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Alla ricerca degli artisti perduti 12

Paul Klee Astratto

… L’astrattismo di Paul Klee come un ricamo, un pizzo di Fiandra, un geroglifico gotico di trasparente eleganza, senza urla e senza eccessive malinconie: l’apparenza trasfigurata nella raffinata calligrafia di un poeta sicuro e preciso come un chirurgo dell’anima.

Giovanni Carnovali, (anche Carnevali) detto Il Piccio (1804-1873)

Pittore di scuola lombarda, fu artista di temperamento romantico ,ma di un romanticismo temperato e riflessivo, sopratutto nei ritratti in cui diede ottimi risultati, parimenti influenzato dal più classico Hayez e il più dinamico Delacroix.
Ma è nelle figurazioni mitico/allegoriche che il Piccio libera un temperamento arioso e innovativo in cui le figure si mescolano alla luce di una dissoluzione cromatica che prelude alla pittura di Segantini, e forse ancor più a certe liquide dissolvenze di Monet.

Telemaco Signorini – Strada della Capponcina.

Ecco uno scorcio apparentemente banale di vita paesana: una stradina, un muretto, una luce mattutina, un silenzio…Ma nella quotidianità di un vissuto semplice e scontato è la poesia vera dell’umana esistenza, una dimensione emozionale fortemente radicata nei suoi valori di tempo, di spazio, di luce e di memoria…che altro è la poesia?

Rubens

Non mi piacciono gli eccessi barocchi tipici in Rubens, eccessi che spesso non trovano ragione nella drammatizzazione della scena ma vivono del puro piacere estetico della forma; ma trovo straordinaria la dinamicità in questo dipinto, un movimento che trova nella curva del Cristo morto la chiave di volta quasi di uno spartito musicale…

Maurizio Cattelan: la fortuna di fare notizia

….Ancora e sempre “messaggi”, pretesa ironia, concetti, significati…Va bene, e l’opera? L’opera conta, la forma, il suo valore estetico; non si può fare un’opera d’arte solo con i “contenuti” e le pretese rivelazioni pseudo filosofiche…E’ come venderti una cornice che promette un dipinto che non c’è….In altri termini, non basta snocciolare la trama dell’Amleto: bisogna scriverne i versi, parola per parola, altrimenti sono solo fatterelli, pettegolezzi e ideuzze. Non prendiamoci in giro per favore!

Acqua benevola di vita o malevola matrigna

Il sesto Obiettivo del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo è dedicato all’Acqua pulita e ai servizi igienico-sanitari, affinché non ci sia più una persona su tre senza servizi igienici, perché le popolazioni senza Acqua pulita e servizi igienico-sanitari sono maggiormente vulnerabili ad ammalarsi e a morire.

Nelle baraccopoli africane come in quelle sudamericane, nei campi profughi come a Gaza, i bambini giocano tra acque stagnanti e senza Acqua potabile e servizi igienici.

Si muore sia per mancanza di Acqua che per la sua eccessiva presenza, ma non tutti sono consapevoli di cosa vuol significare avere o non avere l’Acqua.

Una mostra dedicata all’Acqua come elemento di vita, ma anche come motivo di conflitto, non ad un l’utilizzo metaforico come strumento per lavare la propria immagine incrinata da qualche discutibile precedente comportamento, ma come momento di riflessione di quanto una minoritaria parte dell’umanità ha tanta acqua da potersi permettere di sprecarla e quante persone ne soffrono per sua mancanza.

L’Acqua attraverso le opere di una ventina di artisti, dal figurativo all’astratto, che hanno usato la pittura, la terracotta, la fotografia, l’assemblage, le performance e il video, per rappresentarla benevola come fonte di vita o una malevola matrigna come causa di alluvioni e conflitti.

Artisti come Carlo Ambrosoli, Elisabetta Bertulli, Gregorio Gumina e Tiziana Morganti, in un alternarsi di drammaticità e di mito, propongono l’Acqua come ostacolo per raggiungere un luogo ideale, come un’isola, per ricostruirsi una vita.

