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Street Art: Ostiense District

Il quartiere Ostiense nasce all’inizio del XX secolo come quartiere della modernità. Qui viene collocata la prima centrale elettrica di Roma, il gazometro, le fabbriche e gli opifici che proietteranno la città eterna nell’era moderna e proprio in quest’area, in forma spontanea, una delle più importanti espressioni della creatività contemporanea ha trovato la sua sede ideale in quella cornice postindustriale che, in tutta Europa, sta rappresentando il territorio ideale per queste iniziative. Come Brick Lane a Londra, Belleville a Parigi e Wynwood a Miami, il quartiere Ostiense è stato definito dalla stampa internazionale l’Ostiense District:

il luogo dove si può partecipare, vedere e respirare il fermento creativo, artistico e culturale della città. Una Roma ultracontemporanea inedita e inaspettata.

Nel corso degli anni l’attività di arte pubblica (nella sua forma conosciuta come street art) sulla città di Roma si è concentrata nell’area dell’VIII Municipio ed in particolare nella zona Ostiense, in un quadrante che va da Piramide a San Paolo con un risultato

Sito web

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Vivere e Morire a Roma: Due piccole storie romane

LAZZARO

Gioco da anni al lotto, sempre un ambo di un euro su una sola ruota. La ricevitoria è sempre la stessa, in via dell’Aracoeli e la gestisce un ragazzone soprappeso. Qualche mese fa subentra un sostituto, dal quale vengo a sapere che l’amico era stato ricoverato in ospedale per una broncopolmonite. Una settimana dopo, la saracinesca della storica ricevitoria è abbassata e il giorno dopo leggo: chiuso per lutto. Quel ragazzone di cui neanche so il nome dunque non ce l’ha fatta e la cosa mi dispiace. Al suo posto subentra un tipo di poche parole, un quarantenne, non saprei dire se italiano o maghrebino, al quale non faccio domande.
Continuo a giocare il mio ambo come sempre prima di entrare in ufficio, quando dopo due settimane dietro al banco rivedo il ragazzone. Non credo ai fantasmi, ma sgrano comunque gli occhi. “No, non sono resuscitato”, mi fa l’amico. E allora? E allora il collega che doveva giustificare la saracinesca chiusa non sapeva che scriverci e gli è venuta in mente la malsana idea di inventarsi quella scritta assurda.
Da quel giorno io lo chiamo Lazzaro.

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00 Due piccole storie romane Marco Pasquali RIP webGIRANDOLA AZZURRA

Roma è piena di lapidi e altarini nati dalla devozione privata. Purtroppo ricordano sempre vittime di incidenti stradali e stanno un po’ dappertutto, ora visibili, ora seminascosti dalla vegetazione o dalle loro stesse ridotte dimensioni. Un fotografo dovrebbe andare in giro, pubblicarne le immagini e scrivere le storie che ogni altarino racconta. Ci sono ragazzi caduti dal motorino o schiantati su un albero, signore romane o romene falciate mentre attraversavano la strada, pensionati e bambini, tutti ricordati da modeste immagini dove non manca mai un fiore, ma che risultano spesso poco leggibili.
Nomi e date sono sempre scritti su una piccola lapide o su una tavoletta di ceramica, c’è magari una breve dedica che, posta nel punto esatto dell’incidente, non è sempre igienico leggere.
Per sapere il nome della ragazza morta sulla tangenziale est sotto il cavalcavia della Nomentana in direzione San Giovanni ho dovuto cercare in rete. Si chiamava Elisa, aveva vent’anni e si è schiantata il 16 gennaio del 2012 addosso a un cartello stradale all’altezza della Batteria Nomentana, passeggera sbalzata da una moto andata addosso a un blocco di cemento del cantiere. Faccio quella strada ogni giorno e per mesi c’era in effetti quella pericolosa strettoia. Oggi nel punto esatto c’è l’altarino con la foto di Elisa, ma non consiglio a nessuno di fermarsi per vederla da vicino: le lapidi diventerebbero due.
Quello che si nota dalla macchina è però una girandola azzurra, una di quelle girandole con le pale di cellofan che si comprano dai cinesi. Anche quando non c’è vento gira lo stesso, alimentata dall’aria mossa dalle macchine che corrono sulla tangenziale. Se per un giorno è ferma è solo perché le pale si sono spostate. Ebbene, il giorno dopo le ritrovi sempre inclinate verso il vento, segno che qualcuno si preoccupa di risistemarle. Anche questo è un modo di mantenere la memoria di Elisa

