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Roma Parigi: Andata e Ritorno

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Parigi è ancora una metà preferita, non solo per gli italiani, per una fuga dalle loro caotiche città e dalla visione provinciale di vivere l’urbanizzazione, ma anche per abitarci, nonostante la vita cara. Semmai è la scelta di come arrivarci che pone dei quesiti.

L’aereo è rapido ed economico con i voli low cost: pur con l’aggiunta di tasse, basta sceglierne uno diretto e non una compagnia che tratti i passeggeri in modo sgarbato, ma con qualsiasi volo si và incontro a delle ristrettezze nel bagaglio, al disagio del trasferimento e della presentazione di due ore prima dell’imbarco.

Disagi che raramente avvengono volando con compagnie del medio oriente o orientali come la Kuwait Airways, anzi sono disponibili verso le esigenze del passeggero, meno rigidi sul peso del bagaglio e al contrario di quello che avviene sui voli Alitalia, viene fornita la cena e non un panino a pagamento, ma soprattutto riescono a recuperare un’ora di ritardo, oltre ad essere concorrenziali rispetto ad altri prezzi di voli low cost. Servizi che rendono gradevole un viaggio e sgradevoli delle compagnie aeree rispetto ad altre.

Escludendo l’auto se non si ha intenzione di organizzare un tour tranquillo per tappe, rimane il treno che brilla di confort se si confronta agli angusti posti aerei.

Parigi via Milano sono 7 ore dal capoluogo lombardo, anche se il TGV non esprime tutta la sua potenzialità nel tratto italiano, e anche per un po’ in quello francese, con poltrone smilze, sempre più comode di quelle degli aerei anche se il vicino strabocca dal suo posto, ma ci si può alzare e passeggiare senza sentirsi in gabbia e soprattutto il treno porta da città a città e non da aeroporto ad aeroporto.

Il TGV ha anche il pregio di viaggiare di giorno approfittando di vedere scorrere il paesaggio, anche se i cugini francesi utilizzano vagoni un po’ lisi per questa particolare tratta. Per chi preferisce viaggiare di notte, per trovarsi la mattina successiva alla parigina Gare de Lyon e non a quella meno centrale di Bercy come avveniva fino ad un anno fa, è stato ripristinato un servizio espletato con il Palatino ed ora gestito con Thello in partnership Trenitalia-Veolia Transdev (TVT).

Cambia il nome del gestore, ma rimangono tutte le lacune di un servizio carente nella pulizia e nella manutenzione. In un viaggio in treno da Roma a Parigi e viceversa di sei di anni fa, quando a portare i viaggiatori era il Palatino, curato dall’Artesia Italia, il servizio cabine letto offriva una temperatura da sauna senza alcuna possibilità di regolarla e dell’acqua calda chiamata tè, accompagnata da un misero rinsecchito cornetto, come colazione.

Nel settembre del 2013 a chi sceglie le cuccette la Thello offre delle toelette intasate e dei lavabi inutilizzabili, oltre a delle perdite d’acqua dal soffitto del corridoio.

Per le toilette è una situazione difficile e cronica grazie alla variegata rappresentanza educativa presente nel microcosmo ferroviario, mentre per le perdite, bisogna dare atto alla società, si è intervenuti tra l’1 e le 2 che ha comportato un’oretta di ritardo sull’orario di arrivo, ma nessuno ha provveduto alla sostituzione della scaletta con un gradino mancante, pericoloso di giorno quanto micidiale la notte, possibile causa di lesioni fisiche.

Il viaggio di ritorno da Parigi ha confermato la difficoltà del ricambio dell’aria, specialmente nel caso di dover condividere il viaggio con usi e costumi differenti, dove si prevede la consumazione di una ricca cena altamente speziata, condita da uno sconosciuto, almeno per me, idioma africano con gutturali nenie per propiziare il sonno e malinconici sussurri per salutare il giorno che nasce.

