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Alla ricerca degli artisti perduti 9

LUIGI CRISCONIO (1893 – 1946)

Iscritto nel 1913 all’Accademia di Belle Arti di Napoli, se pure per temperamento fu avverso alla pittura accademica, fu grande ammiratore di Michele Cammarano, usufruendo del suo prezioso insegnamento.
Continuatore del tradizionale “Vedutismo” meridionale, se ne discosta per una vena tutta sua di disincantata malinconia in cui la tecnica eminentemente impressionista assume valenze di sintesi che saranno più tardi di un Sironi, di un Carrà.
Fu presente poi in importanti esposizioni in Italia e all’estero.
Non molto amato dalla critica ufficiale per la sua visione di un paesaggio che allude a venature crepuscolari e più introspettive, come solitamente accade, dopo la sua morte fu ampiamente rivalutato come addirittura il più grande pittore napoletano del XX secolo!

EGON SCHIELE (1890 – 1918)

Schiele è stato un “caso” a sé: intelligenza creativa e visione originalissima della realtà figurativa in modi precocissimi e già risolutivi fin dall’inizio del suo breve percorso artistico.
Espressionista fin dal profondo di sé, provenendo dai preziosi languori del Decadentismo europeo (Klimt ), ha subito preconizzato gli sviluppi della nuova figuratività nella drammatica interiorizzazione di un eros non felice né compiuto, come slancio disperato che ha in sé le conseguenze del “cupio dissolvi” della musica di Mahler, intuizione del germe mortale che già si insinua nei pallori, nei lividi verdi dei suoi adolescenti colti nella muta stupefazione del proprio esistere già contaminato dalla consapevolezza della propria fragilità.
Tutti esiti figurativi di altissima qualità che fanno di Schiele la promessa mantenuta dell’enfant prodige del neonato espressionismo, e per gli sviluppi imprevedibili che purtroppo non furono realizzati per la sua giovane vita recisa ad appena 28 anni dalla terribile “Spagnola”, la peste europea che tante vite distrusse nei primi venti anni del ‘900!

MARIO SIRONI (1885 – 1961)

La pittura di Sironi che tanto amo, forte, densa,quasi sbalzata dalla tela, con le sue stesure di terre corpose e calde, nella solitudine sospesa di una città in attesa di un evento surreale che pure non verrà; una solitudine che sa di silenzi e antiche malinconie.

Markus Yakovlevich Rothkowitz detto MARK ROTHKO (1903 – 1970)

…E’ INCREDIBILE COME IN ROTHKO STESURE APPARENTEMENTE PIATTE EVOCHINO INVECE PROFONDITA’,PIANI E PROSPETTIVE INSONDABILI E SORPRENDENTI: E’ LA STESSA MISTERIOSA PROFONDITA’ DELL’ANIMA CHE SI MANIFESTA…Non c’è la figura,né uno spazio determinato da coordinate prospettiche, ma c’è lo spazio dell’interiorità animica: il mistero più antico e arcano dell’Universo…..ed è sepolto in noi!

Alla ricerca degli artisti perduti 6

Antonio Mancini ( 1852-1930)

.. Ecco “Il saltimbanco” di Antonio Mancini.

Qualcuno osa ancora definire Mancini un pittore “minore” della scuola napoletana della seconda metà dell’800,un artista dalle equivoche soluzioni cromatiche (pare che impastasse nel colore frammenti vetrosi per acquisire maggior lucentezza) e dalla morbosa condizione psichica (fu spesso in cura per vari disturbi mentali), come se ciò potesse sminuire l’opera di un artista!…Spesso usava per i suoi “scugnizzi” e “prevetarielli” queste figure di fanciullini malaticci e crespi,esili e dai grandi occhi penetranti,tipici di quella umanità affamata e disagiata spesso illustrata da tanta letteratura tardo ottocentesca della scuola verista. Ma non voglio far cattiva letteratura delle solite deprimenti miserie e disagi di un meridionalismo scontato (ne ha già fatta il buon Fucini a suo tempo nel disadorno e scabro “Napoli ad occhio nudo” che sconvolse e scandalizzò i bravi borghesi umbertini!). A me interessa la bellezza,la straordinaria intensità di questo mingherlino adolescente in procinto di esibirsi sulla corda di un circo forse di guitti di periferia.Seria attenzione, attesa concentrata dell’adolescente vestito di panni di scena,a braccia incrociate,nella muta sospensione che precede l’esibizione. Colori caldi,come usa Mancini, riflessi meridiani e lo spazio che isola e avvolge il piccolo protagonista nel suo momento cruciale.Scuola naturalista? Sì,ma una realtà pur sognante e immobile.Eccessivo pittoricismo che rischia il folclorico?..No, non in questa figura,non in tanti coloriti personaggi manciniani, dove l’umanità si concentra e si realizza in una pittura degna di un maestro secentista,un Velasquez, un Murillo. Vale più questo saltimbanco di tutte le dame eleganti ed altere del “tout Paris” boldiniane!

Lucian Freud (1922 – 2011)

L’Espressionismo di Lucien Freud anticipa certe “sgradevolezze” degli iperrealisti, ma nelle sue livide nudità, nella corporeità nuda e senza infingimenti, nei ritratti che superano “l’urlo” di Francis Bacon, c’è tutta la tragedia umana nel suo disfacimento coraggiosamente rivelata in primo piano, lo spietato “teatro” che sa di Beckett e di Jonesco…

Mark Rothko, pseudonimo di Markus Yakovlevich Rothkowitz (1903 – 1970)

Mark Rothko non volle mai definirsi astrattista,ma come disse:” Mi interessa solo esprimere le emozioni primarie umane di base..”- Come definirlo allora? Un ASSOLUTISTA?..Come ricerca delle emozioni assolute e basilari?

Anton Schiffer (1811-1876)

Paesaggista d’un romanticismo tutto “contenuto” e senza alcuna drammatizzazione, lontano dallo “Sturm und drang” e dalla cosmicità di Caspar Friederich. Nella sua natura, prevalentemente alpestre, quasi confortevole e rassicurante illustrazione turistica, l’uomo è immerso nel tiepido meriggio di una dimensione amica e rasserenante: questo spiega la sua fortuna nei frequenti passaggi d’aste. La sua tecnica, piuttosto di maniera, guarda più all’Arcadia di un Poussin, di un Lorrain, piuttosto che ai contemporanei tedeschi compresi dalla innovativa   temperie romantica. La sua luce, domestica e tranquilla, ci racconta di un narratore in pace amorosa con il suo mondo rurale nel quale la Natura non è ostile né matrigna.

Masaccio

Ecco il famoso nudo che “triema” per il freddo, dal “Battesimo dei neofiti” di Masaccio, proverbiale esempio del drammatico realismo del grande innovativo artista del ‘400, in cui naturalismo e idealizzazione si fusero nella scarna semplicità di una pittura che,oso dire, anticipa le stesse finalità di un Caravaggio due secoli dopo…