 

L’Età dell’Angoscia

L’Età dell’Angoscia è il titolo piuttosto singolare di una mostra che si tiene presso i Musei Capitolini, il sottotitolo identifica l’età, da Commodo a Diocleziano. Se si cambiano i nomi attualizzandoli c’è una impressionante somiglianza tra la decadenza dell’ Impero Romano e la nostra epoca; crisi politica, economica, sociale, demografica, infiltrazione prima pacifica e poi violenta dei barbari, commercio e produzione stagnanti, corruzione, sfiducia nel futuro, rassegnazione, caduta degli ideali, egoismo sfrenato. Sembra di parlare dei tempi nostri invece la mostra si riferisce ad un periodo di 120 anni intercorsi tra il regno di Commodo e quello di Diocleziano. Con il primo, figlio di Marco Aurelio, si esaurisce l’epoca d’oro dell’impero e comincia il duro III secolo che vede l’inizio del tramonto della civiltà romana. Naturalmente non fu una continua decadenza, si ebbero periodi di riscossa con imperatori capaci che riuscirono per qualche tempo a rallentare gli eventi che però poi ripresero la loro parabola discendente, Diocleziano fu esponente di un gruppo di imperatori di origine provinciale che per qualche decennio sembrò far rivivere i fasti dell’impero. Invano, le sorti continuarono a precipitare, più cause concorsero: la continua pressione sui confini richiese un forte aumento delle spese militari per pagare un numeroso esercito mercenario e questo significò un più che rilevante incremento della tassazione e la formazione di una eccessiva, pignola e corrotta burocrazia che avrebbe dovuto controllare il gettito fiscale e poi epidemie e crescente inflazione. In conseguenza produzione e commercio incontrarono maggiori difficoltà e le vie terrestri e marittime furono insidiate da sempre più numerosi fuorilegge. Quello che soprattutto andò in crisi fu il morale angustiato da guerre intestine tra imperatori e usurpatori e da continui scontri con vari popoli invasori fino a giungere alla cattura di Valerianoad opera dei Parti verso la metà del III secolo d. C. La mostra va inserita in un ciclo iniziato nel 2010 con “ l’Età della Conquista” e nel 2012 con “ l’Età dell’Equilibrio” che hanno esaminato il periodo di sviluppo della civiltà Romana con la conquista del Mediterraneo e poi l’epoca d’oro dell’estensione di tale civiltà a gran parte del mondo allora conosciuto; la terza “ Ritratti. Le tante facce del potere” ha presentato le immagini degli uomini che furono pietre miliari della storia romana, con l’ultima infine si esamina il declino, naturalmente come nelle precedenti, dal punto di vista artistico, in particolare scultoreo.
Sono esposti circa 240 pezzi, quasi tutti di scultura ma con alcuni affreschi staccati e qualche pezzo di argenteria, provenienti da molti musei italiani ed esteri, l’organizzazione è della Sopraintendenza, di Zetema e di MondoMostre.
L’esposizione è articolata su sette sezioni che fanno perno sugli aspetti più rilevanti della storia del III secolo: il gran numero di imperatori, quasi tutti deceduti di morte violenta, l’invadenza dell’esercito che innalza e depone i sovrani, il grande sviluppo delle religioni misteriche di origine orientale; in un’epoca di turbamento e di caduta di certezze la religione ufficiale tutta esterna e pubblica, quasi una ostentazione di fedeltà a Roma eterna e al suo rappresentante terreno, l’imperatore, non bastava più, si ricorreva a religioni oscure ed elitarie che assicuravano un futuro che si sperava migliore del presente. La prima sezione espone oltre 90 ritratti parte di uomini, donne e fanciulli ignoti, parte sono stati riconosciuti come ritratti di imperatori, truci, accigliati, con volti espressivi.
La seconda presenta l’esercito, la terza la città di Roma con il nuovo aspetto edilizio urbano, la quarta, la religione, con le effigi delle nuove divinità: Sabazio, Cibele, Giove Dolicheno, Iside, Mitra, comincia ad intravedersi qualche immagine che può apparire cristiana.
Nella quinta le ricche dimore e i loro arredi esibiscono frammenti, anche pittorici, di quello che fu l’arredamento delle domus di nobili e senatori; la sezione vivere e morire per l’impero getta uno sguardo sulla vita dei provinciali, infine l’ultima espone 24 opere di carattere funerario che mostrano l’evolversi del gusto in materia di sepoltura.
Dopo l’emozionante cavalcata nel III secolo si resta in attesa, per il 2016, dell’ultima mostra del ciclo “Costruire un impero” che tratterà dell’aspetto architettonico della civiltà Romana e che i curatori assicurano sarà di grande impatto ed interesse.

