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Tiziano e il papa

L’occasione è da non perdere, infatti per l’esposizione dedicata a Tiziano viene prestata in Italia per la prima volta il dipinto “Il vescovo Jacopo Pesaro e papa Alessandro VI davanti a San Pietro”. Grazie ad una recente pulitura, si può apprezzare meglio questa tela, che fa da fulcro alla mostra allestita a Palazzo Cosmo in Pieve di Cadore. Ho avuto il piacere di visitare questa esposizione che oltre all’importante dipinto del giovane Vecellio offre l’opportunità di visionare una decina di opere di riferimento e di confronto attraverso dipinti, disegni, silografie, gemme, armature, documenti preziosi così da poter comprendere meglio, esaminando gli avvenimenti nell’ambito della commissione, l’opera proveniente dal Museum voor Schone Kunsten (Museo di Belle Arti) di Anversa. La grande tela del Pittore di Pieve di Cadore, fu eseguita in un’unica soluzione su una tela coperta da un sottile strato di gesso sul quale Tiziano ha abbozzato la composizione con il carboncino.

La presenza, in mostra, dell’apparato multimediale aiuta il visitatore a leggere in pieno il capolavoro della fase giovanile di Tiziano. Quindi una mostra a tutto tondo. Il luogo dell’esposizione non poteva essere altro che il simpatico Paese di Pieve di Cadore che ha fornito i natali a Tiziano Vecellio. Proprio in una lettera scritta alla Magnifica Comunità di Cadore verso la fine del 1572, Tiziano affermava: “… io ho amato la cara patria et cercato d’honorarla sempre et favorire le cose sue”. Nel dipingere la tela, Tiziano si è avvalso di pigmenti di alta qualità. Quei rossi, i verdi, i gialli possono tranquillamente essere paragonati agli altrettanto rossi, verdi e gialli di un Cima da Conegliano o di un Giovanni Bellini.

Ma Tiziano fa di più, istituendo delle tecniche personali consistenti nella fluidità delle forme, nella consistenza materica delle superfici. Tutto questo è stato possibile grazie alla volontà non solo delle istituzioni locali, ma anche da parte di quel mondo dell’associazionismo e del volontariato. Una mostra quindi, se possibile, da visitare confortata anche dal catalogo dei Fratelli Alinari, garanzia di una perfetta edizione e che testimonia attraverso la delicata riproduzione di tutte le opere in mostra e non solo quanto visto personalmente.

Colorata visione per ognuno di voi.

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06 Mostre TizianoTIZIANO, VENEZIA E IL PAPA BORGIA

Dal 29 giugno al 6 ottobre 2013

Pieve di Cadore (Bellunno)

Fondazione Centro Studi Tiziano e Cadore (Palazzo Cosmo)

Orario:

dal lunedì alla domenica

dalle 10.00 alle 19.00

Ingresso:

intero 8,00 €, ridotto 6,00/4,00 €

Informazioni:

tel. 0435/212170 – 501674

sito web

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06 Mostre Tiziano 1

Un déjà vu Enciclopedico

Eh no, non ci siamo, questa volta proprio non ci siamo. Frequento Venezia da più di dieci anni e con essa le varie Biennali d’Arte o di Architettura, anno dopo anno vengono chiamate con nomi più o meno accattivanti. Quest’anno la 55. Esposizione Internazionale d’Arte ha come sottotitolo Il Palazzo Enciclopedico. Il Palazzo Enciclopedico venne ideato da Marino Auriti, artista naif auto-didatta italo-americano, venuto a mancare nel 1980 e che nel 1955 immaginò un museo che avrebbe dovuto ospitare tutto il sapere dell’umanità, raccogliendo dalla ruota al satellite le più grandi scoperte del genere umano, mai attuato praticamente. Quest’anno, però, nell’Esposizione veneziana, non solo non si è riusciti nell’intento dell’Auriti, ma ancora peggio, infatti se un rimprovero deve essere fatto, questo va ai curatori in senso lato, non tanto a chi espone. Chi espone fa il suo mestiere bello o brutto che sia. I curatori, invece, dovrebbero fare il loro mestiere consapevoli delle esposizioni e/o errori del passato. Questa volta, lo dico con cognizione di causa, avendo visitato la Biennale. Non ho mai visto un ripetersi di déjà vu, passando da padiglione a padiglione, in quelle che vengono chiamate le partecipazioni nazionali.

Un’occasione persa, perché pur essendo queste Biennali (una volta definite d’Arti visive) un concentrato di una parte dell’avanguardia o della contemporaneità, pur essendo ormai da anni un affastellarsi di performance, installazioni, videoarte e altro (ormai la Pittura e la Scultura non esistono più in questi tanto agognati luoghi espositivi, o se esistono sono in piccola percentuale rispetto a tutto il resto che pare che non ci siano), questa volta è stato solo e unicamente un noioso ripetersi di cose già viste.

