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Post d’Arte: dalla Balthus a Giacomo Ceruti

Balthus
Né surrealista,né tantomeno ispirato a Dalì. Si può congetturare una sua dimensione estetica direi sicuramente “ambigua” e malinconicamente sensuale, se mai si può legare la malinconia alla sensualità. Una sensualità ricca di impressioni e precordi infantili: una infanzia commista di penombre e di sogni, la cenere e le scintille nascoste nel riserbo di un raffinato, quasi estenuato decadentismo.

Pop Art e Conseguenze
Purtroppo da lì, dalla Pop Art, nasce tutto il contesto discutibilissimo di “certa” arte contemporanea. Fu l’alibi iniziale che poi giustificò una alluvione di pretesi artisti e pretesi “eventi” basati sulla rivelazione della banalità del quotidiano, ma anche sulla sciatteria elevata a folgorante opera d’arte di cui ancora se ne scontano le conseguenze. Operazione senza alcuna autentica interpretazione e trasformazione estetica: contrabbandare una ideuzza concettuale a risoluzione finale senza alcun lavoro e travaglio di ricerca sulla materia in cui l’artefice da sempre si era misurato nel manipolare la realtà a sua immagine e somiglianza.

Decadentismo
Si disse una volta che il Decadentismo fosse arte “guasta”….Che errore! Io preferisco definirla sopratutto come ultima frangia del Romanticismo di cui vive gli ultimi disinganni e bagliori. Un ambito in cui straordinari scrittori,poeti,pittori,musicisti, malinconici, sarcastici e disincantati,trovarono rifugio al loro magnifico “cupio dissolvi”!

Pollock
Egli rappresenta tragicamente la frammentazione animica e spirituale dell’uomo contemporaneo, nella perdita irrimediabile di una integrità che fu sua un tempo. Frammentazione che fermenta nel caos e nella dispersione di una umanità disorientata. In questo Pollock è l’inconscio ma geniale messaggero di questo nostro smarrimento; una società che si compiace del suo progresso tecnologico,ma incapace di ritrovare il sentiero che riconduce all’Uomo.

Giacomo Ceruti
Giacomo Ceruti (1698-1767) detto ” il Pitocchetto”–Un Caravaggio in tono minore,dimesso,senza tragedie, che racconta sottovoce la realtà quotidiana della miseria e dell’umanità che in penombra fatalmente la vive, e giustamente usando una gamma monotona di colori terrosi e poveri di contrasti illuminnanti.

Post d’Arte: da Sironi a Canova

Sironi

Nelle lapidarie geometrie urbane di Sironi respira la disperata utopia, il sogno desolato dell’ultimo uomo..

Realismo del ‘900

Il “Realismo” del ‘900. Una impressione di grande rigidità, non solo tecnica ma anche emotiva: vien da dire banalmente che sono più espressivi i manichini della Rinascente…Tutto l’impianto e la struttura della scuola realistica del ‘900 patisce questo difetto di fondo: la carenza di ogni traccia di rigurgito passionale, che invece nel grande maestro del Realismo ottocentesco ( Courbet) viveva e subiva la vitalità degli ultimi strascichi del Romanticismo…Forse eludendo il solo Lucien Freud e la sua tragica carnalità, nei capiscuola del ventesimo secolo aleggia un sentimento anodino della realtà, una inquietante fissità che rimanda ai racconti di fantascienza, altra passione dei nostri tempi, dove l’uomo smarrisce la sua identità umana in un percorso straniante che allude fortemente alla effettiva crisi di contenuti e valori etici di cui soffriamo, almeno dalla fine della seconda strage mondiale…

Caravaggio e i suoi Bari

I “Bari” di Caravaggio. Un dipinto atipico di Caravaggio: non c’è dramma, né tragedia, né santi, né martiri. E’ un documento di cronaca quotidiana, quasi un “flash”, una vignetta che illustra uno scorcio di vita…Ed è per questo che aldilà del suo valore artistico tradisce un Caravaggio “minore”, quasi umoristico, da cartolina illustrata. Un Caravaggio che non dipinge per l’eternità ma si contenta di vivere il suo tempo tra l’osteria, il baro, lo scansafatiche, lo straccione, l’ingenuo, tra il vino, le risse e i soldi da procurare..Quasi commovente nel suo desiderio,naturale una volta tanto, di appartenere al suo tempo!