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00 Mostre angoscia 1_sarcofago_a_lenos_con_leone_e_antilope_galleryL’ETÀ DELL’ANGOSCIA
Da Commodo a Diocleziano (180-305 d.C.)
Dal 28 gennaio al 4 ottobre 2015

Roma
Musei Capitolini

Orario:
da martedì a domenica
dalle 9.00 alle 20.00
chiuso il lunedì e il 1 maggio
la biglietteria chiude un’ora prima

Informazioni:
Musei Capitolini
http://www.museicapitolini.org/mostre_ed_eventi/mostre/l_eta_dell_angoscia

00 Mostre angoscia 4_statua_maschile_in_toga_galleryIngresso:
il biglietto permette l’ingresso alle mostre “L’età dell’angoscia”, “Marsia. La superbia punita” e ai Musei Capitolini
Intero € 15,00
Ridotto € 13,00
Ridottissimo € 2,00

Per i cittadini residenti nel territorio di Roma Capitale (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza):
Intero € 13,00
Ridotto € 11,00
Ridottissimo € 2,00

Catalogo:
MondoMostre

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Braghettone

Con questo soprannome è passato alla storia un buon pittore del ‘500: Daniele Ricciarelli più noto come Daniele da Volterra. Nato nel 1509 fu allievo a Siena del Sodoma e del Peruzzi e poi a Roma di Perino del Vaga; fu molto legato a Michelangelo e forse su suo disegno dipinse la sua opera più nota, la “Discesa dalla Croce” nella Cappella Orsini della chiesa di Trinità dei Monti. Lavorò per vari committenti ecclesiastici finché gli fu affidata l’opera da cui nacque il suo soprannome. Il Concilio di Trento aveva decretato l’esclusione della nudità dai dipinti di soggetto religioso e così Daniele fu invitato nel 1565 a oscurare varie figure discinte che apparivano nel Giudizio Universale di Michelangelo nella Cappella Sistina. Morì a Roma nell’aprile del 1566. Intorno ad un dipinto del pittore è stata organizzata nella “Sala della Scimmia” a Palazzo Barberini, sede della Galleria Nazionale d’Arte Antica, una piccola mostra che ospita sei dipinti ed un disegno; il filo conduttore che unisce tre quadri di Daniele e tre del suo contemporaneo Leonardo di Grazia da Pistoia è l’essere stati dipinti su pietra.
Era una moda nata qualche decennio prima ad opera di Sebastiano del Piombo ed aveva incontrato un buon successo in quanto il supporto lapideo garantiva un aspetto levigato di grande effetto, erano utilizzate per lo più lavagna, ardesia e pietra di paragone, materiale usato anche per testare l’autenticità di manufatti d’oro.
Fulcro della mostra è un piccolo dipinto su lavagna di Daniele rappresentante “Davide e Golia” ritrovato nei depositi della Galleria e restaurato a cura di un anonimo e generoso mecenate; precedentemente era attribuito a Lelio Orsi altro pittore manierista.
La scoperta è avvenuta per merito di Andrea De Marchi impegnato da anni nella ricognizione delle opere in carico alla Galleria ma in deposito esterno presso ambasciate ed edifici pubblici o nei depositi interni; il De Marchi ha anche ricostruito la storia, piuttosto oscura, dell’opera; sarebbe stata commissionata a Monsignor della Casa che voleva utilizzarlo per chiarire la disputa, all’epoca molto in voga tra i dotti, circa il primato tra pittura e scultura.
Il dipinto su lavagna avrebbe avuto una immagine su ogni faccia mostrando due episodi collegati, in epoca imprecisata fu tagliato ed una facciata è scomparsa; ricomparve, negli ultimi decenni del ‘600, presso la grande collezione artistica di Gaspar Mendez de Haro y Guzman marchese di El Carpio prima ambasciatore presso il Pontefice e poi Vicerè di Napoli dove morì nel 1687. Dopo vicende ignote fu acquistato dallo Stato, a prezzo modico, all’inizio del ‘900 e assegnato alla Galleria di Arte Antica. Accanto al dipinto è esposto un disegno di identico soggetto di Daniele conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana.
Il catalogo della mostra è il primo numero di una collana che dovrebbe illustrare restauri e scoperte nel gran numero di dipinti in carico alla Galleria Nazionale d’Arte Antica.