Poteva essere una scena dal film Una poltrona per due con Eddie Murphy e Dan Aykroyd, ma come ogni cosa ha un inizio e una fine, trasformando l’incubo di un viaggio in un attraente arrivederci a Parigi.

Invece per i passeggeri delle cabine letto il servizio sembra migliorato con il drink di benvenuto e la colazione, inclusi nel prezzo del biglietto, serviti in vettura ristorante.

La partnership italo francese potrebbe prendere esempio dal servizio offerto sulla linea Roma Vienna, meno disagevole, ma è utile intraprendere il viaggio con lo spirito della conoscenza e non del dover solo raggiungere una destinazione.

Dello stesso argomento:

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ottobre 2013

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I grattacieli davanti Greenwich
settembre 2013

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Tana libera tutti …

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TANALIBERATUTTI …

 Sabato 12 ottobre h.18.oo

 Finissage con replica della performance dell’attrice Luisa Stagni

Stop agli abusi sui bambini anche grazie alle voci dell’arte. Questo il senso con cui la Chiesa Avventista ha accolto e sostenuto, all’interno della “Campagna 7″ e con i fondi dell’Otto per Mille, l’artista Claudia Bellocchi nella sua riflessione “TANALIBERATUTTI”.

 L’esposizione è articolata su tre interventi pluridisciplinari: dalla gestualità delle opere su carta, Claudia Bellocchi, infatti, passa al video rendendo incisivo il messaggio attraverso l’animazione delle gouache, sino ad arrivare alla performance per appropriarsi della parola e dello spazio con l’azione dell’attrice Luisa Stagni.

Meglio prevenire piuttosto che curare e l’esposizione di Claudia Bellocchi permette di riflettere sul tema, ponendo anche la questione di un insegnamento cosciente: rendere partecipe il prossimo della conoscenza può essere un’occasione per migliorare l’umanità ed evitare un’altra forma di abuso.

 La “Campagna 7 – Stop agli abusi sui bambini” coinvolge 200 Paesi nel mondo e punta a mettere in circolo ogni forma di idea utile ad arginare il dramma degli abusi sui minori: un movimento globale aperto a chiunque voglia impegnarsi a sensibilizzare in ogni forma sul tema.

 La rete di amore solidale è già stata lanciata: all’iniziativa hanno già aderito sostenitori fornendo gratuitamente il loro supporto.

 La prima tappa dell’esposizione “TANALIBERATUTTI” sarà Roma il 27 Settembre alle ore 18:00 presso lo Spazio espositivo Moto della Mente in Via Monte Giordano 43, per seguire con altre città italiane.

 TANALIBERATUTTI

Inaugurazione venerdì 27 Settembre ore 18:00

Spazio espositivo Moto della Mente

Via Monte Giordano, 43 – 00186 Roma

Tel. 06/6869974

Homepage

 La mostra rimarrà aperta dal 27 settembre al 12 ottobre 2013  Dal lunedì al venerdì dalle ore 15.00 alle 19.00

 http://www.claudiabellocchi.it/        http://news.avventisti.it/

 

Un Futuro dietro ad un Muro

Agli inizi del Novecento l’Ostiense non era la zona continuamente sull’orlo del degrado, ma era la naturale estensione dell’industrializzazione intrapresa nel vicino Testaccio e si protendeva verso Ostia.

Orti e vigne cominciarono a far posto a fornaci e laboratori artigianali, venne edificato il complesso dei Magazzini generali e grazie alla linea ferroviaria nazionale la fornitura delle materie prime era agevolata, mentre il collegamento su rotaia con Ostia rese il litorale consueto luogo di villeggiatura per i romani.

Sulla via Ostiense trovarono sede l’Anglo-Romana Gas, oggi l’Italgas, con il gasometro e la collocazione di una delle prime centrali elettriche che fornirono energia a Roma.

L’Ostiense, con lo spostamento dell’industrializzazione degli anni Trenta a san Lorenzo, diventa un’area non del tutto marginale al progetto del nuovo quartiere Eur e comincia l’edificazione delle diverse tipologie di case popolari.

