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Tiziano, il pittore dell’Imperatore

E non solo, dipinse ritratti di re, di un papa, di principi ed una gran quantità di quadri a soggetto religioso per chiese e conventi e a soggetto storico o mitologico per edifici privati e pubblici, in particolare per il Palazzo del Doge a Venezia. Fu uno dei più grandi e famosi pittori del ‘500 ed uno dei massimi esponenti della pittura del Rinascimento. Tiziano nacque intorno al 1490 a Pieve di Cadore, figlio di un notaio, e si trasferì giovanissimo a Venezia dove fu accolto prima nella bottega di Giovanni Bellini e poi in quella del Giorgione; da entrambi apprese la nuova lezione del colore dipingendo ad ampie zone con colori luminosi e vivi messi a contrasto fra loro. Poco più che ventenne cooperò ad affrescare l’esterno del Fondaco dei Tedeschi a Venezia e poi operò nella Scuola del Santo a Padova approntando composizioni sciolte e dinamiche con intensi contrasti di chiaroscuro. Iniziò a lavorare per vari committenti dipingendo ritratti, scene mitologiche e grandi pale d’altare tra cui spicca l’Assunta per Santa Maria Gloriosa dei Frari dove fu sepolto mezzo secolo dopo. Per il governo della Serenissima decorò parecchie sale del Palazzo Ducale, per lo studiolo del Duca di Ferrara Alfonso I dipinse quadri a soggetto mitologico, purtroppo ormai da tempo in musei esteri, effigiò anche in un pregevole ritratto, ora al Prado di Madrid, Federico II Gonzaga. Nel 1530 a Bologna si verificò un evento significativo, Tiziano incontrò Carlo V Re di Spagna e Imperatore del Sacro Romano Impero ed ebbe l’incarico di ritrarlo, cosa che fece più volte fino a giungere al capolavoro del 1548 allorché dipinse l’imperatore a cavallo con elmo, corazza e lancia alla battaglia di Muhlberg. Anche il figlio Filippo II e vari nobili spagnoli ed italiani ebbero l’onore di essere oggetto dell’opera del pennello di Tiziano. Nel 1545, dopo aver sostato presso il Duca di Urbino, Tiziano giunse a Roma accolto trionfalmente dalla corte di Papa Paolo III Farnese che dipinse più volte da solo o con nipoti e cortigiani, incontrò però ostilità nell’ambiente artistico romano dominato da Michelangelo che criticava il colore veneto a favore della preminenza del disegno; tornò quindi a Venezia dove riprese una intensissima attività interrotta da un viaggio in Germania presso la corte imperiale. Nel 1571 si ritirò definitivamente nella sua città e nonostante la tarda età continuò a dipingere con impegno anche se molto supportato da aiuti e dalla bottega, specie nell’esecuzione di repliche. Negli ultimi anni di vita modificò il suo stile e la visione del colore, da chiaro e luminoso pian piano si incupì mentre le pennellate e le velature si presentavano più rapide e sfrangiate con una carica di violenza espressiva; il colore non si distende più in composizioni ariose ed ampie ma si divide in tocchi agitati e nervosi, cupi, quasi monocromi; esempio ne è l’ultima opera dell’artista, la Pietà, ora a Venezia alle Gallerie dell’Accademia, incompiuta, tragica, possente e che l’autore, quasi presagendo la sua fine, aveva destinato alla sua sepoltura. Tiziano morì il 21 agosto del 1576. Al celebre pittore le Scuderie del Quirinale con la consueta serietà scientifica ed accattivante allestimento hanno dedicato una grande mostra che attraverso una quarantina di quadri ripercorre l’intera lunga vita dell’artista. Accolgono il visitatore un autoritratto del pittore in età matura ed una grande pala d’altare raffigurante il Martirio di San Lorenzo che non si sa se ammirare più per l’ardito scorcio della graticola su cui il santo fu martirizzato o per l’intenso colore del fuoco crepitante, seguono per tutto il piano terra grandi pale d’altare o dipinti di grandezza media a soggetto religioso. Il primo piano si presenta con uno stupendo ritratto di Paolo III Farnese raffigurante un vecchio malinconico e intristito con un piacevole contrasto tra la lunga barba bianca ed il rosso cupo della veste. Seguono numerosi ritratti tra cui quello a figura intera di Carlo V con un cane, il Duca d’Urbino, Giulio Romano, Ranuccio Farnese, un paio di Dogi; sempre al primo piano la celebre e bellissima Flora ed una Danae e la pioggia d’oro riecheggiante l’analogo dipinto del Correggio. Verso la fine della mostra è esposto il misterioso quadro noto come Allegoria del Tempo governato dalla Prudenza, o le Tre Età dell’Uomo, rappresentante tre volti maschili posti a triangolo: uno di ragazzo, il centrale di uomo maturo ed infine uno di vecchio. Chiudono l’esposizione un altro autoritratto dell’artista in età avanzata ed un quadro datato all’ultimo anno di vita di Tiziano: la Punizione di Marsia con la scena dello scorticamento del satiro sconfitto da Apollo in una gara di musica. E’ un dipinto con figure mosse, con un colore cupo e terroso, con larghe pennellate sfuggenti, senza luce, senza speranza.

