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Salvate i conigli dalle Festività Luculliane

festivita-luculliane-coniglio_tenerinoIn queste festività, come in altre festose occasioni, sarebbe bello astenervi dal solito sterminio di conigli e quaglie, magari evitate la polenta con gli osei (uccellini) e fatela con i broccoli o tuttalpiù con le salsicce, ma lasciamo che le lepri scorrazzino tra boschi e prati, liberi di sfuggire se è possibile alla crudele catena alimentare, per il naturale equilibrio della natura.

Non macchiatevi di questa autentica barbarie, lasciate naturalmente il compito a lupi e falchi, risparmiate questi animaletti dal simpatico musetto, ormai quasi candidati a essere equiparati a quelli domestici.

Magari come animali domestici potrebbero essere impegnativi e soffrire l’isolamento in una abitazione, ma sicuramente sono degli ottimi terapeuti nella pet therapy.festivita-luculliane-coniglietto_1440x900

Se per caso il divorare conigli e quaglie o altri innocenti animaletti vi può distrarre dal molestare donne e bambini allora siete eccezionalmente autorizzati a compiere tale sterminio.

festivita-luculliane-bugs-bunny-warner-bross_0Uno sterminio che coinvolge, in osservanza delle tradizioni religiose delle tre fedi monoteistiche di Abramo, anche agnelli e capretti.

Certo, è meglio che si divori un coniglio in salmì che perpetrare una strage di bambini in stile Aleppo o Yemen, per conflitti e carestie conseguenti. Fate quello che volete in cucina, ma non prendete ad esempio Hannibal the Cannibal, perché, come teneva a sottolineare Paolo De Benedetti – il teologo della salvezza degli animali –, “siamo coocreature” per relazionarsi con ogni creatura è posto sullo stesso piano rispetto alla possibilità di salvezza eterna.

 

 

L’Europa e la russomania

Russian President Vladimir Putin speaks during a media conference after a G-8 summit at the Lough Erne golf resort in Enniskillen, Northern Ireland, on Tuesday, June 18, 2013. The final day of the G-8 summit of wealthy nations is ending with discussions on globe-trotting corporate tax dodgers, a lunch with leaders from Africa, and suspense over whether Russia and Western leaders can avoid diplomatic fireworks over their deadlock on Syria’s civil war. (AP Photo/Matt Dunham, Pool)

I primi varchi alla russomania nell’Unione europea si sono aperti alcuni anni fa con Malta che si sostituisce, dopo la crisi finanziaria, a Cipro come paradiso fiscale per i russi.

È facilmente prevedibile scegliere per un rapporto preferenziale la Russia, quando offre, per salvare il sistema bancario cipriota, aiuti “senza condizioni”, ciò che non si può dire della severa troika Ue-Bce-Fmi. Una magnanimità russa che Cipro ricambia schierandosi con Mosca nel conflitto russo-georgiano e con una posizione critica rispetto allo scudo spaziale statunitense.

Un’amicizia di cui ne beneficiano entrambi, con le pretese turche sui giacimenti d’idrocarburi scoperti al largo di Cipro e con Israele che vuol diventare il leader regionale nella produzione energetica, oltre al fatto che la Russia è in cerca, con il conflitto siriano, di un’altra base navale, in alternativa a quella siriana di Tartus o solo per rafforzare la presenza russa nel Mediterraneo.

Anche la crisi economica greca ha facilitato Atene nel vedere Mosca con molta simpatia, senza limitarsi al ruolo di ponte fra l’Unione europea e la Russia. Il gasdotto e forse aiuti economici potrebbero essere dei buoni motivi per la Grecia per spostare il suo baricentro verso la Russia.

L’Ungheria di Orvan guarda a Putin come un modello nel governare con mano autoritaria, capace di ridurre l’opposizione a una flebile voce, un paese fortemente nazionalista, sentendosi sotto pressione dalla Ue per la situazione migratoria che preme ai confini, ma non del tutto xenofobo.

Lo schieramento filorusso, con le recenti elezioni, si arricchisce con la Bulgaria di un altro paese della Ue e con la Moldavia, un candidato ad entrare nell’Unione.