L’edilizia popolare nell’area tra il gasometro e via del Porto Fluviale era più “popolare” di quella del Testaccio compreso tra via Marmorata e piazza santa Maria Liberatrice, ma più rifinita di quelle abitazioni intorno all’ex Mattatoio. Mentre i palazzi all’inizio della via Ostiense esprimono una dignità piccolo borghese. In questo contesto di comunità che abitava dove lavorava, nel seguito degli anni, si sono edificati palazzoni senza carattere, spingendo gli inquilini, quando hanno un impiego, ben lontani dall’Ostiense, superando il Testaccio e san Paolo.

Del progettato porto fluviale rimane l’omonima via e tutte le attività produttive che proliferavano tra la Piramide e la basilica di san Paolo fuori le Mura, a cominciare dagli anni ’90, furono sostituite da locali della vita notturna e spazi per iniziative culturali.

Un quartiere dedito alla produzione e al commercio che si trasforma per dare slancio alla cultura oltre che allo svago, con la conversione dei numerosi edifici in sedi della Terza Università e la Centrale termoelettrica della Montemartini nel Polo Museale, valorizzando il territorio già ricco di testimonianze storiche e artistiche con la presenza dell’omonimo sepolcreto e dell’affascinante complesso conventuale della basilica di san Paolo fuori le Mura, sovrastato dalla Garbatella, uno degli esempi di città giardino, realizzata negli anni ’20, come realtà urbanistica autonoma che costella la periferia di un tempo.

Tante energie in campo, ma l’Ostiense appare sempre un progetto incompiuto come l’interminabile cantiere che dovrebbe trasformare il complesso dei Magazzini Generali nella Città dei Giovani. Un progetto che ha subito vari rimaneggiamenti, compreso quello della cancellazione degli studi d’artista.

I Mercati Generali all’Ostiense si trasformeranno invece nella Città dei Giovani per ospitare una mediateca, delle strutture dedicate allo sport e ai sapori multietnici, per fare pendant con la Città delle Arti all’ex Mattatoio del Testaccio da una parte e la Città del Gusto dall’altra.

Anche il ponte pedonale delle Scienze è lì, sospeso sul Tevere in attesa di essere utilizzato come provvidenziale collegamento tra l’Ostiense e Marconi. Il ponte colma una lacuna all’interno del tessuto edilizio, una “ricucitura” tra le due zone della città per collegare la riva della Casa dello Studente con l’Università, la zona dello shopping di viale Marconi con quello dell’intrattenimento e della cultura.

Un collegamento che, oltre a facilitare una scelta ambientalista con le piste ciclabili, amplierà la platea dei fruitori del Teatro India, magari completando la riqualificazione dell’ex fabbrica della Mira Lanza assegnata da tempo all’Accademia di Arte Drammatica, e della multisala cinematografica, promuovendo anche il mistico enorme spazio della Città del Gusto che la pubblicazione del Gambero Rosso da anni ha dedicato ai diversi aspetti della gastronomia.

Un ponte che darà un nuovo significato alla conoscenza e all’opportunità di aprire un nuovo ingresso al complesso museale della Montemartini.

Gloriose prospettive che vanno a scontrarsi contro la mancata urbanizzazione dell’area industriale degradata nascosta dal muro che ostruisce l’accesso dal ponte alla via Ostiense.

Ora questa zona di Roma potrebbe recuperare la dignità di quartiere e uscire dall’isolamento nel quale la carenza di corse del trasporto pubblico su gomma lo ha relegato, mentre il trasporto su rotaia non gode la dovuta pubblicizzazione attraverso la segnaletica.

Il recupero di una dignità coinvolge anche la nuova destinazione d’uso dell’ex Cinodromo di Ponte Marconi, diventando in parte un deposito per tram anche se non si è ancora pensato al tracciato delle rotaie, e l’ex Air Terminal Ostiense in un ennesimo mega centro commerciale.

