Il 23 settembre del 63 a.C. nacque a Roma, in una località nota come Capita Bubula, dove ora è l’Arco di Costantino, Gaio Ottavio figlio di Ottavio e di Azia, figlia di Giulia sorella di Cesare, e di Azio Balbo. A pochi anni il giovane perdette il padre, la madre si risposò e fu adottato dal celebre prozio divenendo Gaio Giulio Cesare Ottaviano. Dopo l’uccisione di Cesare si unì a due generali, Marco Antonio ed Emilio Lepido, costituendo nel 43 a. C. il Secondo Triumvirato che si scontrò con gli uccisori di Cesare, capitanati da Bruto e Cassio, sconfiggendoli nella battaglia di Filippi nel 42 a.C. I triumviri vincitori cominciarono a guardarsi con diffidenza cercando ognuno di guadagnare maggior potere; accantonato Lepido rimasero a fronteggiarsi Antonio ed Ottaviano. Il primo si recò in Oriente per organizzare le provincie da poco sottomesse ed in Egitto rivide Cleopatra che aveva conosciuto a Roma qualche anno prima quando la regina era l’amante di Cesare a cui aveva dato un figlio, Cesarione. La regina riuscì ad attrarre il generale che, sedotto dalla bellezza, dalle qualità intellettuali di Cleopatra e dal fascino dell’Egitto, dimenticò i suoi doveri, ripudiò la moglie Ottavia, sorella di Ottaviano, ignorò i figli e meditò, su influsso della regina, di farsi re dell’Oriente in concorrenza a Roma. Lo scaltro Ottaviano eccitò il nazionalismo dei Romani contro il traditore Antonio schiavo dei vezzi di Cleopatra, da cui aveva avuto tre figli, e della magia dell’Egitto. Si giunse alla guerra e il 2 settembre del 31 a.C. ad Azio, in Grecia, la flotta orientale fu sconfitta e l’esercito si sbandò, Antonio fuggì in Egitto e si suicidò ai piedi di Cleopatra che a sua volta si uccise per non essere esibita in catene nel trionfo del vincitore. Ottaviano tornò trionfatore a Roma divenendo padrone assoluto dello Stato ma con finta modestia e rispetto delle istituzioni rinunciò a tutte le cariche straordinarie che aveva rimettendo i suoi poteri al Senato e al Popolo Romano. Fu “regolarmente” eletto a vari incarichi, nel 27 a.C. ebbe l’imperium proconsulare maius, cioè il comando di tutte le truppe stanziate nelle provincie, nel 23 a.C. la tribunicia potestas, uno stato di inviolabilità concesso da secoli ai tribuni plebis, alla morte di Lepido divenne anche pontifex maximus cioè capo della religione di stato romana, infine il Senato gli attribuì il titolo di Augusto. Dove non giunse lui pose i suoi fidi tra cui spiccò Agrippa suo generale ed amico; a lui fece sposare la sua unica figlia Giulia preparando la successione per i suoi nipoti Gaio e Lucio figli della coppia. Ma dopo le gioie vennero i dolori: morì Agrippa, morirono i nipoti, con sospetti secondo alcuni storici verso Livia seconda moglie di Augusto, Giulia vedova dovette sposare Tiberio, figlio con Druso di prime nozze di Livia con Claudio Nerone.