La Germania ha sempre fatto lucrosi affari con la Russia, ma continua a tenere una posizione critica sul continuo disprezzo di Putin verso i Diritti umani, mentre la Francia potrebbe eleggere nel 2017, con François Fillon, un presidente che guarderà alla Russia con meno severità della Ue, ma anche Marine Le Pen, la sua avversaria razzista, ha espresso posizioni russofilie.

La Russia non ha solo scardinato il monolite europeo conquistando le simpatie di alcuni governi, ma concedendo anche finanziamenti bancari non solo a gruppi euroscettici, ma anche populisti e xenofobi, fomentando una situazione d’incertezza che vorrebbe far sfociare, grazie alle formazioni di estrema destra, nel caos per indebolire l’Unione.

I vari governi, in tutto questo riorientarsi verso Mosca, sembrano non aver preso in considerazione i nuovi rapporti russo-turchi. Governi che hanno espresso tutte le loro differenti animosità per il governo di Erdogan e le formazioni nazionaliste verso i turchi in generale, ma c’è da dire che quando si possono fare buoni affari il denaro non puzza.

La messa in discussione dei Diritti umani in Turchia ha partorito un timido altolà alla presa in considerazione di far aderire la Turchia alla Ue che si va scontrare con il ruolo di sentinella dei confini europei affidatogli.

Sono alcune delle contraddizioni di un nuovo assetto geopolitico, dove ci si confonde nel distinguere tra chi corteggia chi è in fuga, in un rincorrersi in cerchio, dove i vari invitati ad una cena a un tavolo rotondo vivono nell’ignorare di chi siede subito dopo il commensale alla propria destra e a quello di sinistra, avendo un panorama limitato, potendo essere un suo amico o anche no.

In Russia i Diritti vengono messi in discussione e in Siria l’aviazione di Putin sembra impegnata a radere al suolo, senza alcuna pietà per gli abitanti, case e ospedali, edifici di culto e scuole, impegnata in una sorta di gara su chi meriterà il trofeo di criminale di guerra con al-Assad e tutte gli altri contendenti di entrambi gli schieramenti.

Mai cosi tanti medici e bambini, perfino i clown, sono le vittime civili di questa mattanza per una inconsulta protezione di Damasco che Putin giustifica con il non voler far diventare la Siria come la Libia.

Un cerchio dove tutto sembra ormai girare intorno a Mosca, come dimostrano le continue affermazioni del nuovo presidente statunitense, dove Putin è ammirato e Castro è bollato come un brutale dittatore, nell’ora della sua scomparsa, a dispetto di quanto il leader russo afferma “Castro è stato un amico sincero e affidabile della Russia”.

Quanto ancora potranno rimanere in vigore le sanzioni che l’Occidente ha varato contro la Russia, in occasione dell’annessione della Crimea, visto il pronunciamento di alcuni leader europei per una loro “rimodulazione”?

E soprattutto come la prenderanno i paesi Baltici, pervasi dalla paura di un’imminente invasione russa, verso questa russomania dei paesi balcanici?

Una paura quella baltica che ha suggerito alla Lettonia e alla Lituania di realizzare un vademecum con le cose da fare in caso d’invasione russa, mentre in Estonia, da novembre, il suo nuovo premier è il filorusso, del partito di Centro, Jüri Ratas.

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Qualcosa di più:

Turchia, la diplomazia levantina

Ue e la Brexit

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Brexit e Europa, le tessere del domino

Siria: due coalizioni tra decisioni e desideri

Russia: dalle sanzioni al tintinnar di sciabole

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Minoranza veneta, case a San Basilio et alia

societa-mp-minoranza-veneta-case-a-san-basilio-et-alia-2Per non parlar solo del Palazzo e delle snervanti contorsioni politiche italiane, vorrei unire due argomenti solo in apparenza diversi: l’approvazione in Parlamento della legge regionale che riconosce la minoranza veneta all’interno dello Stato nazionale e lo squallido spettacolo romano degli alloggi popolari di San Basilio, dove si sono visti razzisti e abusivi uniti contro una brava famiglia marocchina assegnataria di una casa popolare, già rioccupata stamattina 9 dicembre da chissà chi e con quale aiuto borgatar-malavitoso, ai quali la periferia romana è da sempre avvezza.