A caratterizzare l’odierna Ostiense nel suo vivere e interagire con gli abitanti è l’impegno estetico che una serie di writer si sono dati da fare per far uscire dall’anonimato le facciate del quartiere, decorandole con graffiti e stencil. Un impegno visivo in gran parte sviluppato nell’area tra la via Ostiense e il Tevere come il complesso di proprietà del demanio e in parte occupato dalla comunità Fronte del Porto che ha trasformato gli edifici abbandonati dell’aereonautica in un’occasione d’incontro e di vita, mentre la parte strettamente adibita a deposito è stata affidata alla Comunità di sant’Egidio per il suo mercato della città eco-solidale.

Facciate degradate che avevano perso ogni ricordo della loro tinteggiatura originale stanno vivendo una nuova giovinezza, se non fossero per le numerose vetrate “sconnesse”, con il racconto pittorico e multi cromatico che di giorno in giorno si arricchisce di nuovi elementi. Raffigurazioni surrealiste affiancano i frammenti di un immaginario urbano, ritratti di personaggi come Gramsci o Wojtyla s alternano ad astrazioni geometriche.

Graffiti che non hanno nulla a che vedere con gli sgorbi di firme per esaltare l’egocentrismo nel segnare il territorio, oltre a non comunicare nulla al passante.

 

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Gli eredi di Nerone

Abbiamo appreso con piacere che chi ha incendiato il liceo Socrate è stato consegnato alla Giustizia. Nei servizi giornalistici vengono descritti come Ragazzi di buona famiglia, ma senza spiegare il significato del termine. Ci auguriamo solo che i quattro vendicativi ragazzi siano condannati a lavorare nel cantiere che dovrà ricostruire la scuola da cui sono stati poco amati. Sicuramente per la loro formazione sarebbe meglio di una pena detentiva. Purtroppo la polizia non è sempre così tempestiva: nella zona compresa tra Conca d’Oro e Prati Fiscali nel giro di tre anni ben quattro incendi dolosi hanno distrutto almeno sei macchine e una dozzina di motorini e motociclette. L’ultimo risale alla notte tra il 29 e il 30 giugno, questi sono quelli precedenti: 26 maggio 2011 22 ottobre 2011 10 agosto 2012 Nella pianta in allegato sono riconoscibili le strade degli atti criminali: In sostanza, tutto avviene in un quadrato compreso tra via Val pellice, Via Val Maira, Conca d’Oro e via Val di Sangro, oppure tra Via Val Maira e via dei Prati Fiscali all’altezza della parrocchia di San Frumenzio. È un perimetro così limitato che è’ quasi istintivo pensare a gente del quartiere, che si muove a piedi e trova una facile via di fuga negli accessi di una delle quindici palazzine comprese tra queste poche strade. Evitano poi accuratamente i tratti coperti dalle telecamere delle banche e dell’ufficio postale, dimostrando anche qui una precisa conoscenza della zona. Ora si dice pure che i mandanti siano i gestori dei garage di zona per incentivare gli abbonamenti, ma sono chiacchiere da bar: l’altra volta si parlava di ragazzini incappucciati. Eppure da tre anni questo ettaro di terreno urbanizzato rimane zona franca per il prossimo rogo: polizia e carabinieri non hanno finora cavato un ragno da un buco. “Chi sa non parla”, neanche fossimo a Corleone. Eppure non è difficile studiarsi l’anagrafico dei residenti in una quindicina di palazzine a cinque piani, controllare curricula scolastici, fedine penali e schede cliniche. L’impressione personale è che, se non c’è di mezzo la droga, non esista attività investigativa. Mi auguro solo di sbagliarmi.