Non si deve confondere il narcisismo con la pura e semplice vanità…La vanità s’ammira e si nutre degli apprezzamenti altrui, di un’autostima eccessiva e direi anche patetica: per vanità ci si “piace”..Il narcisismo fa di sé il centro di tutto, è un continuo guardarsi dentro senza mai sfuggire al controllo del proprio “io”, è una schiavitù che fa di sé il proprio aguzzino. Il narcisismo è una forma di nevrosi dolorosa e logorante. Basti pensare che l’immaginario dei grandi artisti si nutre di narcisismo: essi traducono il mondo e il circostante a propria immagine e somiglianza, e come ben si sa questo processo sottintende angoscia e sofferenza…

Achille Formis

Achille Formis, 1832-1906. Lago di Como, collezione privata. Sicuramente di lombardo c’è la intensa profondità luministica improntata ad una interiorità intenta al valore poetico del frammento, del dettaglio: luminosità diffusa e dolce, quasi velata, rivelatrice di silenzi e incanti lacustri..

Antonio Canova

Forse l’unico caso nella storia dell’arte di un artista vero le cui potenzialità espressive sono rimaste intrappolate da una tendenza generale (Neoclassicismo) consacrata alla levigata e frigida perfezione formale. Del resto il Neoclassicismo stesso è una tendenza delle arti nata da un equivoco estetico che portava in sé il germe del suo fallimento: resuscitare le virtù formali dei grandi scultori greci del quinto secolo…Ma Fidia o Scopas o Prassitele avevano ben altra vita e sangue nelle vene delle loro splendide divinità: il Mito della bellezza sublime e nello stesso tempo umanissimo, portato di quei tempi gloriosi, che non poteva rivivere agli inizi di quel 19° secolo e di quella società traviata dagli eccessi sanguinari della Rivoluzione e delle manie di “grandeur” di una Francia corrotta politicamente nelle mani di un genio della guerra (Napoleone), mezzo corso e mezzo italiano, cinico perfetto e figlio ideale di Machiavelli, che non poteva somigliare certo al magnifico Pericle dei suoi tempi aurei!

Post d’Arte: da Corolla a Sironi

Joaquin Corolla

Apprezzabilissimo pittore di sicura tecnica, ma la sua ascendenza più che impressionista (di cui usa talvolta la solarità della macchia, ma lontanissimo dalle folgorazioni di un Monet) è di dichiarata ispirazione tardo preraffaellita, pur senza le intenzioni mitico-favolistiche di quel movimento, o meglio ancora alfiere di quella pittura tardo romantica che ha il sapore di certe rievocazioni classiche di un lirismo da piccolo salotto nostalgicamente gozzaniano.

Whistler l’americano

Ecco, Whistler è un pittore che trovo di straordinaria aristocraticità, e nonostante agisca in quell’ambito tardo ottocentesco un po’ decadente e un po’ impressionista, attinge ad una interiorità che realizza le più alte valenze romantiche (romanticismo, per capirci, alla Flaubert), ma anche con singolari profezie di quelle che saranno le novità novecentiste (vedi “Notturno in blu”).