Claudia Bellocchi, il binomio DESART2 (Alessandra Degni – Simona Sarti), Ada Impallara, Giacomo La Commare e Bianca Lami, propongono una narrazione astratta, per offrire una visione di un’Acqua tumultuosa o placida, attraversata dalla luce o dalla tenebre che rasentano impressionismo.

Luigi M. Bruno, con segni fluidi, offre una lettura dell’Acqua sia di vita che di conflitto e secondo la sponda da cui si guarda, mentre l’acquerello di Alessandra Parisi, da una visuale aerea, propone un fiume che scorre tra piante, la cui tranquillità viene interrotta dalla bellicosa opera dell’uomo.

Bruno Menissale e Cosetta Mastragostino, sembrano affrontare l’apparente immobilità dell’Acqua di una laguna, il primo con plumbee atmosfere, mentre la seconda, con le cromaticità del verde, sono delle piante ad uscire dallo spazio del racconto.

Eclario Barone propone le luci e le ombre, con la cripticità dell’Acqua e si contrappone alla narrazione del fiume conteso nell’opera descrittiva di Massimo Napoli, mentre Tania Kalimerova, delicatamente, affronta la tematica della siccità.

La morbidezza della ceramica di Elizabeth Frolet dialoga a distanza con il lavoro di Daniela Passi, non tanto perché sembra scaturire da reminiscenze Dadaiste, ma per la capacità onirica di rimaneggiare e assemblare oggetti del quotidiano, come nella fluidità delle forme nel narrare.

Le fotografie di Toni Garbasso e di Graziella Reggio sono delle testimonianze immaginative dell’Acqua, la prima nel suo fluire in un’ambientazione crepuscolare, mentre la seconda è avvolta in un’atmosfera melanconica, con la nebbia che avvolge il ponte e la natura e sembra presagire alla siccità.

I video di Eleonora Del Brocco, Daria Lior-Shoshani e Chantal Spapens, passano dal documentario-reportage alla fiction, sino alla testimonianza poetica e performativa.


ACQUA
di vita – di conflitto
Dal 12 ottobre 2024 al 10 gennaio 2025

Con le opere degli artisti:

Carlo Ambrosoli, Eclario Barone, Claudia Bellocchi, Elisabetta Bertulli, Luigi M. Bruno, Eleonora Del Brocco, DESART2 (Alessandra Degni – Simona Sarti), Elizabeth Frolet, Toni Garbasso, Gregorio Gumina, Ada Impallara, Tania Kalimerova, Giacomo La Commare, Bianca Lami, Gianleonardo Latini, Cosetta Mastragostino, Bruno Menissale, Tiziana Morganti, Massimo Napoli, Alessandra Parisi, Daniela Passi, Graziella Reggio, Daria Lior-Shoshani, Chantal Spapens

Inaugurazione il 12 ottobre 2024 alle ore 10.00
Presso la Fondazione MAGIS ETS in via degli Astalli, 16 a Roma

Orario: dal lunedì al venerdì dalle 15.00 alle 17.00
Per informazioni e su appuntamento:
tel. + 39 06 69 700 32
michisanti.p@fondazionemagis.org

Nell’ambito di Arte solidale e in collaborazione con il collettivo Artisti Oltre i Confini
a cura di Gianleonardo Latini


Alla ricerca degli artisti perduti 11

Espressionismo

L’Espressionismo che sempre fu vivo negli artisti e nell’arte, secolo dopo secolo, dall’Ellenismo al Barocco, nell’alternarsi all’olimpico classicismo e il suo sogno di divina armonia (follia dionisiaca e solarità apollinea secondo Nietsche), volle invece dar voce all’umanissima e astrusa pena dell’esistere e delle sue ragioni, ora rabbiose, ora passionali, ora di rivolta, nell’indagare fin nel profondo e misterioso innervare di anima e carne, sangue, libido e disperare, il senso straziante o grottesco, irridente o spietato, d’una interiorità vissuta con anatomica sincerità, grandezze o miserie che fossero, deliri e sogni, d’un rivelatore viaggio agli inferi, alle voci celate o mascherate che s’annidano là dove sgorga la sorgente nascosta e primeva del nostro procedere, lento o turbinoso che sia; fino alla foce che tutto annienta, senza nulla spiegare…