Ho sentito per intero un paio di giorni fa l’intervista che un giornalista (Rai o Sole24 ore?) ha fatto al consigliere regionale veneto che spiegava educatamente i motivi per cui chi si identificava nella minoranza veneta poteva essere riconosciuto come tale. Quindi gli elementi sono due: volontà e diritto. Non era una questione linguistica, ma etnica, anche se hanno telefonato trevigiani, padovani, veneziani, vicentini etc. per chiedere come comportarsi. Si citava come precedente il riconoscimento da parte dello Stato italiano delle minoranze altoatesine germanofone e di quelle friulane (ma trascurando gli sloveni, i valdostani, per non parlare di altre minoranze che non hanno nessun diritto speciale solo perché lontane dal confine con nazioni prepotenti: albanesi, grecanici, zingari). Personalmente mi chiedo solo se chi ha approvato questa legge si rende conto della mina che ha innescato: tutti gli stati nazionali sono storicamente un insieme di minoranze aggregate che lavorano insieme per un fine comune e godono degli stessi diritti civili.

Il patto De Gasperi-Gruber (su cui ha fatto un attento riesame l’ultimo numero di Studi Trentini (2016, anno 95, fascicolo 2, pagine 579-605) è in un certo senso anomalo, anche se veniva incontro ad esigenze precise. Ma stiamo parlando di una minoranza etnica germanofona, quindi culturalmente straniera nel contesto nazionale italiano. Ma con questa legge nuova qualsiasi gruppo etnico (?) italofono può creare una mitologia politica e chiedere lo stesso: che hanno di diverso i toscani o i liguri o i molisani dai veneti intesi come minoranza all’interno dello Stato nazionale? Ricordo bene che la Jugoslavia si sfasciò quando i giovani che orgogliosamente dicevano di essere jugoslavi si sono poi definiti croati, sloveni, bosniachi, bosgnacchi e kossovari. Vogliamo questo?

Ma c’è di più. Quando il giornalista gli ha chiesto se per caso societa-mp-minoranza-veneta-case-a-san-basilio-et-alia(grassetto mio, ndr.) il riconoscimento implicava la riserva di posti di lavoro o di case, il consigliere veneto ha detto solo “ci si potrebbe forse adeguare alla legislazione della regione a statuto speciale Trentino-Alto Adige”. Leggi: i veneti chiedono quello che hanno da sempre i sudtirolesi, cioè l’apartheid alla rovescia, o quello che chiedono i ladini del Cadore (che fa parte del Veneto), poco protetti rispetto ai loro fratelli gardenesi o fiemmani. Sono stato in vacanza in val di Fassa e ho scoperto che da quest’anno non solo la lingua ladina, ma anche la matematica è insegnata in ladino: una manna per gli insegnanti della vallata ma un futuro ghetto per gli studenti. E a questo punto salta fuori l’Italia della crisi: ognuno vuole un po’ di protezionismo o semplicemente di protezione, escludendo chi non è della famiglia, italiani o negri non importa.

E passiamo a Roma, dove abito da sempre. Mi ha fatto inc***are l’intervista rilasciata dalla presidente del 4. municipio, da cui San Basilio dipende. Ha iniziato a fare uno stupendo discorso sulla legalità e contro il razzismo, salvo poi dire testualmente “ma spesso chi vive in stato di disagio deve occupare le case popolari assegnate ad altri”. Proprio così, ha detto DEVE, gettando la maschera e non rendendosi conto di quanto pensava realmente. Il resto è retorica.

Per finire, cito quanto diceva un amico istriano conosciuto quando ho fatto la naia a Trieste: il nazionalista è uno che ti vuol fregare la casa.

