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Post d’Arte: da Caravaggio ai Fayyum

Caravaggio e Controriforma

Caravaggio, l’eroe della Controriforma (malgré lui!). L’artista che ridiede dignità umana e semplicità spirituale alla santità rivelata nella quotidianità e nella concretezza di uomini e donne “veri” e non più come meravigliose icone trascendentali… E’ buffo che poi proprio questi che erano i valori perseguiti dalla severa Controriforma trovassero nei prelati stessi scandalo e disappunto..

L’arte ai posteri

I mediocri e sciatti prodotti artistici che il nostro tempo lascerà ai cosiddetti posteri (arte povera, poverissima, vani e cervellotici giochi concettuali, performance assurde e grottesche) sono la traccia veritiera di questa nostra umanità dissacrata, impoverita, umiliata, che ignora o ha dimenticato di sè e del mondo, la grande ricchezza della nostra pur breve esistenza: il senso profondo e assoluto di appartenenza al miracolo del Creato… I grandi artisti del passato, pur vivendo meno e meno bene di noi, avevano in sé questa certezza e questa forza che dava alle loro opere un senso di eternità e alla loro pur breve vita una traccia imperitura..

L’equivoco Iperrealista

L’Iperrealismo è un equivoco concettuale basato sul forsennato virtuosismo in gara con la fotografia, ma che non produce nessuna vera emozione creativa se non lo stupore di quanto tempo e lavoro venga sottratto alla vera ricerca estetica.

Ritrattistica Fayyum

La serie dei ritratti del Fayyum mi ha sempre affascinato: prodotto della tardiva ritrattistica romana, la magnifica qualità pittorica di questi dipinti, addirittura commoventi nel rievocare ancor vivissima l’intensità psicologica degli uomini e delle donne trapassati, mi fanno sentire aldilà del tempo vicini e ancor vitali nella loro malinconia, lo sperare, l’esistere del loro quotidiano: ecco la vera bellezza, perché vera e disarmata… Eppure, a pensarci, sono solo ritratti funebri di povere mummie dimenticate… pensate alle squallide fotografie grigie e scolorite che illustrano i defunti nei nostri cimiteri!

Post d’Arte: da Pollock a Frida

Pollock e Hopper

Ecco le due anime fondamentali dell’estetica americana: Pollock e Hopper… Una ne rappresenta la tendenza, pur infantile e primitiva, alla dissoluzione e autodistruzione, con tutte le sue componenti romantiche e nichiliste di proporsi aldilà di ogni schema e ogni limite… L’altro è l’anima del radicato conservatorismo e tradizionalismo legato ai valori d’appartenenza fondamentali: la propria terra, la cultura ereditata e la sostanziale fiducia nel senso concreto del proprio esistere, pur con tutte le incertezze e malinconie inevitabili…

La matita di Seurat

I disegni di Seurat. Magnifici disegni. In questo caso più che di “puntinismo” si dovrebbe parlare di “diffusismo” in cui la materia si sfibra e si ricompone nella vibrazione della luce attraverso un tessuto vivo nel quale l’elemento figurativo ritrova la sua magica dimensione.

Whistler l’arioso

Whistler. Ecco, questo è un pittore che ho sempre amato: modernissimo, originale, intenso, soffuso di una malinconia tutta sua. Egli supera l’impressionismo nelle sue atmosfere evanescenti e crepuscolari… come fosse un Turner redivivo passando dalla cosmica solarità dell’inglese alle penombre intessute di silenzi e solitudini notturne irrimediabili.

Postraffaelliti?

C’è qualcosa nel manierismo di eccessiva accentuazione estetica e pronunciata raffinatezza formale che fa pensare irresistibilmente agli ideali formali dei preraffaelliti.. .in effetti questi artisti avrebbero dovuto chiamarsi più giustamente “postraffaelliti!”

La bellezza del paesaggio

Non mi stancherò mai di elogiare la bellezza, nei dipinti dal ‘300 al ‘500, degli sfondi paesaggistici: invenzioni di volta in volta fantasiose, elegiache, nitide di una luce incorrotta, quasi favole originali che suggeriscono il desiderio di rievocare un mondo perfetto, un giardino edenico, una natura segnata dal divino.

Rodin: il flusso del sentire

Tutto in Rodin è puro erotismo, beninteso come pura sacralità dell’esistere: sentire, sentire, sentire le manifestazioni della vita come flusso irresistibile e prepotente, e la vita stessa come eterna primavera crudele e vitalissima, e in questa totale aderenza dell’artista alla vita in quanto tale è appunto la sacralità del suo eros necessario e irresistibile che in tutte le sue opere si manifesta.

Frida Kahlo

La pittura della Kahlo risente di quella cultura che fu precolombiana e che è ancora viva in quelle genti, cultura per un verso ricca e raffinata, e per altro crudele e sanguinaria. Nella sua pittura ci sono tutte le componenti di quel mondo violento e carnale: il cromatismo feroce senza mezze misure, la naturalità spietata del corpo vista nella sua elementarietà, tutte componenti di una natura si’ bellissima ma terribile ed eccessiva come quel clima. Una cultura che ancora risente di un primitivismo affascinante ma che reca in se’ l’eredità di antiche barbarie, e in questo è la gioia infantile e la pena dell’esistere espresso dalla Kahlo,