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00 Mostre Braghettone Daniele da VolterraDANIELE DA VOLTERRA:
La prima pietra del paragone
Dal 14 gennaio al 28 febbraio 2015

Roma
Galleria Nazionale d’Arte Antica (Palazzo Barberini)
via delle Quattro Fontane, 13

Orario:
martedì/domenica 8.30 – 19.00
giorni di chiusura: lunedì, 25 Dicembre, 1 Gennaio
la biglietteria chiude alle 18.00

Ingresso:
intero € 7,00
ridotto € 3,50: cittadini dell’Unione Europea tra i 18 e i 25 anni, insegnanti di ruolo nelle scuole statali.

Informazioni:
Tel. 06/4814591
Sito web

Catalogo:
Campisano Editore

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Fogli su Fogli

200 sono gli alberi che Michiel Blumenthal e Graziella Reggio hanno disegnato, schizzato e acquerellato su carta, creando una novella foresta che invita a riflettere su questi nostri “antenati”, immagine sensibile della forza della vita generata dalla terra.
La loro installazione è un invito a tornare a radicarci nei valori naturali ed a rispettarli.
L’olandese Blumenthal e l’italiana Reggio non sono nuovi ad installazioni comuni, già in passato con “Trans/umanze 2013”, una installazione di 100 uomini e 100 asini in camino, hanno invitato a riflettere tra coscienza e corporeità.
Scrive Luigi M. Bruno nella sua presentazione a 200 Alberi: «L’albero visto, capito, amato come la quintessenza della radicata e felice “terrestrità”, radici, tronco, foglie, rami, frutti, l’emblema stesso del pianeta che nella terra e alla terra si artiglia nella necessità, gioia e pena, dell’esistere».
I grafici alberi della Reggio ed i colorati alberi di Blumenthal hanno preso vita nell’atelier di Susanna Vincis e Sabrina Baldoni, Kado creazioni floreali.
Si tratta in realtà di un negozio di fiori nel cuore di Monteverde Vecchio, ma preferisco usare il termine atelier perché si tratta di un vero laboratorio d’arte dove la materia prima, costituita da fiori, piante, radici, pigne secche, tuberi e quant’altro, prende vita in composizioni di rara raffinatezza con accostamenti di materiali inediti ed una scelta cromatica assolutamente originale.
Si può sicuramente affermare che in questa installazione foglie e fogli costituiscono un tutt’uno magico, con la complicità di profumi densi di sottobosco.

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200 ALBERI
di Michiel Blumenthal e Graziella Reggio
Dal 20 dicembre 2014 al 15 febbraio 2015

Kado creazioni floreali
via Alessandro Poerio 22 a/b (Roma)

Tel. 06/5815392

La mostra è a cura di Gianleonardo Latini
con testo di Luigi M. Bruno

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