Lo so creare è difficile, essere innovativi pure, ma BASTA, BASTA, BASTA con le solite proiezioni video (tra l’altro per essere originali, ho visto anche i televisori che proiettavano video sistemati al suolo, per poterli vedere bisognava letteralmente sdraiarsi per terra). Basta con le performance, con le espressioni di natura concettuale posta all’estremo.

Cito a caso, dopo i vari Schifano, dopo il new dada e la minimal Art, l’Arte povera, la bodyart, Bill Viola, bisogna fare altro. Ma se questi sedicenti artisti non sanno, più di tanto, cosa inventarsi, che si ritorni a quella sana e pura espressione d’Arte coniugata attraverso il “fare” PITTURA o il “fare” SCULTURA. Infatti in questa edizione si passa da un Charles Ray dal suo iperrealismo fuori misura (l’immagine di una donna in tailleur alta almeno tre metri), a un Damian Ortega che riunisce, a cerchio e sospesi, tanti oggetti di vita quotidiana, alle sculture viste e riviste di Duane Hanson, a Enrico Baj, a un Gianfranco Baruchello, alle rocce sospese di Phyllida Barlow, per parlare solo di alcune espressioni ‘artistiche’ ripetute già nel passato. Non si scomodi, con questo, l’idea dell’Auriti perché si poteva benissimo dare spazio a cose già viste con del nuovo così da poterli mettere a confronto. Ma forse il nuovo non c’è? E se saltassimo un’edizione, per dare il tempo di produrre qualcosa di veramente originale e perché no, di un nuovo modo di concepire la pittura nel senso più materico del termine o di nuove forme della scultura?

Negli interventi di presentazione alla stampa Massimiliano Gioni, curatore la 55.Esposizione Internazionale d’Arte, domanda quale sia il mondo degli artisti?

Comunque v’invito lo stesso a vedere questa esposizione veneziana perché ciò che ho descritto è solo un parere personale.

Mi piacerebbe, infatti, essere INTELLIGENTEMENTE smentito. So apprezzare le critiche solo se motivate e con un senso proprio.

Auguri.

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55. Esposizione Internazionale d’Arte 2013

Il Palazzo Enciclopedico

Dal 2 giugno al 24 novembre 2013

Venezia

Giardini / Arsenale

Orario:

dal martedì alla domenica

dalle 10.00 alle 18.00

Ingresso:

intero 30/25 €, ridotto 22 €

Informazioni:

tel. 041/5218.828

sito web

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Biennale di Venezia Palazzo Enciclopedico Camille Henrot

Tana libera tutti …

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TANALIBERATUTTI …

 Sabato 12 ottobre h.18.oo

 Finissage con replica della performance dell’attrice Luisa Stagni

Stop agli abusi sui bambini anche grazie alle voci dell’arte. Questo il senso con cui la Chiesa Avventista ha accolto e sostenuto, all’interno della “Campagna 7″ e con i fondi dell’Otto per Mille, l’artista Claudia Bellocchi nella sua riflessione “TANALIBERATUTTI”.

 L’esposizione è articolata su tre interventi pluridisciplinari: dalla gestualità delle opere su carta, Claudia Bellocchi, infatti, passa al video rendendo incisivo il messaggio attraverso l’animazione delle gouache, sino ad arrivare alla performance per appropriarsi della parola e dello spazio con l’azione dell’attrice Luisa Stagni.

Meglio prevenire piuttosto che curare e l’esposizione di Claudia Bellocchi permette di riflettere sul tema, ponendo anche la questione di un insegnamento cosciente: rendere partecipe il prossimo della conoscenza può essere un’occasione per migliorare l’umanità ed evitare un’altra forma di abuso.

 La “Campagna 7 – Stop agli abusi sui bambini” coinvolge 200 Paesi nel mondo e punta a mettere in circolo ogni forma di idea utile ad arginare il dramma degli abusi sui minori: un movimento globale aperto a chiunque voglia impegnarsi a sensibilizzare in ogni forma sul tema.

 La rete di amore solidale è già stata lanciata: all’iniziativa hanno già aderito sostenitori fornendo gratuitamente il loro supporto.

 La prima tappa dell’esposizione “TANALIBERATUTTI” sarà Roma il 27 Settembre alle ore 18:00 presso lo Spazio espositivo Moto della Mente in Via Monte Giordano 43, per seguire con altre città italiane.

