Percorrendo il lungotevere in uno slargo intitolato, ironia della sorte, all’antifascista Lauro De Bosis si erge un obelisco di marmo alto più di 40 metri con una cuspide dorata; sulla sua faccia rivolta alla strada appare scolpita in grandi lettere la scritta “MUSSOLINI DUX”. È curioso pensare a come l’opera sia riuscita a sopravvivere alle varie epurazioni di simboli del Fascismo iniziate il 25 luglio 1943, forse si è salvata per le dimensioni ma è da notare come anche la scritta non sia stata intaccata da scalpellature o riempimento delle lettere. Comunque il monolite è sopravvissuto come gli edifici che lo circondano, ora Foro Italico, un tempo Foro Mussolini.
Il complesso ideato con finalità sportive ed educative venne progettato verso la fine degli anni Venti del ‘900 dall’architetto Del Debbio per incoraggiare i giovani alla pratica sportiva e militare legata agli ideali del regime e sin dai primi progetti era prevista l’erezione di uno o più obelischi.
La circostanza determinante avvenne nel 1927 allorché a Carrara, nella Cava Carbonera, venne rinvenuto un blocco di marmo, senza venature né fratture, di dimensioni non comuni, oltre 17 metri, ed il Consorzio dei marmi di Carrara propose di offrirlo al Capo del Governo; la proposta fu appoggiata da Renato Ricci, carrarese, responsabile dell’Opera Nazionale Balilla, reduce decorato della I Guerra Mondiale, importante gerarca e, come si diceva allora, squadrista della “prima ora”. L’ O.N.B. curava l’indottrinamento e la cultura fisica dei bambini e ragazzi dai 6 ai 18 anni articolati in varie fasce d’età: figli della lupa, balilla, avanguardisti, piccole italiane; aveva una salda e capillare organizzazione e molto seguito tra i giovani. Ricci decise di dedicare, a nome dell’O.N.B., il grande blocco trasformato in obelisco a Mussolini a decorazione del Foro allora in costruzione. L’opera era improba e tecnicamente complessa in quanto mai dalle cave era stato estratto un masso di tale misura, comunque fu isolato e tagliato con filo elicoidale, squadrato e preparato per il trasporto. Questo avvenne per una distanza di circa 10 Km. in discesa dalla cava al mare attraverso la “lizzatura”, termine tecnico che indica la discesa del blocco di marmo, inserito in una armatura di legno, trascinato da decine di buoi e trattenuto con funi da decine di operai; giunto al mare il monolite fu caricato su una specie di grande chiatta chiamata l’Apuano, progettata dall’Ammiraglio Pugliese e costruita dalla Regia Marina; dopo un complicato carico fu trainato da rimorchiatori a Fiumicino dove dovette attendere il massimo livello del Tevere in inverno per risalire il fiume fino alla Farnesina e qui rimase tre anni. Incaricati dell’erezione dell’obelisco furono gli architetti Costantini e Pintonello che iniziarono gli studi consultando anche la relazione di Domenico Fontana che per ordine di Sisto V innalzò l’obelisco su Piazza San Pietro.
Infine fu deciso di costruire una grande rampa in cemento e legno su cui fu fatto scorrere il monolite spinto da martinetti idraulici poi ruotandolo e depositandolo sul basamento nel frattempo costruito.
Le operazioni di montaggio si svolsero regolarmente poi intervennero squadre di operai per sistemare la cuspide in bronzo dorato, rifinire gli angoli e le facciate, intagliare la scritta, coprire il basamento con lastre di marmo. Il 4 novembre 1932, alla presenza di Mussolini, Balbo, De Bono, Ricci e di una folla di gerarchi, militari, autorità ed esponenti dell’ O.N.B., l’obelisco fu inaugurato insieme a parte del Foro.
Questa è la storia sommaria dell’obelisco di Mussolini ma per chi desidera una documentazione più approfondita è disponibile il libro di Maria Grazia D’Amelio dal pudico titolo L’Obelisco marmoreo del Foro Italico. Storia, immagini e note tecniche pubblicato da Palombi Editori.
Questa casa editrice, ormai pressoché centenaria, sin dall’inizio ha privilegiato la pubblicazione di opere relative alla città di Roma, alla sua storia, ai suoi costumi, ai suoi monumenti.
Il libro, di bella veste grafica e di circa 190 pagine, esamina in dettaglio le vicende dell’obelisco partendo dalla localizzazione e dall’inizio della costruzione del Foro, passa poi alla scoperta del grande masso, alla sua lavorazione in cava, al trasporto in terra, in mare, lungo il fiume fino all’erezione, anni dopo. Ogni passaggio è descritto con puntuale esattezza e grande professionalità dall’autrice che esamina, con dovizia di particolari, i dettagli tecnici delle varie fasi della lavorazione.
Circa metà del libro è costituita dall’Album Fotografico dell’Obelisco che fu commissionato all’Istituto Luce dall’ O.N.B e che in 83 foto b/n ripercorre la storia del monolite; l’album che appartiene all’archivio privato di Renato Ricci è costituito da 44 cartoncini e porta nella copertina il titolo “monolite mussolini anno X opera balilla”; altre immagini sono contenute negli archivi di persone od enti a diverso titolo coinvolti nell’operazione. Il libro è corredato da una ampia raccolta di carte d’archivio relative a vari carteggi, da una larga indicazione di fonti audiovisive, soprattutto di origine Luce, e da una amplissima bibliografia. Sono trascorsi più di ottanta anni, sono passati Mussolini, Ricci, Del Debbio, Costantini, l’O.N.B., il Fascismo; l’area circostante, molto degradata, non è più frequentata dai balilla ma dai tifosi diretti allo stadio ma l’obelisco, bianco ed imponente, sta sempre li, sopravvissuto agli eventi e consegnato alla storia.
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L’Obelisco marmoreo del Foro Italico a Roma
Storia, immagini e note tecniche
Maria Grazia D’Amelio
Editore: Palombi
Pagine: 209, 196 ill.
ISBN 978-88-6060-232-9
€ 34.00
http://www.palombieditori.it
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