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Ricordare la Shoah in Italia

di Michela Beatrice Ferri

La risoluzione 60/7 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 1º novembre 2005, durante la 42ª riunione plenaria, ha designato il “Giorno della Memoria” come ricorrenza internazionale che viene celebrata ogni anno – a partire dal 2001 in Italia – il 27 Gennaio per ricordare, per commemorare, le vittime della Shoah.

Il 27 Gennaio del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz.

Per quanto riguarda la Repubblica Italiana, gli articoli 1 e 2 della legge 20 luglio 2000 n. 211 definiscono così le finalità e le celebrazioni del Giorno della Memoria:

«La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.

In occasione del “Giorno della Memoria” di cui all’articolo 1, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere».

Commemorare significa fare memoria assieme, fare memoria affinchè chi non ha visto, chi non ha conosciuto, possa sapere, possa essere educato alla Storia e quindi ai suoi errori, ai suoi drammi.

In Italia, le pubblicazioni e gli eventi dedicati al Giorno della Memoria sono un valido supporto allo studio, perchè è lo studio – l’osservazione, l’ascolto dei Testimoni – ad aiutare le nuove generazioni a capire, a essere consapevoli, a distinguere i vari momenti della Storia.

Vi è un evento di particolare importanza che va indicato: Domenica 27 gennaio, alle ore 15.00, in via Eupili (all’angolo Abbondio San Giorgio) verrà apposta una targa commemorativa per ricordare la Scuola Ebraica di via Eupili che accolse bambini, ragazzi, docenti, personale espulsi dalle scuole del Regno d’Italia per volere del regime fascista : una scuola nata dalle leggi razziali. Questo evento è parte del progetto “Milano è memoria”, che contribuisce a coltivare la memoria storica e critica delle istituzioni e degli avvenimenti della città. Nel caso della ex Scuola Ebraica di via Eupili il Comune assieme alla Comunità ebraica di Milano e alla Fondazione CDEC, hanno preso l’iniziativa di apporre una targa a ottant’anni dalla emanazione della prima norma antiebraica del fascismo che riguardò la scuola (L 5 gennaio 1939, n. 94, Conversione in legge del Regio decreto-legge 23 settembre 1938-XVI, n. 1630, concernente l’istituzione di scuole elementari per fanciulli di razza ebraica – GU n. 31, 7 febbraio 1939).

Vi sono state, e continuano a avere luogo, le testimonianze dei sopravvissuti, di chi conserva ancora la forza per raccontare – instancabili testimoni della Storia: Liliana Segre, Goti Bauer, Sami Modiano, e altre figure quali Pietro Terracina e Nedo Fiano. Ricordiamo i testi: di Nedo Fiano “A5405” (Edizioni San Paolo, 2018), di Sami Modiano, “Per questo ho vissuto. La mia vita ad Auschwitz-Birkenau e altri esili” (Rizzoli, 2014), di Liliana Segre con Enrico Mentana, “La memoria rende liberi” (Rizzoli, 2015), di Liliana Segre con Daniela Palumbo “Scolpitelo nel vostro cuore. Dal Binario 21 ad Auschwitz e ritorno: un viaggio nella memoria” (Piemme, 2018), di Liliana Segre con Emanuela Zuccalà, “Sopravvissuta ad Auschwitz. Liliana Segre, una delle ultime testimoni della Shoah” (Paoline, 2013), di Alberto Mieli con Ester Mieli, “Eravamo Ebrei” (Marsilio, 2016).

La testimonianza di Liliana Segre ci riporta ad un significativo anniversario: 75 anni fa, il 30 Gennaio 1944, la partenza dal Binario 21 dei sotterranei della Stazione Centrale di Milano di quel convoglio diretto ad Auschwitz, su cui la tredicenne Liliana e suo padre Alberto Segre furono caricati a calci e pugni – fu il treno merci su cui vissero il viaggio della deportazione. All’ingresso di quel luogo che oggi è il Memoriale della Shoah, ecco il grande muro grigio con l’enorme scritta «Indifferenza», suggerita e voluta da Liliana Segre.

È il coraggio dei testimoni della Shoah di raccontare, di rivivere ciò che hanno vissuto nei Lager nazisti, il fondamento e il senso di queste Giornate della Memoria. Dopo le testimonianze di Liliana Segre a Milano, del giorno 15 Gennaio 2019 presso il Teatro degli Arcimboldi e del 22 Gennaio 2019 presso il Teatro alla Scala, sarà Sami Modiano a parlare agli studenti italiani della Shoah – Martedì 11 Febbraio 2019, presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano.

