Due donne:
Caryl Churchill famosa drammaturga britannica
decisamente inquietante, che scrive il testo nel 1997
e Lisa Ferlazzo Natoli giovane regista e autrice italiana figlia d’arte
già vincitrice di importanti premi internazionali,
formano la coppia “affiatata” che ci sorprende e ci attrae
con particolare eleganza nell’eterno gorgo dell’ATTESA.
Il luogo è quel TEATRO VASCELLO di Roma
che Giancarlo Nanni e Manuela Kusterman
protagonisti della cosiddetta Avanguardia Romana
fondavano nel cuore di Monteverde Vecchio nel 1989.
Il prodotto è uno spettacolo di ci riporta oggi
attraverso ritmi ossessivamente calmi
ad un mondo sconfinato ed angusto
come dire a quel grigio reale e irreale di ogni giorno
che l’animale uomo riesce inspiegabilmente
a mantenere immutato nel tempo.
Un grigio dove l’ATTESA in se stessa è unica salvezza
come la giacca rossa che illumina la scena
l’alibi che ci mantiene in bilico tra noia, ragione e follia.
Che altro dire senza violare quella sorpresa
che il buon teatro tiene in serbo per il finale
ma vorremmo ancora parlare delle infinite “sfumature di grigio”
che conferiscono allo spettacolo insolita fatale eleganza
e nelle quali ci pare di riconoscere i colori della famiglia.
E già forse abbiamo detto troppo
mentre è doveroso sottolineare la bravura degli interpreti,
Tania Garribba, Fortunato Leccese, Alice Palazzi,Francesco Villano
e Angelica Azzellini, attrici ed attori messi a dura prova
dal ritmo implacabile di una straordinaria regia
che mira con successo ad un armonioso concertato.
Mai come in questo insolito spettacolo
si indovina l’eterno duello tra regista ed interpreti
mentre il numeroso pubblico molto attento
ha risposto intelligentemente applaudendo solo in finale.
Unico difetto di questi spettacolo: una sola replica
ma siamo certi che ci saranno altre riprese.
In fine tornando a riveder le stelle
ho la sensazione di camminare in un mondo bellissimo
magia del Teatro o verità assolute
oltre raffinate trasposizioni intellettuali della tragedia umana.
Sarina Aletta