Il matrimonio fallì e la troppo vivace Giulia fu esiliata a Ventotene, morì anche il prode Druso e l’unico rimasto vicino ad Augusto fu il non amato Tiberio che però alla fine fu adottato e destinato alla successione. Ottaviano Augusto si impegnò in campo amministrativo, riorganizzò le provincie, l’esercito, il fisco, fondendo in un’unica compagine statale una serie disomogenea di territori occupati dai Romani in varie epoche e a vario titolo. Non fu un guerriero ma fece condurre alcune campagne per occupare zone che si frapponevano fra le varie provincie quali settori alpini, luoghi remoti dell’ Hispania e dell’Asia Minore e del nord della Grecia. Andò male invece in Germania il tentativo di espansione fino al fiume Elba; nel 9 d.C. una grande colonna composta di tre legioni con bagagli e civili al seguito sotto la inetta guida del proconsole Varo si inoltrò in terreni boscosi e acquitrinosi; attaccati, i Romani non poterono disporsi in ordine di battaglia e furono coinvolti in una serie di imboscate che portarono alla distruzione delle legioni, alla perdita delle insegne, al suicidio di Varo. Solo l’intervento di rinforzi guidati da Tiberio permise di stabilizzare il confine sul Reno che li rimase per secoli. Più fortunata la politica di Augusto in Oriente dove riuscì a far pace con i Parti e farsi restituire le insegne delle legioni guidate da Crasso e sconfitte decenni prima. Il 19 agosto del 14 d.C. Augusto morì a Nola in una casa paterna e nella stessa stanza in cui era morto, tanti anni prima, il padre. Fu sepolto a Roma nel grande mausoleo tuttora esistente. La sua, per l’epoca, lunghissima vita fu la base della fortuna dell’Impero Romano e forse della successiva affermazione del Cristianesimo.
Gli oltre quaranta anni di dominio assoluto, sia pure mantenendo formalmente in vita le magistrature repubblicane, consentirono il consolidamento di una nuova idea di stato centralizzato e moderno gettando le basi per un sistema che tra alti e bassi durò mezzo millennio e permise il successivo sviluppo della attuale società occidentale. Una precoce morte di Augusto avrebbe probabilmente scatenato nuove guerre civili con esiti imprevedibili. Fu inoltre un consumato manipolatore di quelli che allora erano i mezzi di informazione riuscendo ad apparire, per mezzo di letterati e artisti a lui legati, il miglior “padre della patria” possibile.
Nel 1937 il Regime Fascista celebrò con fastose cerimonie il bimillenario della nascita di Augusto e fu aperta una grandiosa mostra, spettacolare ma di grande spessore scientifico, con il contributo di musei e di istituzioni di tutto il mondo. Quest’anno in prossimità del bimillenario della morte del primo Imperatore le Scuderie del Quirinale hanno organizzato una mostra forse più ridotta ma di altrettanto valore scientifico. Sono presenti circa 200 opere provenienti da musei italiani e stranieri e, attraverso esse, si può ricostruire l’età d’oro del principatus di Augusto; di lui sono esposte numerose statue e, accanto ad alcune già note, quali l’Augusto di Prima Porta e quello in veste di Pontifex Maximus, appaiono una parte di statua equestre in bronzo recuperata nel Mar Egeo ed un busto in bronzo di fattura egizia. In occasione della mostra sono stati riuniti i Rilievi Grimani sparsi per più musei ed il gruppo dei Niobidi già proveniente dagli Horti Sallustiani. Fanno bella mostra gli oggetti preziosi come gli Argenti di Boscoreale e diversi raffinati cammei attualmente presso musei di Londra, Vienna e New York.
Chiude l’esposizione una ricostruzione con undici pannelli marmorei, ora divisi tra Spagna ed Ungheria, già appartenenti ad un monumento eretto in onore di Augusto in Campania e celebrante la battaglia di Azio che segnò il trionfo ed il culmine della sua lunga lotta per il potere. Per una singolare coincidenza a poche centinaia di metri dalle Scuderie del Quirinale si tiene, presso il Chiostro del Bramante, una mostra sulla grande nemica di Augusto, Cleopatra.
È un’ottima occasione per rivisitare un importante periodo storico considerandolo dai diversi punti di vista dei due avversari. E’ una mostra splendida, degna del primo imperatore, con un piccolo neo; le didascalie al piano terreno sono malamente leggibili in quanto illuminate da luce diretta, il visitatore per leggerle si interpone e con la sua ombra oscura la scritta.
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AUGUSTO
Dal 18 ottobre 2013 al 9 febbraio 2014
Roma
Scuderie del Quirinale
via XXIV Maggio 16
Orario:
da domenica a giovedì
dalle 10.00 alle 20.00
venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30
Catalogo:
Electa
Informazioni:
tel. 06/39967500
http://www.scuderiequirinale.it
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