 TANALIBERATUTTI

Inaugurazione venerdì 27 Settembre ore 18:00

Spazio espositivo Moto della Mente

Via Monte Giordano, 43 – 00186 Roma

Tel. 06/6869974

Homepage

 La mostra rimarrà aperta dal 27 settembre al 12 ottobre 2013  Dal lunedì al venerdì dalle ore 15.00 alle 19.00

 http://www.claudiabellocchi.it/        http://news.avventisti.it/

 

Emilio Greco: una vitalità tutta da scoprire ovvero la lingua viva della scultura

Gaspare Del Fiore la definì “sensualità immaginativa” e ancora: “La ricerca della sintesi, la voglia di “asciugare” la forma fino all’essenziale, quasi all’astratto…” Per Leonardo Sciascia invece il collegamento vitale con l’antico “l’ha operato, per sua parte, attraverso una visione del mondo essenzialmente erotica, di armonia erotica. Sorgente di quest’armonia è, naturalmente, il corpo della donna; e da lei si irradia in tutte le cose: forma, ritmo, misura del mondo”, parlando …”invece la lingua viva della scultura”.

Ugo Moretti ebbe a dire che fu: “Tra i pochissimi artisti moderni che si rendono conto che l’opera deve essere finita e risolta in ogni suo minimo particolare espressivo, che non lasciano all’abbozzo o al volazzo estroso la funzione del facile effetto…”.

Queste e altre definizioni sono state donate a quell’Artista della forma scultorea che risponde al nome di Emilio Greco.

A questo Artista viene ora dedicata una esemplare esposizione ad opera di quella Fondazione, la Carichieti dove ho già avuto modo di parlare. In occasione, infatti, del centenario della nascita dell’Artista catanese (Catania 1913 – Roma 1995), la Fondazione Carichieti ha organizzato, nel bel Palazzo (restaurato) de’ Mayo a Chieti, una mostra a tutto tondo di Greco dal titolo: La vitalità della scultura. Infatti proprio di vitalità si parla, si ascolta, si guarda, ogni volta che ci mettiamo di fronte, di lato, avanti, dietro ad una scultura di Emilio Greco.

A cura di Gabriele Simongini, con la collaborazione degli Archivi Emilio Greco di Roma e dell’Opera del Duomo di Orvieto, la mostra presenta sculture e disegni, focalizzata sul tema del corpo. Sedici sculture fra bronzi, terrecotte, gessi e cementi, accompagnano un gruppo di 26 disegni di soggetto sportivo che provengono dagli Archivi Greco di Roma, dal Museo Emilio Greco di Orvieto e da collezioni private.

Emilio Greco è stato uno dei maggiori scultori italiani del secondo ‘900, ebbe il Gran premio per la scultura alla Biennale di Venezia del 1956. Le sue opere sono conservate nei musei di tutto il mondo, dalla Tate Gallery di Londra all’Ermitage di San Pietroburgo, dal Museo Puskin di Mosca all’Open-Air Museum di Hakone, dai Musei Vaticani alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e altri ancora. Fra i lavori più celebri di Greco è sufficiente ricordare le Porte della Cattedrale di Orvieto, il monumento a Papa Giovanni XXIII in San Pietro, il monumento a Pinocchio a Collodi.

La personalità di Emilio Greco esce ben presto allo scoperto per quella profonda carica di umanità, misura classica e dolce sensualità, rivelatrici di quell’attitudine lirica che lo porterà, anche, a comporre diversi componimenti poetici. Nel visitare la mostra ho ritrovato, così, diversi lavori già visti anni addietro e nel rivederli non ho avuto la sensazione del già visto, non sono opere datate. Ed è questa la grandiosità di un artista, quella cioè di essere sempre contemporaneo anche dopo che la sua attività si è fermata da tempo.

Il corposo catalogo, edito da Allemandi, contiene le riproduzioni delle opere esposte a Chieti, i saggi di Gabriele Simongini ed Elisabetta Cristallini ed un ricordo di Antonella Greco (figlia dell’artista). Contiene, anche, una serie di foto che documentano l’artista al lavoro.

Serena visione.

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05 Mostre Emilio Greco 02_-allestimento-Testa-di-fata-1953-Archivi-Greco-RomaEMILIO GRECO

La vitalità della scultura

Fino al 29 settembre 2013

Palazzo dè Mayo

largo Martiri Della Libertà 1

Informazioni:

tel. 0871/359801

Sito

Ingresso libero

05 Mostre Emilio Greco una vitalità tutta da scoprire greco 205 Mostre Emilio Greco una vitalità tutta da scoprire greco 305 Mostre Emilio Greco una vitalità tutta da scoprire Immagine

Ghirri: voce del verbo vedere

Ecco che la realtà si confonde con le nostre proiezioni, natura e artificio mescolandosi formano una complessità illeggibile, il nostro sguardo annega nell’indecifrabile o soggiace al luogo comune visivo. Acquisire la consapevolezza delle leggi che regolano la visione, ci permette di affrontare le immagini, l’immagine del mondo.