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Il potere del controllo

Leggere su Facebook “Mettiti il GPS dove vuoi, così posso sapere dove sei.”, fortunatamente non era indirizzata a me, sembra quasi il titolo di una canzone e potrebbe anche diventarlo, tuttavia mi ha provocato una reazione di fuga: l’istinto mi dice che situazioni simili ti soffocheranno, sono peggio di quei genitori apprensivi che usano il cellulare per tempestare di chiamate il figlio a scuola. Un senso di ansietà fomentata dal manicomio a cielo aperto nel quale ormai viviamo tutti: mi dicono che siamo arrivati allo spionaggio faidate, pieno di profili civetta Facebook, apps localizzatrici sull’Iphone dei figli. Poveri genitori, bisogna capirli: la figlia adolescente vanta 350 amici e loro di faccia ne conoscono al massimo cinque o sei. Il GPS addosso a fidanzati, mariti e amanti ora apre invece un nuovo mercato alla gelosia morbosa, all’insicurezza affettiva della coppia. Il localizzatore inventato nella guerra del Vietnam per recuperare i piloti degli aerei abbattuti ormai è un oggetto d’uso comune e per fortuna ora gli escursionisti non si perdono più come una volta e possono essere rintracciati per tempo. La geolocalizzazione satellitare non era stata inventata dunque solo come strumento di controllo di polizia, anche se è un utile antifurto per il proprio veicolo. A parte l’orrenda eleganza dell’invito (“mettitelo dove vuoi”), tornando al GPS di partenza, mi ricorda tanto il braccialetto elettronico che periodicamente viene rilanciato per diminuire l’affollamento carcerario. Mentre i delinquenti possono sperare nella solita amnistia mascherata, per noi non c’è scampo: la mia saggezza dice che alla fine tutti si abitueranno all’idea di essere geolocalizzati dalla propria donna, esattamente come nessuno potrebbe fare più a meno del cellulare o dell’app che ti preconizza l’arrivo dell’autobus alla fermata. Apprezziamo la tecnologia ma siamo ormai assuefatti al controllo, alla pubblicità non richiesta nelle mail, spesso mirata attraverso le informazioni da noi incautamente concesse. Sappiamo ormai riconoscere le offerte commerciali dagli accenti dialettali delle voci dei call center. Non ci facciamo illusioni: anche se si moltiplicano le leggi sulla privacy, ormai sappiamo ufficialmente che gli statunitensi, come i francesi e tutti quelli dediti a giocare alle spie, controllano tutte le comunicazioni trasmesse in digitale, cioè tutto tranne i pizzini dei corleonesi. Come difendersi? Al prezzo di qualche scomodità, senza prendere il GPS e legarlo al collare di Fido mentre andate da un’altra parte. Semplicemente, l’Iphone e l’Ipad lasciateli agli altri. Per motivi anagrafici so ancora trovare una strada senza il Tom Tom, anche se a Roma riesco ancora a perdermi grazie alla segnaletica insufficiente o mal posta. Mentre c’è chi non sa più distinguere il nord dal sud e consulta l’Iphone per sapere che tempo fa anche quando potrebbe affacciarsi alla finestra. Se avessi figli, prima ancora di sapere cosa fanno mi preoccuperei di sapere cosa pensano. So difendermi dalle truffe in linea, almeno finché le mail chiedono i codici della mia carta di credito, partono da indirizzi ambigui, sono scritte in un italiano dissonante o promettono improbabili eredità. Dico sempre di essere sposato (vero) per non essere molestato da decine di coetanee in cerca dell’anima gemella. Ripulisco ogni sera il computer con Lavasoft, sorta di candeggina elettronica che anche nel nome evoca la sua funzione detergente. Non so quanti sono a conoscenza che i siti più infetti non sono quelli che pensate voi, ma quelli generalisti della serie tutto gratis e quelli di cultura religiosa in lingua inglese. I primi perché troppo affollati, gli altri perché poco curati nella sicurezza. Chi guadagna da un sito ha infatti interesse a non perdere clienti. Ma ritornando alla frase iniziale letta su Facebook, consiglio la prevenzione. Se non sentite il bisogno di controllare la vostra amata, perché accettare il contrario e vivere in regime di libertà vigilata? L’amore è fiducia.