Aubrey Beardsley ( 1872 – 1898)

Volle definirsi “grottesco”, ma più che grottesco Beardsley direi esasperatamente raffinato, di quella raffinatezza tipicamente decadente che fu la stagione della grande letteratura esausta, sensuale, dal gusto un pò deviante e tetro, e anche patetico se si vuole, come la “Patetica” di Chaicovsky, grondante il piacere della morte e l’autocompiacimento della dissoluzione, di astruse pene e implacabili tubercolosi, morti premature e, appunto, raffinatissime malinconie : Mahler, Debussy, Wilde, Proust, d’Annunzio ecc.. .Il fascino di un’epoca nel suo splendido languire, e una nuova stagione creativa che s’annuncia prepotente: il Novecento e le sue avanguardie!

La matrice Espressionista dell’arte contemporanea

… Più vedo, esamino, ricerco, commento, più prendo atto che la quasi totalità dell’arte contemporanea, dico contemporanea, non le cosiddette avanguardie storiche del novecento, è figlia geneticamente della matrice espressionista, laddove per espressionismo si determina la crisi della umana società che esamina e cauterizza spietatamente le proprie ferite e le proprie viscere..

Alla ricerca degli artisti perduti 10

Luciano Ventrone vs Caravaggio

… EPPUR, PAR VERO!… (la verosimiglianza non è tutto!)

Luciano Ventrone, ribattezzato da pregevoli critici ” il Caravaggio del XX secolo!”

.. .Non c’è niente di Caravaggio, né la sua passione profondamente umana, nè la sua disperata carnalità, nè la rabbia, né l’amore incondizionato per la vita misera e splendente che sia, le cose, gli uomini, i diseredati, la sua forza e la fiducia nella nobiltà dell’esistere, sia nella purezza, sia nelle sue contaminazioni….per non parlare della tecnica chiaroscurale, in Ventrone pura, ostinata accademia di frigida, capillare realizzazione!

Luigi Crosio (1835 – 1915)

Pittore di genere e di ambito piuttosto commerciale, grafico, illustratore…Fu un artista che rappresentò quella tipica tendenza del gusto borghese fine ottocento che amò le rievocazioni dell’antichità classica con una tecnica liberty tardo-romantica che molto ricorda (ma in chiave qualitativamente minore ) le composizioni erotico-floreali di Mucha e le scenografie classicheggianti di Laurence Alma-Tadema.

Tutto un sentire pseudo- romantico e illustrativo di una presunta romanità, nel gusto salottiero frutto di quell’ambito piuttosto angusto e senza pretese eroiche della Torino sabauda post-riunificazione italiana…

Tom Roberts (1856 – 1931)

Emigrato con la famiglia in Australia nel 1869, a Melbourne, iniziò a praticare la tecnica fotografica, studiando contemporaneamente pittura con Frederick McCubbin. In seguito tornò in Inghilterra dal 1881 al 1885, dedicandosi totalmente alla pittura.

Quindi ancora in Australia,nel periodo degli anni ’90 in cui risalgono i suoi dipinti più noti.

A parte gli anni della prima guerra mondiale e seguenti,dove lavorò in un ospedale, visse in seguito e fino al suo decesso nella sua casa a Kallista vicino Melbourne anni sereni e produttivi.

Nella tradizione dei grandi paesaggisti inglesi, Roberts trova un suo spazio basato su una qualità pittorica di notevole livello, dove la sua visione acquista un respiro originale e intenso, a mezza strada tra l’Impressionismo di Monet e le elegie malinconicamente aristocratiche di Whistler. D’altro canto si distingue nell’uso della sintesi pittorica e nella rinuncia del descrittivismo che in alcuni esempi ricorda addirittura le macchie essenziali di un Fattori (vedi la celebre ” Rotonda Palmieri”)!

