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Filologia Atac-chense

MP Atac IMG_20170206_120113Con tanti attori e doppiatori che abbiamo a Roma, sorprende il tono svogliato e depresso con cui vengono annunciate sulla metro le prossime fermate, come pure l’accento impastato (irlandese?) con cui sulla Metro B una voce femminile annuncia che “the train terminates here”. Ma davvero poi si dice così o non siamo piuttosto ai livelli del “menu to consult” e dell’ “homemade tiramisu” che si legge nei locali del centro?

Ebbene, aggiornatevi. Prendo oggi il 62, la vettura è nuova e una voce annuncia le varie fermate. Eccone una: “Csò Vittorio Emanuele – Argentina”. Proprio così: “csò”. Sul display si legge chiaramente “C.so Vittorio Emanuele – Argentina”. La fermata successiva è addirittura meglio: “Csò Vittorio Emanuele – Nàvona”, con l’accento sulla terzultima sillaba. Già l’altra settimana prendendo il 30 avevo sentito “Piazza Venezia – Aracòili”, pronunciato come avrebbe voluto il latinista Ettore Paratore. A questo punto è chiaro che la ditta che ha subappaltato la lettura dei testi a oscuri immigrati neanche ha ricontrollato il lavoro svolto. E immagino altri possibili annunci: “largo pioxi”, “via di sagnese”, “slorenzo in lùcina”

 

Lambando (e traballando) sul bus

C’erano una volta, a Roma e non solo, mezzi pubblici spartani e rumorosi, ma anche quelli che usavano l’elettricità sferragliavano allegramente, con panche di legno o sedili in formica e plastica.

Al mattino non era difficile trovare quei mezzi ancora bagnati per l’energico trattamento di pulizia coi vetri che brillavano ai primi raggi del sole.

In quei lontani anni non sarebbe stata necessaria l’estrema cautela con la quale oggi si tende a prendere posto sui sedili, non rischiando di impataccarsi con sospetti untumi spalmati ovunque.

Oggi i glutei trovano la morbidezza delle poltrone ben imbottite, ma polverose e con un tessuto che non ha la consistenza per sopportare l’irruenza dei nostri giorni. I bus sono più veloci,ma dove mai può correre un tale mezzo nel traffico cittadino con una ripresa degna di essere utilizzata per scattare in pole position? Forse sono un ottimo test per mettere alla prova di tali improvvise sollecitazioni gambe e braccia di noi passeggeri. In fondo gli anziani dovrebbero essere grati di poter viaggiare, anche gratuitamente,su mezzi pubblici così tecnologicamente avanzati, non solo adatti per trasportarli da un luogo all’altro, ma anche per l’attività ginnica alla quale vengono forzatamente sottoposti.

Cosa c’è di meglio contro l’artrosi delle mani di un continuo, disperato articolare delle dita intorno agli appositi sostegni?

Un continuo accelera e frena, un’inutile esibizione di potenza di un motore Mercedes, ma forse un mezzo di trasporto pubblico dovrebbe avere delle caratteristiche diverse da un’auto di formula uno!

Del resto non tutti i conducenti esprimono le loro frustrate ambizioni da pilota sportivo in grugniti con il prossimo o tanto veloci e distratti da saltare una fermata o di abbreviare drasticamente la sosta. Altri autisti sono pazienti e cortesi, fanno scivolare il mezzo senza sobbalzi evitando le mille buche del flipper stradale, guidando con leggerezza i bestioni che trasportano l’umana varietà.

Esperti nello zigzagare tra le distrazioni del vigile che pure non coglie gli inverosimili parcheggi in doppia e tripla fila, essi portano alla sospirata destinazione migliaia di utenti soddisfatti, passeggeri che una volta tanto non trovano la necessità di esibire la loro atleticità nel rimanere saldamente avvinghiati ai sostegni di fortuna o in forbiti soliloqui di sopravvivenza urbana.

Perciò niente “pole dance” sui pali del bus e del tram, e più che “lambate” dei valzer, per giungere senza scossoni alla meta.

Solo Marinetti avrebbe potuto dare un senso poetico al turbinoso condurre del mezzo pubblico, ma si sarebbe arreso davanti allo sconfortante spettacolo del lerciume.

Il mezzo pubblico pulito e con un’armoniosa guida è uno dei migliori biglietti da visita per il turismo. Quale tristezza e pena vedere dei sedili che nella loro sporcizia perdono l’imbottitura non trascurando l’odiosa difficoltà di vedere malamente attraverso i finestrini per la ragnatela intollerante delle sovrapposizioni pubblicitarie.

Tra il contrastare la legge di gravità e rendere possibile la compenetrazione dei corpi, sul viso dell’utente il più sereno, il più distinto, il più serafico, almeno una volta è apparsa la mefistofelica espressione d’intolleranza verso gli inopportuni zainetti portati a spalla con estrema disinvoltura e sbatacchiati a destra e a sinistra senza rispetto per l’altrui scomodità.

L’amabile utente, in questo caso, vorrebbe trasformarsi nel tagliuzzatore mascherato, impugnando affilate forbici e tranciando senza rimorso le cinghie degli zaini per sentirsi di nuovo libero di respirare, non più urtato dagli inopportuni ingombri, e gioire finalmente nel veder rotolare in terra il lurido e maleducato sacco.

Stranamente sono molti i proprietari di zaini che ignorano la utile funzione della morbida e opportuna cinghia posta alla sommità del sacco. E infine, il decoro urbano non è solo il centro storico decontaminato dagli interventi graffiti sui muri, ma sopratutto l’efficienza dei mezzi pubblici puliti per passeggeri sollevati e sorridenti, con posti a sedere che non assomiglino ai logori inginocchiatoi delle antiche chiese per alleviare il disagio delle rotule degli anziani in preghiera.

Una nota piacevole la visione delle recenti pensiline con le loro candide linee, molto più indicate delle tonalità di rosso cupo del logo capitolino.

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 Decalogo

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