 

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Dal 5 marzo al 16 giugno 2013

Roma

Scuderie del Quirinale

via XXIV Maggio 16

 

Orario:

da domenica a giovedì ore 10.00 – 20.00

venerdì e sabato 10.00 -22.30

Ingresso:

intero € 12,00

ridotto € 9,50

Informazioni:

tel. 06/39967500

http://www.scuderiequirinale.it

 

 

Roma: un’altra Idea di Città

All’interno del centrosinistra, per migliorare il prosieguo dei risultati di queste elezioni recenti, c’è chi pensa di essere più credibile solo quando è umile e radicato sul territorio ed è per questo che il primo marzo viene aperto il Laboratorio di Un’altra idea di città a via Rubattino 1 (Testaccio – S. Maria Liberatrice) dalle ore 18 alle 21.

Un’occasione di compartecipazione alla stesura del programma che il centrosinistra potrebbe presentare alle elezioni comunali.

Il forte divario tra le elezioni politiche e quelle regionali è proprio la cartina di tornasole di quello che diciamo e pratichiamo da sempre e su questa strada occorre continuare con coraggio e determinazione.

I risultati di queste elezioni politiche non fanno che confermare quanto sosteniamo da tempo: il centrosinistra è forte e vincente solo quando è umile, credibile, competente, radicato sul territorio, unito ed eticamente sostenibile. Il forte divario tra le elezioni politiche e quelle regionali è proprio la cartina di tornasole di quello che diciamo e pratichiamo da sempre e su questa strada occorre continuare con coraggio e determinazione.

Nel Lazio Nicola Zingaretti ha dato quella garanzia di credibilità e buon governo che, se fosse più estesa, non lascerebbe alcun spazio all’antipolitica e al diffuso voto di protesta. Un voto ‘nutrito’ dalla brutta politica e presente in tutti partiti. Accanto alla protesta occorre sempre abbinare la proposta per ridare dignità al Paese e alle nostre città. Occorre farlo prima che sia troppo tardi e che si svuotino del tutto di valori, contenuti e di tanti italiani che pensano di cambiare paese, anziché cambiare ‘il’ Paese.

Per farlo occorre umiltà, competenza, e grande capacità di ascolto. Per questo, anche grazie alla collaborazione di amici che condividono questo percorso, Paolo Masini invita all’aperitivo-inaugurazione del Laboratorio di incontri sui temi che dovrebbero stare più a cuore per la Roma che verrà.

I laboratori sono utili ma potrebbe essere ancor più pratico il web per allargare la partecipazione alle necessità di una città-metropoli come Roma. Raccogliere attraverso la Rete i suggerimenti, superando i vincoli fissati nei giorni e nelle ore di appuntamento. Se una consultazione attraverso l’informatica può risultare troppo distaccata si potrebbe essere attenti alle segnalazioni provenienti dai diversi organi d’informazione e soprattutto camminare per le strade con interesse, senza alcuna fretta, per quello che ci circonda.

