Il dialogo politico tra alcuni paesi Sudamericani ha inserito la retromarcia e sembra modificare i “blocchi” di alleanze politiche ed economiche nei confronti degli Yankee (nordamericani). Fenomeno strutturale o marginale? Troppo presto per dirlo, determinanti alcuni eventi di politica nazionale come le negoziazioni di pace tra presidente Santos e le FARC in Colombia, la necessità di legittimazione del neopresidente venezuelano Nicolas Maduro ed i fermenti continui delle coalizioni intragovernative come UNASUR (Unione delle Nazioni Sudamericane), ALBA (Alleanza bolivariana per le Americhe) e MERCOSUR (Mercosur Mercado Común del Sur). La conciliante politica estera di Obama, più disposta al dialogo rispetto al suo predecessore, e l’influenza del nuovo Papa Latinoamericano dai valori bolivariani, del resto, ha contribuito a trasformare l’antico e sottile gioco di scacchi tra Nord e Sud America come un grande “Risiko” dove, invece di avanzare con dei piccoli carri armati di plastica, si procede a colpi di Twitter.
Con un messaggio di Twitter è stata annunciata dal ministro venezuelano delle Relaciones Interiores, Justicia y Paz, Miguel Rodríguez Torres la liberazione del “gringo Timothy Hallet Tracy”, documentarista statunitense arrestato in Venezuela poco dopo le elezioni presidenziali con l’accusa di aderire al piano di destabilizzazione del paese. Un gesto di conciliazione caldamente raccomandato da Obama, segno tangibile dell’avvio di una “relazione più costruttiva” tra Venezuela e Stati Uniti, ristabilita con l’incontro in Guatemala tra il Segretario di Stato americano, John Kerry, con il suo pari venezuelano Elías Jaua. La ripresa dei dialoghi tra gli Stati uniti e il Venezuela e la possibilità di ristabilire i reciproci ambasciatori non solo ha ricomposto la frattura di epoca Chavista, ma ha implicitamente dato l’Ok degli Stati Uniti all’insediamento di Maduro, come presidente del Venezuela.
Nel frattempo Maduro in tour Europeo, ha ricevuto la benedizione di Papa Francesco. Nella nuova atmosfera di “cordialità” ricreata dopo le invettive di Chavez, Papa Francesco da buon padre di famiglia ha auspicato distensione tra i suoi figli Maduro e Santos (presidente della Colombia), che si erano accusati reciprocamente di cospirazione: è necessaria l’armonia e l’appoggio dei bolivariani venezuelani per proseguire con il lungo processo di pace tra il governo Colombiano di Santos e le FARC (Las Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia).
Infatti dopo oltre sei mesi di trattative nelle quali Norvegia e Venezuela hanno fatto da garanti, le Forze Armate Rivoluzionarie Colombiane (Farc) e il governo di Juan Manuel Santos hanno raggiunto un primo accordo che va definendo il quadro di una riforma agraria, il primo dei sei punti sul tavolo del negoziato. Santos ha definito con un colpo di Twitter questo come un “paso fundamental” per porre fine a 5 decadi di conflitto armato.
È plausibile che Santos con l’intenzione di ricandidarsi alle prossime elezioni del 2014, stia tentando di acquisire consensi mettendo velocemente in rete questo goal; scommette sulla posta contraria l’ex presidente colombiano Álvaro Uribe, anch’esso probabile candidato delle prossime elezioni, che nel duello a colpi di Twitter afferma “il governo premia i terroristi”.
Anche nella politica estera, la Colombia o meglio il governo di Santos, cerca un avvicinamento con gli Stati Uniti e la Nato: il ministro della Difesa colombiano Juan Carlos Pinzón firmerà il primo accordo di cooperazione tra Colombia e la NATO (Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord).
Per questo Bolivia, Nicaragua e Venezuela hanno già ritenuto di convocare d’emergenza il Consiglio di Sicurezza del blocco costituito dall’UNASUR.
Pericolo imminente o estremizzato antimperialismo? Forse lo scopriremo più velocemente dai messaggi Twitter, che non dalle notizie riportate dai giornali.