Domenico Induno

Nonostante il pericolo della retorica sentimentale, inevitabile per tali soggetti, “Alla ruota degli esposti” di Domenico Induno risulta notevole per qualità pittorica, per la resa magistrale della materia d’ambientazione: il muro, l’angolo desolato a cui s’appoggia la donna stremata, le sue vesti logore ma dignitose, la fredda solitudine d’intorno nell’albeggiare tetro, tutti elementi resi con grande equilibrio oltre che tecnico anche emotivo. Il dramma è evidenziato senza eccessi e senza clamori, il pallore della donna spicca come una tacita condanna della sua povertà e dell’indifferenza colpevole c della società: essa è sola e abbandonata al suo gesto disperato, la terra degli uomini e il Cielo stesso sono assenti. Il dipinto vive di un realismo sobrio ed intenso degno di Courbet, segnato da un dolente intimismo che non urla né accusa; sinfonia mesta di grigi e di silenzi, più efficace e risoluta d’ogni pletorica arringa.

Salvador Dalì

La Crocefissione di Salvador Dalì forse è il dipinto migliore dell’artista…l’unico in cui il suo virtuosismo forsennato tradisce un sentimento di profonda cosmicità dell’Umano..

Mario Sironi

Una pittura che è quasi scultura, bassorilievo folgorato dal taglio di luci radenti, una gamma cromatica essenziale di terre, grigi ferrosi e squarci di oltremare. Nei paesaggi urbani, desolati e deserti una poesia sobria, compatta di malinconica astrazione metropolitana, rare tracce umane che attraversano mute il silenzio di gelido albeggiare.

Post d’Arte: Da Cézanne a Rembrandt

Cézanne e Monet

Con tutti i limiti e i pregi, Cézanne è per istinto attratto e proiettato verso le “scoperte” (non solo artistiche) del novecento… Monet, impressionista sì, ma anche ultimo continuatore dell’estetica romantica nella vibrazione drammatica e “sentimentale” del suo tessuto pittorico.

Non tutto è stato detto!

Non è vero, come si professa per legittimare ogni assurdo sperimentalismo fuorviante, che “tutto è già stato detto”. Laddove l’uomo, l’artista, il creativo, esprime le sue autentiche emozioni (sostenute da una personale, necessaria tecnica), là è l’autentica novità. Vedere il mondo e trasfigurarlo a propria immagine è l’atto eterno della creazione. La pretesa originalità non si conquista a tutti i costi per stupire (o per scandalizzare). L’originalità è il frutto naturale e la naturale conseguenza della propria visione del mondo. Laddove l’artista è fedele al proprio vissuto fino in fondo, là è l’autentica “novità”, e lì ogni volta l’arte si rinnova!

Quando “giustificare”

Con tutto il rispetto per l’istintualità e il valore del momentaneo, secondo me l’astrazione in pittura ha necessità, più che nel figurativo, di giustificare il suo procedere secondo una più rigorosa ricerca di motivazioni strutturali. Intendo che non basta l’intensità emotiva dello slancio: si deve dar ragione di un progetto oltre che tecnico anche intellettuale ,proprio perché ci si inoltra in un terreno insidioso dove i riferimenti con il reale sono depistanti e ambigui.

Nudi “normali”

Lo splendore dei nudi caravaggeschi è soprattutto nella “normalità” muscolare, se così si può dire, del personaggio, adolescente o vecchio che sia, una bellezza naturale e scevra da quelle sovrabbondanze muscolari financo eccessive e grottesche riscontrabili per esempio anche nel grande Buonarroti, intento com’era nel creare una superumanità celeste o infernale che fosse!

Caravaggio e Rembrandt

Sicuramente la rivoluzione caravaggesca ha influenzato il percorso di molti artisti sia in Italia che in Europa, fra gli altri anche il grandissimo Rembrandt… con la differenza, mi sembra, a parte i forti contrasti “notturni” con i fondali scuri da cui emergono le figure (eredità caravaggesca),una visione meno drammatica, una maggiore ricchezza e felicità cromatica con una pennellata meno severa e drastica, ma più mossa e vibrante.