La sofferenza nell’arte

arte-lmb-sabrina-carletti-2816229_v-4_xwebI lavori proposti da Sabrina Carletti, scaturiti dal recente vissuto personale dell’artista, sono una riflessione intorno alla sofferenza. I problemi di salute hanno reso impossibile utilizzare l’Incisione come un tempo, ma prima il disegno, con il quale sono nati taccuini e libri d’artista, e poi la pittura, sono diventati medium privilegiati, di una febbricitante produzione, documentazione e indagine, che partendo dalla propria vicenda si interseca e si fa paradigma di altre realtà.

Protagonista e filo conduttore di un processo di stravolgimento, è il corpo, che sottoposto a trattamento chimico, rivela fragilità e forza diventando la messa a fuoco di trasformazioni fisiche e mentali.perturbamenti-di-sabrina-carletti-1

Un tema che insieme a quello del paesaggio urbano ritorna e come Ida Mitrano già notava in occasione della precedente personale del 2014, diviene “punto di osservazione interno” – “Una riappropriazione che non è solo visiva (…) Carletti agisce fisicamente il suo impatto con la superficie bianca (…) Non c’è progettualità precisa, ma la tensione a una nuova relazione di senso con ciò che la memoria non riconosce più, ma di cui l’artista dentro di sé, nelle viscere, ritrova le tracce (…).

arte-lmb-sabrina-carletti-incubazioneincubationfrucidura_wvpsPiù recentemente, in uno scritto a lei dedicato, il pittore e scrittore Luigi M. Bruno scrive: “nella pena corporea di mani e occhi come ciechi cercarsi, così nei crepuscoli di deserte stazioni, grumi notturni di città desolate o nel loro tiepido albeggiare, vive e germoglia la sua forte matrice espressionista (…) I grigi azzurrati, ferrosi, solcati da segni crudeli come ferite, così come i caldi accenti di vermigli e terre sono sapienti, consapevoli distillati di una cottura alchemica intima e oscura, là dove nel segreto del suo cercarsi l’artista fa del suo racchiuso orizzonte spazio e respiro di un cerchio più vasto, là dove la pena del proprio esistere si fa germe e concepimento d’universale comprensione.”

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perturbamenti-di-sabrina-carlettiPERTURBAMENTI
di Sabrina Carletti
Dal 9 al 22 dicembre 2016

Officine Nove
via del Casale Galvani 9
Roma

A cura di Monica Pirone

Ingresso gratuito

Informazioni:
tel. 333 767 5118

Sito ufficiale

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L’opera totale nella ricerca di Ugo Bongarzoni

arte-lbm-ugo-bongarzoni-2Nella ricerca intensa, appassionata di Ugo Bongarzoni c’è il fervore e la pienezza di raccontare e raccontarsi tutto. C’è l’urgenza delle entusiasmanti scoperte: il Mito, la favola eterna dell’uomo e dei suoi sogni.
Dovrei dire ricerca essenzialmente pittorica, ma anche plastica, materica, tanta è la necessità dell’artista di usare l’elemento tridimensionale, l’oggetto, l’apporto massiccio e continuo del bassorilievo e del mosaico, dell’intarsio o del collage, come se l’esclusivo uso del segno e del colore non bastasse ad andare fin nel profondo dell’idea.
L’artista coniuga la materia e il colore in un sovrapporsi di elementi che rimanda ad antiche tradizioni di nobili artefici, coloro che nell’opera individuavano la totalità di tutte le esperienze percettive e cognitive.
L’opera di Bongarzoni trascende le rarefazioni e le eleganze formali legate ad un unico itineris.
Nell’artista c’è lo slancio di comunicare l’intuizione di un mondo rivelato, un sogno che si manifesta con la misteriosa prepotenza quasi della necessità profetica.
arte-lbm-ugo-bongarzoni-3E attraverso il tripudio cromatico, la generosità dinamica di una struttura complessa eppur felicemente armonica perché ogni sua parte si completa e si richiama in un tutt’uno, si realizza infine nell’artista il concepimento dell’opera totale, epopea e proclama di una indiscussa fede nell’uomo e nella sua inesausta necessità di capire e trasformare il mondo nel miracolo del suo molteplice manifestarsi.