“Deposizione dalla croce” (dettaglio)

Pietro Lorenzetti ( 1280-1348)

Nella raffinata eleganza formale della Sacra Composizione vive pure il respiro di un umanissimo dolore, nel legame d’un amore inscindibile tra la Madre e il Figlio.

nelle forme estenuate e sottili, nella testa riversa del Figlio che offre alle mani sottili e febbrili di Maria il fluire a cascata dei suoi capelli, nella guancia che si stringe alla sua fronte, e la bocca e gli occhi di Lei che più non ha lacrime da spargere su quel corpo esile e abbandonato: in tutto domina lo strazio, pur muto e contenuto, di una Fatalità che è la Fatalità dell’Agnello sacrificale, e della sua crudele necessità.

Le forme e i lineamenti, pur ieratici e preziosi come diamanti incastonati, aldilà della ermetica fissità bizantina, indicano la nuova strada che s’inoltra verso la luce meridiana dell’Umanesimo, ma qui ancora tenera d’una dolcezza adolescenziale, nella fanciullezza d’un dolore stupefatto di sé. ( “Mors stupebit et natura”!)

Alla ricerca degli artisti perduti 9

LUIGI CRISCONIO (1893 – 1946)

Iscritto nel 1913 all’Accademia di Belle Arti di Napoli, se pure per temperamento fu avverso alla pittura accademica, fu grande ammiratore di Michele Cammarano, usufruendo del suo prezioso insegnamento.
Continuatore del tradizionale “Vedutismo” meridionale, se ne discosta per una vena tutta sua di disincantata malinconia in cui la tecnica eminentemente impressionista assume valenze di sintesi che saranno più tardi di un Sironi, di un Carrà.
Fu presente poi in importanti esposizioni in Italia e all’estero.
Non molto amato dalla critica ufficiale per la sua visione di un paesaggio che allude a venature crepuscolari e più introspettive, come solitamente accade, dopo la sua morte fu ampiamente rivalutato come addirittura il più grande pittore napoletano del XX secolo!

EGON SCHIELE (1890 – 1918)

Schiele è stato un “caso” a sé: intelligenza creativa e visione originalissima della realtà figurativa in modi precocissimi e già risolutivi fin dall’inizio del suo breve percorso artistico.
Espressionista fin dal profondo di sé, provenendo dai preziosi languori del Decadentismo europeo (Klimt ), ha subito preconizzato gli sviluppi della nuova figuratività nella drammatica interiorizzazione di un eros non felice né compiuto, come slancio disperato che ha in sé le conseguenze del “cupio dissolvi” della musica di Mahler, intuizione del germe mortale che già si insinua nei pallori, nei lividi verdi dei suoi adolescenti colti nella muta stupefazione del proprio esistere già contaminato dalla consapevolezza della propria fragilità.
Tutti esiti figurativi di altissima qualità che fanno di Schiele la promessa mantenuta dell’enfant prodige del neonato espressionismo, e per gli sviluppi imprevedibili che purtroppo non furono realizzati per la sua giovane vita recisa ad appena 28 anni dalla terribile “Spagnola”, la peste europea che tante vite distrusse nei primi venti anni del ‘900!

MARIO SIRONI (1885 – 1961)

La pittura di Sironi che tanto amo, forte, densa,quasi sbalzata dalla tela, con le sue stesure di terre corpose e calde, nella solitudine sospesa di una città in attesa di un evento surreale che pure non verrà; una solitudine che sa di silenzi e antiche malinconie.

Markus Yakovlevich Rothkowitz detto MARK ROTHKO (1903 – 1970)

…E’ INCREDIBILE COME IN ROTHKO STESURE APPARENTEMENTE PIATTE EVOCHINO INVECE PROFONDITA’,PIANI E PROSPETTIVE INSONDABILI E SORPRENDENTI: E’ LA STESSA MISTERIOSA PROFONDITA’ DELL’ANIMA CHE SI MANIFESTA…Non c’è la figura,né uno spazio determinato da coordinate prospettiche, ma c’è lo spazio dell’interiorità animica: il mistero più antico e arcano dell’Universo…..ed è sepolto in noi!