sono stati allietati dalla lettura delle tre cantiche, ecco servita l’opportunità di riscoprire quelle emozioni provate allora da un punto di vista tutto nuovo, e questa volta con un pizzico di avventura in più.

Terzo romanzo per Francesco Fioretti, l’autore nostrano che ha scalato le classifiche con le sue precedenti opere “Il libro segreto di Dante” e “Il quadro segreto di Caravaggio”. Per maggiori informazioni a riguardo potete visitare la sua pagina personale nel sito della casa editrice all’indirizzo http://www.newtoncompton.com/autore/francesco-fioretti

*****************************************************

Libri Enigmi per Dante in chiave modernaTitolo: La profezia perduta di Dante

Autore: Francesco Fioretti

Editore: Newton Compton Editori

Pag.: 252

Anno: 2013

Prezzo: € 9,90

Disponibile anche in eBook a € 4,99

Formato EPUB con Social DRM Dimensione 407 KB

EAN 9788854153127

http://blog.newtoncompton.com/la-profezia-perduta-di-dante/