Post d’Arte: Da Bouguereau al Merisi

William-Adolphe Bouguereau (La Rochelle 30 novembre 1825 – La Rochelle 19 agosto 1905)

Bougereau… ecco la tremenda trappola del “bello” superficiale, del grazioso, della delizia degli occhi!.. Una esplosione di zuccheri e melassa. Eppure in tanta vellutata beltà non c’è un grammo di sangue che possa commuoverci. Ecco il pericolo della pittura gratificante che inganna con le sue “avances” melliflue il già disorientato spettatore che qui si rasserena e si contenta del dipinto “confiture”!

Guido Gustavo Gozzano (Torino, 19 dicembre 1883 – Torino, 9 agosto 1916)

Gozzano, un poeta tutto da rivalutare, non un minore, come si disse, della poesia piccolo-borghese e salottiera, ma uno scrittore e poeta vero che rinunciò alla retorica accademica e patriottica per rifugiarsi nel mondo delle piccole, grandi emozioni che sono poi il senso e la realtà della nostra vera vita, lontana dal frastuono dei grandi eventi della storia nazionale… Un poeta intimista ma soprattutto pessimista riguardo alla stentorea proclamazione dei grandi temi sociali, delle rivoluzioni e dell’ottimismo progressista (lui come Leopardi del resto), e intento invece alla quotidianità dei sentimenti che è la storia delle nostre piccole esistenze, tessuto prezioso e malinconico del nostro umanissimo divenire.

Artisti generosi e artisti ritrosi

Al contrario dell’artista romantico e generoso nell’empito dell’atto creativo, direi che la condivisione emotiva con lo spettatore (necessariamente intelligente, sensibile e pur esso creativo) accade come conseguenza inevitabile dell’atto compiuto però nella essenziale solitudine della propria coscienza creativa. Mi viene in mente, all’opposto dell’artista che ama “darsi” nell’urgenza di comunicare, l’aristocratico atteggiamento dell’artista (Leonardo) che non ama esser divulgativo ma che addirittura pone tra sé e lo spettatore ostacoli e labirinti formali quasi a depistare l’invadente intromissione dell’ipotetico spettatore (che se è attento e fortunato può salire a bordo della nave, ma resta sempre un magnifico clandestino), spettatore che spesso equivoca naturalmente sulle intenzioni dell’artista; anche se comunque ogni opinione è già in sé un atto creativo.

Poveramente Concettuale

A proposito della cosiddetta arte “concettuale”, che ormai imperversa e spadroneggia da fin troppo tempo,vorrei dire che il suo problema non è tanto la ricorrente bruttezza o la sciatteria formale quanto il grave, gravissimo equivoco intellettuale su i suoi presupposti di valenze simboliche e contenutistiche che commerciano idee e ideuzze con i soliti alibi di importanti e fondamentali valori, appunto concettuali e filosofici. Questo vale ovviamente anche per la cosiddetta arte “povera” che più povera di così non si può… Una volta per tutte, da che mondo è mondo, e da quando artefici primitivi disegnarono sulle pareti di remote caverne, “l’idea” o il “concetto” non vale per sé,ma vale soltanto e diventa significativo se trova la sua forma adeguata con la quale l’idea si avvalora e diviene sostanza estetica!

Michelangelo Merisi, detto Caravaggio (Milano, 29 settembre 1571 – Porto Ercole, 18 luglio 1610)

Caravaggio, mi viene da dire, è l’unico vero erede e continuatore di Michelangelo… La sua umanità, glorificata e divinizzata dal Buonarroti in una specie di Empireo tragico ed eroico, discende nel Merisi e si umanizza nella nuova pur tragica miseria del quotidiano: dall’immanente al trascendente; dalla volontà dell’artista che realizza un’umanità di luce e di granito in una umanità carnale e pure eroicamente conclusa nel suo rivolgere lo sguardo non più alla solarità dei cieli e al suo riscatto ultramondano, ma rivolto alla terra e al suo terrestre destino.