IN ALLEGATO I TEMI CON LE DATE E ORARI DEGLI INCONTRI

Roma LABORATORIO DI UN’ALTRA IDEA DI CITTÀ programma

Roma LABORATORIO DI UN'ALTRA IDEA DI CITTÀ 2

Una Galleria nel cuore di Roma

Se per un gioco tutto mio volessi mettere dentro un capiente frullatore:

– soggetti mitologici e biblici, attraverso gli affreschi rappresentanti fauni, pastori, centauri, arpie, grifi, fanciulli, sirene, chimere, tritoni, tori, geni alati, pavoni, cornucopie, sfingi, trofei, vessilli romani, cartigli e candelabri;

– frammenti di marmi e terrecotte, colonne corinzie, marmo greco fasciato, colonne di ametista;

– opere del Settecento romano, dipinti di Sebastiano Conca, Pierre Subleyras, Michele di Ridolfo del Ghirlandaio, Paolo Veronese, Jacopo Tintoretto, Guido Reni, Girolamo Muziano, Guercino, Pietro da Cortona, Salvator Rosa, Claude Lorrain, Annibale Carracci, Cosmè Tura;

– colori come giallo di Siena, rosso di Francia, verde Alpi, giallo antico;

– grandi specchiere con putti e fiori di Carlo Maratta e Mario dei Fiori (Mario Nuzzi), cornici intagliate e dorate, numerosi topazi, granati, ametisti, grisoliti, cammei antichi.

Musei Una Galleria nel cuore di Roma Galleria ColonnaPoi toccando un pulsante facessi girare il tutto e ripremendo lo stesso pulsante, come per incanto, ritornasse tutto a posto, mi ritroverei in quell’atmosfera gioiosa e solenne che risponde al nome di Galleria Colonna.

La storia del Palazzo Colonna, va dal XII al XV secolo attraverso il potere politico, militare e ecclesiastico, nelle figure di senatori e cardinali.

I Colonna, infatti, vengono creati marchesi poi vir princeps, Principi di Salerno, Duchi e Principi di Paliano, Duchi di Zagarolo, Principi di Galateo, Principi del Sacro Romano Impero e infine Grandi di Spagna.

Lo stemma del Palazzo e Galleria Colonna è proprio una colonna. Questa, infatti, collega il cielo e la Terra oltre a simboleggiare la potenza, la Vittoria e l’immortalità.

La Colonna del Palazzo Colonna, è presente fisicamente nella Sala della Colonna Bellica, eseguita su marmo rosso del Tenaro (fine sec. XVI), ma non solo, anche negli affreschi e in alcuni dipinti (“Allegoria della Forza” – Sebastiano Ricci), nonché in decorazioni parietali.

Ma per raccontarvi lo splendore, il fascino, il completo stordimento che danno le sale e gli appartamenti del Palazzo e della Galleria Colonna, proverò a fare alcune similitudini.

Quando entrerete nel cosmo dei Colonna, verrete attratti e vi stupirete come il bambino che vede per la prima volta il mare; come chi conosce per la prima volta la montagna.

Infatti, quando si viene a visitare la Galleria Colonna (nel pieno centro di Roma, vicino Piazza di Venezia), non solo bisogna munirsi di tanta pazienza ma soprattutto si deve essere consapevoli che una visita non basterà. Il consistente patrimonio artistico, vi dimostrerà il fascino di questa Galleria sita nel Palazzo Colonna.

Dottissima visione a voi tutti.

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Musei Una Galleria nel cuore di Roma A.Carracci

Galleria Colonna

Roma

Piazza SS. Apostoli, 66

Tel. 06/6784350

Aperta ogni sabato mattina dalle 9 alle 13,15 (ultimo ingresso)

via della Pilotta, 17 Roma (chiusura agosto)

Visita guidata facoltativa inclusa nel biglietto d’ingresso: alle ore 11,00 in lingua italiana e alle ore 11,45 in lingua inglese