Nell’ottima mostra allestita al MAXXI l’opera fotografica di Ghirri ha, tra gli altri, il merito di guidarci in un’esperienza educativa del vedere. Che il vedere sia frutto di processi fisiologici e psicologici insieme, lo sappiamo dagli studi sulla percezione visiva (Kanitzsa, Gregory, tra gli altri) i quali con metodologie e sviluppi differenti dimostrano quanto l’atto del guardare sia un processo implicante fortemente la soggettività. Vedere è anche ricordare, è anche un fatto affettivo, e può certamente essere un atto conoscitivo.

Capire, leggere e interpretare le immagini è come leggere o ascoltare un discorso: se non ne conosciamo la lingua per noi è incomprensibile. Bisogna partire dall’alfabeto, dai singoli segni elementari, svelare le leggi che regolano i rapporti tra i vari elementi, svelarne il funzionamento, la sintassi.  L’opera fotografica di Ghirri ha questo forte intento metalinguistico.

Una delle principali leggi percettive riguarda ad esempio i rapporti che intercorrono tra figura e sfondo, in base alla quale su un campo visivo uno o più elementi che si distaccano da un insieme indeterminato assumono lo statuto di figure mentre il resto del campo arretra e diventa sfondo. Si tratta di un fatto complesso, qui troppo esemplificato ma sul quale è sorta la lunga diatriba tra astrazione e figurazione che ha attraversato il secolo scorso e forse mai risolta.

In molte immagini fotografiche di Ghirri l’indeterminatezza ci interroga su cosa sia sfondo e cosa figura in un’alternanza che l’occhio per ragioni fisiologiche e psicologiche accetta solo per un tempo brevissimo. Siamo costretti a scegliere cosa vedere, decidere priorità percettive. Il frequente ricorso dell’artista fotografo a tassellature spaziali o alle cosiddette immagini di controscambio, induce nell’osservatore una riflessione, un surplus di attenzione. Ghirri lavora sullo spaesamento dello sguardo permettendoci di accedere a un livello profondo dell’esperienza visiva.

Di una semplicità disarmante dal punto di vista tecnico le fotografie di Ghirri raggiungono un’altissima misura poetica funzionando come macchine di senso, e agiscono potentemente sulla memoria, sembrano reperti di un nostro mondo infantile, apparentemente semplici trasportano invece un carico di ambiguità.

Perché le immagini sono illusioni, il vero non più scindibile dal verosimile.

Un lavoro affascinante che ricorda nel metodo, nell’intento, quello impressionista. Ghirri fa con lo scatto fotografico quello che i pittori della luce e del colore hanno fatto con il pennello. Non a caso dall’operazione impressionista abbiamo tratto una prima grande lezione decostruttiva dell’immagine (e penso a Cezanne) che ha avuto le note conseguenze, passando per il cubismo, sull’arte contemporanea. Decostruire un’immagine è evidenziarne il meccanismo, trovare la struttura che regge “la rappresentazione”. C’è inoltre un armamentario di specchi vetri e riflessi nonché l’uso di reticoli grate e tassellature che ancora una volta, rendendo lo spazio rifratto e geometricamente rarefatto, infinito e bidimensionale, avvicina il fotografo ai pittori impressionisti. Naturalmente si tratta di suggestioni, l’opera di Ghirri presenta punti di tangenza con buona parte della riflessione artistica contemporanea (penso a Kosuth e ad alcune esperienze di Land Art) e a ritroso con le avanguardie storiche.

Nelle fotografie ospitate al Maxxi, divise in tre grandi filoni tematici, si snoda un percorso che partendo dall’osservazione di oggetti/soggetti artificiali in perfetta osmosi con il paesaggio urbano o naturale giunge alle fotografie di Paesaggi e alla sezione Architetture. Non c’è monumentalità, le cose umane e quelle naturali giacciono su un unico piano, in una loro sconcertante evidenza, nel silenzio, senza tempo.

Guardando queste immagini si avverte come un’assenza, un certo distacco dalla cosa osservata, lo sguardo è sempre un po’ in basso quasi dovesse passare attraverso un bagno purificante e ridiventare infantile. Messaggi di carta da un mondo illusorio colto sul punto di sparire per sempre, fragili come ricordi di cose appena intraviste e pronte a rituffarsi nell’oblio.

 

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Mostre Ghirri Ecco che la realtà si confonde con le nostre proiezioni webLUIGI GHIRRI: PENSARE PER IMMAGINI

Icone Paesaggi Architetture

Dal 24 aprile al 27 ottobre 2013

 

Roma

MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo

via Guido Reni 4/a

 

Informazioni:

Tel. 06/39967350 – 3210181

Sito web

 

Orario:

11.00 – 19.00 (martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, domenica)

11.00 – 22.00 (sabato)

lunedì chiuso

Mostre Ghirri Ecco che la realtà si confonde con le nostre proiezioni Bastia-1976

Mostre Ghirri Ecco che la realtà si confonde con le nostre proiezioni Bastia-1976