A questo proposito voglio ricordare le parole di Elie Wiesel (1928-2016), pronunciate a Boston nel 1998 in occasione della costituzione della “Associazione Figli della Shoah”: «Ci chiediamo che cosa succederà alla memoria della Shoah quando scomparirà anche l’ultimo sopravvissuto: i suoi figli saranno qui per continuare a testimoniare».

A raccogliere le voci dei testimoni della Shoah è il prezioso documentario “Memoria”, direct-to-video di “Forma International”, del 1997, diretto dal regista Ruggero Gabbai su soggetto di Marcello Pezzetti e di Liliana Picciotto – tra i massimi studiosi italiani della Shoah; una pellicola della Fondazione “Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea” di Milano.

Nel film sono raccontate le testimonianze di circa 90 ebrei sopravvissuti ai campi di sterminio, tra cui quella di Shlomo Venezia, di Rubino Romeo Salmonì, di Nedo Fiano, di Ida Marcheria, di Leone Sabatello, di Liliana Segre, di Alberto Mieli, di Goti Herskovits Bauer, di Settimia Spizzichino, di Piero Terracina, di Sabatino Finzi, di Elisa Springer, di Alberto Sed, di Mario Spizzichino, di Lina Navarro, di Virginia Gattegno, di Dora Venezia, di Raimondo Di Neris, di Matilde Beniacar, di Alessandro Kroo, di Dora Klein, di Luigi Sagi, di Elena Kugler. Il documentario tratta delle diverse fasi della Shoah italiana: dall’applicazione delle leggi antiebraiche del 1938, allo scoppio della guerra, dagli arresti nel 1943 alla deportazione ad Auschwitz, fino alla liberazione e al ritorno a casa. Il documentario “Memoria” verrà proiettato alle ore 19.00 di Lunedì 28 Gennaio 2019, presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Milano.

Studiosi di storia della Shoah hanno proseguito le loro ricerche dando vita a testi che costituiscono strumenti utili per conoscere la Shoah, per capire la questione storica e le sue conseguenze. A questo proposito, voglio indicare: di Liliana Picciotto, “Salvarsi. Gli ebrei d’Italia sfuggiti alla Shoah. 1943-1945” (Einaudi, 2017), di Michele Sarfatti, “Gli ebrei nell’Italia fascista. Vicende, identità, persecuzione” (Einaudi, 2018), di Marcello Pezzetti, “Il libro della Shoah Italiana” (Einaudi, 2009), di Sergio Luzzatto, “I bambini di Moshe. Gli orfani della Shoah e la nascita di Israele” (Einaudi, 2018), di Anna Vera Sullam Calimani, “I nomi dello sterminio” (Einaudi, 2001), di Francesca Costantini, “I luoghi della memoria ebraica di Milano” (Mimesis, 2016), di Stefania Consenti, “Il futuro della memoria. Conversazioni con Nedo Fiano, Liliana Segre, e Piero Terracina, testimoni della Shoah” (Paoline, 2011), di Stefania Consenti, “Binario 21. Un treno per Auschwitz” (Paoline, 2010), di Frediano Sessi e Carlo Saletti, “Visitare Auschwitz” (Marsilio, 2011).

Dal Memoriale della Shoah di Milano alla Sciesopoli di Selvino in provincia di Bergamo: diversi sono i luoghi in cui in questi giorni ci si appresta a fare memoria, a ricordare ciò che è stata la Shoah e ciò che sono state le sue conseguenze. La Memoria è ravvivata anche attraverso i segni, i monumenti: la posa delle “Pietre di inciampo”; le “Stolpersteine”, così come le ha chiamate il suo artista creatore Gunter Demnig, per depositare, nel tessuto urbanistico e sociale delle città europee, una memoria diffusa dei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. L’opera consiste nell’incorporare, nel selciato stradale delle città, davanti alle ultime abitazioni delle vittime di deportazioni, piccoli quadrati blocchi in pietra ricoperti da una piastra di ottone posta sulla faccia superiore. Un movimento – oltre che un’opera d’arte diffusa – che si pone come reazione ad ogni forma di negazionismo e di oblio, per ricordare tutte le vittime del Nazional-Socialismo, che per qualsiasi motivo siano state perseguitate: religione, razza, idee politiche, orientamenti sessuali. Anche quest’anno, in questi giorni, nella città di Milano avverrà la posa di altre “Stolpersteine”.

Pubblicato 26 Gennaio 2019
Articolo originale
da Frontiere

grazie a Leonardo Servadio