Visite private su prenotazione

sette giorni su sette Tel. 06/6784350

L’Inferno di Rodin

Mostre articolo rodin_inferno_dante_2 Lieta novella all’Accademia reale di Spagna al Gianicolo per gli appassionati d’arte! Il grande scultore Auguste Rodin è visibile con la splendida serie dei suoi bozzetti concepiti e realizzati nel 1880 per l’Inferno di Dante: opera di straordinario interesse grafico e pittorico, coevi della sua opera incompiuta “le Porte dell’Inferno”, opera mai compiuta. I bozzetti dell’artista furono poi stampati con la tecnica della foto incisione dalla Maison Goupil, 129 eccellenti stampe “a bon tireur”, fra l’altro ritoccati cromaticamente con la tecnica del “tampone” con l’uso di inchiostri colorati e con annotazioni originali del Maestro. Il piccolo formato dei bozzetti e l’uso rapido e sintetico del segno e dell’annotazione tonale non deve far pensare ad un’opera minore e marginale di Rodin, anzi! Qui più che mai si manifesta la pienezza e la forza creativa del maestro, la qualità espressiva del suo tratto e della sua “macchia” arrivano a vertici che superano ampiamente la stessa sintesi impressionista per proiettarsi prepotentemente in una modernità e in una sensibilità estetica a noi più vicina e congeniale. Nel racconto visivo di Rodin si intrecciano e si inseguono centauri démoni e anime dannate con l’empito visionario ora di un simbolista alla Redon, ora con richiami di titanismo michelangiolesco, ora con echi di demonismo romantico alla William Blake: ma ogni richiamo formale e letterario poi inevitabilmente si piega alla grande sapienza disegnativa dello scultore e alla sua capacità di riassumere e completare con pochi evocativi accenni figure spazi ed emozioni in un clima di intensa qualità poetica. Ora con la punta di grafite, ora con la stecca del carboncino o col pennino d’inchiostro, con luci di biacca e con velature felicissime Rodin racconta l’emozionante avventura del “suo” inferno dantesco dove personaggi e figure celebri si alternano ad apparizioni e fantasmi confusi nel gran vortice cupo di un sogno grandioso. Quanto dissimile dalle illustrazioni di un Gustave Doré! Immerso ancora nella sua compiutezza accademica, roboante di teatrali dinamiche barocche, prestigioso illustratore per i brividi “Grand Guignol” del buon borghese parigino! La teatralità di Rodin si consacra invece ad una spoglia dimensione che è spazio e misura di una umanità ora feroce ora disperata ma rarefatta in una sacralità che è aldilà di qualsiasi descrittività o compiacimento scenografico, già intuita e amata nella sua assoluta, nuda bellezza. La straordinaria “serie” di Rodin, quasi o del tutto sconosciuta da noi, non può che essere meta preziosa e irrinunciabile per l’avveduto spettatore stanco dei soliti “eventi” cervellotici e del tritume concettuale, pausa raffinata e godibile di un vero grande artista.

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L’inferno di Dante

Dal 29 gennaio al 4 marzo 2013

Roma

Accademia Reale di Spagna

tel. 06/58332721 – 22

http://www.raer.it

http://accademiaspagnaroma.wordpress.com

Grattacieli e obelischi di Sergio Ferrazza

 

Sergio Ferrazza. Cronaca e slancio creativo nei suoi flash pittorici densi di urgente contemporaneità ma anche di amoroso rievocare sogni e tradizioni di una cultura antica, nostra come la nostra pelle e il nostro respiro. Ieri e oggi si accavallano e si misurano negli squarci visivi che sono improvvise prospettive, folgorazioni ora futuribili ora a ritroso segnate da intense cromaticità, “colpi” di colore che legano e riverberano civiltà remote e angosce metropolitane in un “unicum” atemporale, spazio e campo di confronto di una umanità perenne e fervida

Il suo colore, segnale di emozioni non trattenute, senza incertezze marchia come ferite esplicite il tracciato di civiltà diverse pur nella continuità del suo eterno proporsi.

Così richiami di sacrali eros induisti sono il sogno negato di puritani ed aridi verticalismi occidentali, grattacieli come obelischi a divinità mercantili; i guerrieri di terracotta cinesi come esercito dissepolto contro le crude muraglie cementizie, incanti e ricchezze di genti che furono allevate al bello e alienanti serialità contemporanee.

In queste “mappe” alterne e varie dove l’umanità propone il collante della propria appartenenza etica o diversa comprensione del mondo, la fotografia è la base esplicita: fotografia manipolata e percorsa da quel colore che lega e assomma in sé la necessità dell’artista di coniugare eventi così dissimili e contrastanti, necessità di accogliere in un’emozione totale, onnicomprensiva, quel che fummo e saremo.

Il richiamo alla tematica figurativa tardo pop—art di Schifano è d’obbligo, ma il riutilizzo di Sergio Ferrazza, nell’uso anche di altri materiali (stoffa, acetati, sabbia, plastica) ha fervori e necessità tutte sue, in una ricerca formale che fà dell’esplicito “gesto” pittorico e della frammentazione visiva il complesso mosaico di una lettura umana variegata eppur di compatta continuità nel suo infinito avvicendarsi.

 

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